McDonald’s e i tirocini di inclusione: un binomio d’eccezione

Quattro ristoranti brianzoli del marchio McDonald’s protagonisti della formazione dei ragazzi fragili: il licenziatario Antonio Scanferlato soddisfatto dell’esperienza che ha coinvolto una quarantina di giovani nel 2023.
Cinquantatré tirocini di inclusione solo nel 2023 con 41 persone coinvolte e ben 7 assunzioni. Antonio Scanferlato, licenziatario del celebre marchio americano, traccia il bilancio dell’esperienza di inclusione avviata da tempo nei propri ristoranti.
Tirocini inclusione per la comunità
“Siamo molto soddisfatti perché la nostra esperienza con questo tipo di progetti è una sfida vinta – spiega lo stesso Scanferlato -. Come i McDonald’s di tutto il mondo, anche noi siamo obbligati dall’azienda a costruire progetti per la comunità. Io e mia moglie, nel 2016, abbiamo scelto quello di aiutare le persone in difficoltà a sperimentarsi concretamente nel lavoro, in vista di poter essere inseriti in un’azienda dopo un periodo di ‘rodaggio’”. I ristoranti del celebre marchio sono diventati, quindi, una palestra professionale, in cui i ragazzi si cimentano guidati sia dai tutor aziendali, sia dagli operatori dello Sfa e del Sil del Consorzio Desio Brianza. I quattro ristoranti targati McDonald’s, infatti, hanno stretto un’importante sinergia con l’Azienda speciale desiana.
Una palestra continua
“Per i ragazzi fragili abbiamo visto che il tirocinio ha un valore davvero terapeutico – continua Scanferlato -. Nei nostri ristoranti esiste un challenge molto elevato. Si deve avere a che fare con i clienti, con i colleghi, con servizi diversi e bisogna mettere in campo molte skill. Chi si impegna si porta a casa tantissimo”. Le attività svolte nel corso del tirocinio di inclusione sono sempre pianificate prima di iniziare. Calibrate sulla base delle capacità di ciascuno. Per questa ragione è molto importante il confronto con gli operatori che hanno in carico i ragazzi.

Una ‘guida’ per McDonald’s e i tirocini di inclusione
“Dopo il 2016 abbiamo stabilito un protocollo preciso da seguire sulla base delle esperienze effettuate nel primo anno -. Aggiunge il licenziatario dei quattro fast food-. Questo perché ogni esperienza non deve essere in alcun modo lesiva della dignità personale e non deve generare frustrazione”. La carta vincente è, dunque, partire da una capacità consolidata e aggiungere via via tutte le altre. Sempre con una progettazione mirata e un confronto continuo con gli operatori. Così le persone crescono e si rafforzano in modo che l’esperienza possa essere portata anche in altri campi. C’è un lavoro per tutti: arrivarci sostenuti e corazzati con un tirocinio di inclusione è certamente garanzia di tenuta.