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Non si regalano più fiori. Rose e tulipani in casa sono una rarità

14 febbraio 2024 | 09:03
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Non si regalano più fiori. Rose e tulipani in casa sono una rarità

Il commercio di fiori recisi in crisi nell’era post-covid. Un settore da anni sulle montagne russe e imprese storiche che tengono grazie agli investimenti e alla creatività

Ti amo si dice ancora con i fiori? Forse a San Valentino sì. Ma in tutto il resto dell’anno no: si regalano sempre meno fiori. Cala, così, la scure della crisi sui fiorai. Il commercio floreale, che fino a una decina di anni fa offriva agli imprenditori qualche soddisfazione, oggi conosce un trend in caduta libera. Le cause sono certamente da imputare ai costi all’origine dei fiori, ai trasporti (i recisi arrivano praticamente tutti dall’estero), alla conservazione in negozio fino alla vendita. Il risultato è che la marginalità si riduce, il gioco non vale più la candela e qualcuno getta la spugna. Altri, invece, puntano sull’unicità e qualcuno ancora investe, sulle piante da vaso, con grande coraggio. Lissone regala una fotografia di tre esperienze emblematiche per tutto il comparto.

Abitudini che cambiano

“Noi abbiamo definitivamente chiuso l’attività di vendita della bancarella presso il cimitero lo scorso anno” spiega Luca Casagrande, presidente della cooperativa sociale L’Azalea di Lissone. Una realtà attiva sul territorio dagli anni Ottanta e che conta 130 dipendenti, di cui una quarantina soggetti certificati deboli. “I costi erano diventati ormai insostenibili. Si era vista una luce nel 2020, quando, nell’anno del lockdown, le persone erano state forzate a stare in casa e quindi avevano pensato a rendere la casa più bella” prosegue il presidente. Gli addetti ai lavori sono concordi nell’individuare l’inversione di tendenza  anche per il cambio di mentalità tra le nuove generazioni: “La gente ormai è tornata ai ritmi di vita pre-covid e quindi resta fuori casa per più tempo. Inoltre anche l’afflusso ai cimiteri è cambiato: i giovani ci vanno sempre meno. E non acquistano fiori freschi”.

Basta fiori, la riconversione nel verde

Durante la pandemia parecchie persone hanno perso qualche caro e  una visita al camposanto per portare qualche fiore sulle tombe di parenti e amici era un po’ come esorcizzare quelle morti improvvise. “Senza quell’introito derivante dai fiori recisi – conclude Casagrande – ci siamo reinventati nel verde pubblico. Abbiamo acquisito un’azienda che già operava sul territorio e abbiamo dirottato tutte le nostre energie verso quel settore e anche su altri tipi di servizi”. Le serre di via Pepe, ormai chiuse da tempo, verranno riconvertite in altri spazi, ma almeno i posti di lavoro sono salvi.
Fiorai Lissone MBFrancesca Boragina

Fiori e creatività

Il mazzolin di fiori arriva sempre meno dal fiorista. Chi lo ricerca a buon mercato si accontenta di quello scontato in vendita nella grande distribuzione. Peccato che durata e qualità non siano all’altezza di quelle garantite da chi esercita la professione seriamente. “Ormai i mazzi da tenere in casa vengono composti per pochi clienti – spiega Luca Dassi che insieme alla cugina Francesca Boragina tiene le redini dell’azienda Mandelli di Lissone, alla sua terza generazione -.  Piuttosto che guardare al gusto e alla ricercatezza di una composizione floreale la gente, se proprio deve acquistare un fiore reciso, lo fa quasi di impulso nella gdo. Ma lì i mazzi posti in vendita sono attrattivi solo per il prezzo”. L’effetto wow lo fanno le competenze e la qualità del prodotto all’origine, scelto con cura e ben conservato, non certo un bollo con la scritta -30%. 

La concorrenza (poco leale)

E se in casa per i fiori recisi non c’è più posto, tra le lapidi si insinua un altro fenomeno: “Purtroppo a volte dobbiamo anche fare il conto con una concorrenza non proprio limpida – prosegue Dassi-. Al cimitero, infatti, si trovano spesso venditori ambulanti improvvisati che vendono rose a un euro. Sono sicuramente destinate a durare pochissimo, vista la cattiva conservazione dei mazzi”.

Da un fioraio professionista i fiori si custodiscono in appositi ambienti raffrescati per garantirne la durata e ciò ha un costo che impedisce al commerciante di vendere un fiore a un euro. “Noi, però, non ci perdiamo d’animo e continuiamo a puntare sull’originalità, studiando sempre soluzioni nuove da proporre ai nostri clienti per farli crescere anche nel gusto e nella consapevolezza di un prodotto davvero bello” conclude Dassi. Così attraverso la specializzazione l’azienda crede ancora nei fiori recisi per gli eventi e per le idee regalo e tiene salda la barra contro le tempeste del mercato.

Fiorai Lissone MBPaolo Radaelli

Il 2020 anno dei fiori

Se il fiore reciso in qualche caso agonizza, la salute di quello in vaso non è proprio di ferro. Il trend in caduta interessa anche coloro che commerciano in piante ornamentali. Si torna, così, ai livelli pre-covid anche per le ciotole di primule o di ciclamini: “Il 2020 per noi è stato un anno memorabile – ricorda Paolo Radaelli titolare, insieme al fratello Andrea,  della Floricoltura Radaelli Ernesto attiva a Lissone da più di mezzo secolo -. Fino ad aprile 2020 siamo stati fermi, ma poi abbiamo cominciato con le consegne a domicilio. Avevamo dedicato una mail specifica per gli ordini e nel tempo di stop avevo fotografato tutte le referenze creando un catalogo. È stata una vera e propria primavera per la nostra attività. I balconi, unico sfogo per le persone chiuse in lockdown, sono stati per noi una boccata d’aria”.

Fiori e regali: una crisi annunciata

Con la ripresa della vita normale, però, la gente ha ricominciato a spendere nuovamente per attività da svolgersi fuori casa. Al posto di regalare fiori vanno al ristorante o in qualche locale. Il budget che nell’anno del covid era stato destinato ad abbellire la casa è stato dirottato su altro. “E’ da anni che lo scontrino medio si abbassa e ciò che resta nelle tasche della gente, una volta pagate le spese quotidiane, è sempre meno – continua il vivaista -. Probabilmente non c’è spazio per un bene bello, ma poco duraturo come un fiore reciso. E i giovani non pensano certo a regalare fiori per una ricorrenza. Preferiscono uscore a divertirsi”.

Fiorai Lissone MB

L’imperativo è investire

Nonostante tutto le serre non sono vuote: terrazzi e giardini, per fortuna, piacciono ancora pieni di piante e fiori colorati. La  storica serra di via Manin continua a investire: le strutture sono all’avanguardia, come pure gli impianti: “Abbiamo rifatto da poco la caldaia, in modo che sia più performante – conclude Radaelli –. Inoltre continuiamo a curare le nostre attrezzature per garantire piante resistenti, di qualità e soprattutto tracciate”. Così la risposta dell’impresa che vuole resistere alle fluttuazioni del mercato e ai mutamenti sociologici è solo ed esclusivamente credere e investire.