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Villa Bagatti, il Comune perde la causa e fa ricorso al Tribunale

29 febbraio 2024 | 09:13
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Villa Bagatti, il Comune perde la causa e fa ricorso al Tribunale

Il tribunale di Monza boccia la richiesta di annullare gli atti di acquisto di villa Bagatti. L’amministrazione fa ricorso. Per il centro sinistra è uno spreco di soldi pubblici.

Varedo. Villa Bagatti Valsecchi torna sotto i riflettori. Ad accendere la querelle tra maggioranza e opposizione è ancora l’annosa vicenda giudiziaria con la quale la giunta Vergani sta cercando di ottenere l’annullamento degli atti di compravendita del bene. Nel frattempo, con sentenza numero 208/2024, il tribunale di Monza ha rigettato la richiesta di nullità degli atti di compravendita, avanzata nel settembre 2020 dal Comune. La Giunta Vergani ha pertanto deciso di ricorrere in appello, deliberando l’esborso di 44.416,00 per le spese legali. Dal canto suo la lista civica SiamoVaredo si dice sconcertata per “lo spreco di soldi pubblici e per una scelta che evidenzia una totale sfiducia nella magistratura, caldeggiata invece in campagna elettorale proprio dalla stessa Giunta Vergani”

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FACCIAMO CHIAREZZA, L’ORIGINE DELLA CAUSA:

Per capire la vicenda è necessario fare un passo indietro. Tutto inizia il 12 maggio 2011, a ridosso delle elezioni amministrative. Su iniziativa dell’allora giunta Daniel (centro Sinistra), la società Arbo Srl e la Fondazione La Versiera 1718 di cui il Comune è socio unico, stipulano il contratto di compravendita per l’immobile, il cui iter si era avviato nel corso del 2010. Succede poi che il l’1 agosto dello stesso anno, con la giunta Marzorati (centro Destra) in carica da fine maggio, la Fondazione sottoscrive con la banca Intesa Sanpaolo un contratto d’apertura di credito pari a 6milioni e 500mila euro.Questo a seguito del fatto che la giunta Marzorati, nel frattempo aveva confermato le delibere della giunta Daniel sottoscrivendo il perfezionamento d’acquisto della villa. Da qui nascono le basi dell’iter giudiziario che, longevo come una telenovelas di successo, procede ormai da 13 anni.

COSA DICE L’OPPOSIZIONE?

Sandro-Vitiello-SiamoVaredo

Sandro Vitiello, capogruppo della lista civica SiamoVaredo ha esordito dicendo “che come cittadini, prima che come politici, avevamo sperato che un pò di saggezza potesse ancora esserci nella testa degli amministratori di Varedo, ma così non è”.

Nei dubbi di SiamoVaredo c’è l’incapacità di comprendere quale strada l’amministrazione Vergani abbia deciso di intraprendere in merito al futuro della villa. “Il Comune – aggiunge Vitiello – ha infatti deciso di fare ricorso dando di nuovo mandato agli avvocati, che al primo giro hanno fallito il risultato. Aggiungendo quaranta e passa mila euro a quelli già spesi, ora ricomincia la giostra”.

Secondo gli avvocati dell’amministrazione comunale, ci sarebbero le condizioni per cambiare il corso delle cose. “Rimane del tutto inspiegabile perché queste condizioni non le abbiano usate fin da subito, evitando così un ulteriore spreco di soldi pubblici”.

Tra le speranze di SiamoVaredo aleggia quella che la giunta Vergani non abbia come obiettivo quello di portare via ai varedesi non solo la villa, ma anche l’area mercatale e il viale della villa; elementi di pertinenza al plesso storico.

Per quanto riguarda le plausibili responsabilità del centro Sinistra, Vitiello prende cappello: “La smettessero di raccontare la favoletta che è tutta colpa di Daniel e delle amministrazioni di Sinistra di tredici anni fa. L’operazione d’acquisto è stata pensata sì negli anni della seconda giunta Daniel, ma è anche vero che le opposizioni dell’epoca – quelli che sono al governo adesso – non hanno votato contro la compravendita della villa, nel momento in cui Daniel ha portato la proposta in Consiglio comunale. Al contrario, hanno firmato tutto quello che c’era da firmare, dando la propria garanzia alla banca”.

Questione di obiettività? Per Vitiello sì: “Il Comune di Varedo – conclude – si è fatto garante del debito della fondazione Versiera, di cui è l’unico socio. Questa è la sostanza e le dovute conclusioni dovrebbero vedere una amministrazione oculata che non butta via i soldi, rincorrendo inutili cause che finora ha sempre perso”.

