Lesmo, il Comune rinuncia agli alloggi sequestrati alla mafia

Dovevano farci due alloggi protetti per le donne vittime di maltrattamenti, invece torneranno allo Stato. Colpa dei costi di sistemazione delle due tenute troppo alti e colpa anche delle spese condominiali giudicate troppo esose.
Dovevano farci due alloggi protetti per le donne vittime di maltrattamenti, invece torneranno allo Stato. Due villette all’interno di “Lesmo Green”, il quartiere lesmese immerso nel verde al confine con Camparada, sono state sequestrate quasi dieci anni fa alla criminalità organizzata. Solo che la giunta municipale, sebbene abbia progettato di sfruttare quei 500 metri quadrati per ospitare donne vittime di violenza, ha deciso di rinunciare. Colpa dei costi di sistemazione delle due tenute troppo alti e colpa anche delle spese condominiali giudicate troppo esose. Fatto sta che dopo un lungo rimpallo le due ville sono tornate nella disponibilità dell’Agenzia dei beni confiscati alla criminalità, che a questo punto dovrà organizzare un bando per definire l’assegnazione.
Ma prima andare oltre facciamo un passo indietro fino al 2016, anno in cui le due villette, una di 300 e l’altra di 180 metri quadrati furono tolte alla mala. Gli immobili passarono così nella disponibilità del Comune e l’amministrazione, al tempo guidata da Roberto Antonioli palesò la volontà di sfruttarli. Sul tavolo c’erano diverse opzioni. Potevano essere utilizzati come spazio per le associazioni del territorio o, come detto, per proteggere le donne dai loro aguzzini. Con degli esperti furono anche fatti dei sopralluoghi, ma alla fine il Comune ha dovuto lasciar perdere per i motivi già citati e riconsegnare le due ville all’Agenzia.
Nel frattempo, per due immobile rimasti senza destinazione, un’altro invece troverà una collocazione nell’ambito del sociale. A Vimercate è stato recentemente approvato dalla giunta un progetto che, grazie ai fondi del Pnrr, consentirà di trasformare una ex ditta di lampadari in uno spazio per l’accoglienza di famiglie in difficoltà e in un dormitorio con annessa mensa per i senza tetto. Previa, ovviamente, ristrutturazione, che dovrebbe costare un milione e 400 mila euro.