Dello stesso avviso è la consigliera di SiamoVarredo, Cristina Zanata: “Non si comprende dove voglia andare a parare la Giunta Vergani. il giudice Civile ha dato torto al Comune di Varedo ma, contrariamente alla regola per cui chi perde paga, non ha voluto condannarlo a rifondere le spese di giudizio a tutte le altre parti”. In buona sostanza – spiega la consigliera – questa sarebbe stata un’opportunità per giungere ad un accordo, sollecitato tra l’altro dal Tribunale già da anni,  per evitare, che se condannato, il Comune si sentisse giustificato o costretto a promuovere un appello contro la sentenza, anche solo per le spese. “La giunta Vergani – conclude Zanata – non ha voluto cogliere nemmeno questa opportunità, ed è andata dritta per la sua incomprensibile strada. I componenti della giunta avranno compreso il significato di quanto così tecnicamente espresso dal loro legale?”.

Non è da meno il M5S di Varedo, seppur con una visione più garantista. Infatti, rispetto a quanto il Tribunale di Monza ha stabilito, il gruppo pentastellato spera di giungere ad una soluzione affinché la villa Bagatti possa essere effettivamente annoverata tra i beni comunalida valorizzare e gestire integralmente dal Comune e non da un ente terzo, seppur partecipato al 100% dallo stesso Comune, quale è appunto la Fondazione. Inoltre – sottolineano dal M5s – è doveroso precisare che in caso di insolvenza della Fondazione verrà esposto al rischio di debito il patrimonio del Comune, in qualità di garante della linea di credito e il patrimonio immobiliare trasferito dal Comune alla Fondazione La Versiera 1718, poiché all’atto del trasferimento il Comune ha perso la proprietà dei beni trasferiti e ogni diritto strumentale al recupero delle risorse destinate alla Fondazione”.

In ultima analisi, il M5S di Varedo si è definito del tutto estraneo alla vicenda “poiché – si legge nella nota stampa inviata dal Gruppo – siamo sempre stati all’opposizione in questi anni”. Motivo per il quale il Movimento si domanda a quanto possa aver giovato alla cittadinanza la costituzione della Fondazione La Versiera 1718 e se possa essere verificata la possibilità che la sua creazione fosse non corretta fin dall’origine.

LA POSIZIONE DELLA MAGGIORANZA

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La linea della maggioranza è molto chiara: “Il fatto che il centro Sinistra trovi poco comprensibili le nostre decisioni per le quali abbiamo deciso di spendere dei soldi per l’appello e non per la villa, ci interessa poco. Soprattutto perché il motivo non è politico, ma squisitamente tecnico”. A dirlo è stato Matteo Figini, assessore agli affari Interni.

De facto il Comune non è il proprietario della Villa “e di certo – puntualizza Figini – l’Ente non può spendere tutti i soldi che l’opposizione vorrebbe venissero impiegati”.

Ed in merito allo spreco di soldi pubblici per promuovere il ricorso, secondo Figini di forzature ne sarebbero state fatte già fin troppe 13 anni fa. “Ora – rimarca l’assessore è finito il tempo delle concessioni e poiché esistono tre gradi di Giudizio, mi viene difficile comprendere sulla base di quali elementi la lista civica SiamoVaredo possa essere così sicura che in appello il giudice non ribalterà la sentenza: l’alea del giudizio è sempre presente”.

Infatti, secondo quanto ha dichiarato Figini, i legali dell’amministrazione Comunale avrebbero fatto notare come il giudice di primo grado abbia glissato su degli elementi fondanti per l’intera vicenda giudiziaria. “La nullità conseguente la pronuncia della Corte dei Conti è scritta nella norma. Pertanto – conclude Figini – se da una parte rispettiamo la lettura del giudice, dall’altra usiamo lo strumento d’appello consentito dalla legge”.

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Ai posteri l’ardua sentenza, ma nel frattempo l’assessore Figini di una cosa è assolutamente convinto: “Non staremo certo fermi aspettando la nuova sentenza: la Fondazione va sicuramente aiutata, ma ad oggi è altrettanto chiaro che il Comune non si può accollare l’intero debito. Ed è un peccato che l’opposizione non riesca a comprenderlo”.

Nel discorso di Figini non manca la stoccata al passato. Secondo l’assessore lo avrebbero capito anche i cittadini: “La Giunta Daniel, per assicurarsi una facile rielezione, ha istruito l’atto di acquisto della villa con troppa fretta”. Un modus operandi compiuto sicuramente in buona fede, ma che secondo l’assessore Figini “ha portato a trascurare degli aspetti tecnico-giuridici di una certa importanza”.

Dal canto suo Filippo Vergani, sindaco di Varedo, pone la propria chiosa sulla questione del ricorrere in appello, difendendosi ossia dall’accusa di spreco di soldi pubblici: “Vorrei ricordare al centro Sinistra che in Italia ci sono tre gradi di giudizio e che per quanto riguarda le serre – dove il centro Sinistra avrebbero voluto costruire – anche loro sono ricorsi al Consiglio di Stato. Per noi – conclude il primo cittadino – oggi ci sono tutti i presupposti: motivo per il quale andremo avanti con fiducia”.

PER L’APPROFONDIMENTO: IL CASUS BELLI

A seguito del perfezionamento dell’acquisto della villa, interviene la Corte dei Conti. In merito all’istituzione della Fondazione La Versiera 1718, con delibera numero 515/2013, ha rilevato nella Fondazione uno strumento per eludere il patto di stabilità. Tradotto, significa che il Comune di Varedo, non potendo acquistare la villa in autonomia, lo ha fatto aggirando i limiti di bilancio tramite la costituzione della Fondazione, di cui l’Ente è socio unico.

La Corte dei Conti – così come si legge sulle sentenza del tribunale di Monza – ha invitato quindi l’Entead adottare i provvedimenti idonei per rimuovere le irregolarità e a preservare gli equilibri di bilancio”. Con successiva delibera del 2014, la Corte dei Conti ha poi confermato “che il Comune ha provveduto ad inserire, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio, l’intera operazione finanziaria nel proprio bilancio”. il Comune di Varedo ha quindi “aggiustato” il dato contabile, superando di conseguenza l’elusione del patto di stabilità.

Quando l’emergenza sembra rientra, la questione si complica: con delibera 115/2014, la Corte dei Conti invita il Comune “ad effettuare un’adeguata e una ponderata analisi in merito alla ridefinizione dei rapporti giuridici con la Fondazione e con la Banca, valutando gli interessi giuridici economici e sociali dei cittadini dell’ente, secondo scelte discrezionali che ricadono interamente nella discrezionalità degli amministratori e pertanto sotto la loro responsabilità”.

La Giunta inizia così a valutare l’acquisto della villa direttamente dalla Fondazione. Il modus operandi sarebbe stato quello di una donazione modale, con l’accollo del debito contratto dalla Fondazione nei confronti della Banca. Peccato che l’Agenzia delle Entrate, incaricata dal Comune a tutela degli interessi pubblici, effettua una perizia del bene, stimando il suo valore a 3 milioni e 872 mila euro. Cifra diversa rispetto ai 6 milioni di eurocon cui la villa era stata acquistata. La giunta Vergani, a questo punto, trova la chiave di volta per procedere con la declaratoria di nullità degli atti.

Va detto però che a stabilire come la perizia iniziale di 6 milioni non fosse stata gonfiata, è intervenuto il tribunale, che in sede penale con sentenza numero 674/19 ha quindi ribaltato le carte in tavola.

Inoltre, la perizia dell’Agenzia delle entrate, chiarisce in modo esplicito che, non avendo un mercato delle ville stoiche come riferimento, ha istruito la propria perizia basandosi sul valore di ricostruzione a nuovo (quello che usano anche le assicurazioni nel liquidare un sinistro ndr) e non in base a quello commerciale che è sempre più alto.

In conclusione, con l’intento di allineare il dato giuridico a quello finanziario, il Comune chiede la nullità degli atti facendo appello all’art. 31 della L.183/2011, secondo il quale “i contratti di servizio e gli altri atti posti in essere dagli enti locali che si configurano elusivi delle regole del patto di stabilità interno sono nulli”

Come però chiarisce il tribunale di Monza, non solo si tratta di un articolo non più vigente nel nostro ordinamento giuridico dal 2016 (la richiesta di nullità è stata fatta nel 2020 ndr), ma che oltretutto la suddetta legge è entrata in vigore l’uno gennaio 2012. Ossia, successivamente alla stipula del contratto di compravendita della Villa stessa. Ed è proprio questo il punto nodale: il nostro ordinamento si basa sul concetto di “tempus regit acutm”, il tempo regola l’atto. Ovvero la legge non può essere retroattiva.

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