Limbiate, arrestato architetto in Comune: avrebbe prestato l’identità a Matteo Messina Denaro

Avrebbe “prestato” la sua identità al boss Matteo Messina Denaro affinché potesse comprare un’auto e una moto, e fare operazione bancarie e sottoscrivere polizze assicurative.
Tra il 2007 e il 2017, avrebbe “prestato” la sua identità al boss Matteo Messina Denaro affinché potesse comprare un’auto e una moto, fare operazione bancarie, e sottoscrivere polizze assicurative. In manette, con la pesantissima accusa, un architetto del Comune di Limbiate. Il 27 marzo, il ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) con il supporto dei Comandi Provinciali dei Carabinieri di Trapani, Milano e Monza Brianza, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo. Gli arresti riguardano tre soggetti: uno dei quali appunto l’istruttore tecnico del comune brianzolo.
“Insomma – scrivono i Magistrati – l’architetto avrebbe consentito al boss di vivere e muoversi nel suo territorio come un cittadino qualunque e con un apparentemente regolare documento di riconoscimento”. L’operazione fa parte di un’indagine finalizzata a smantellare il contesto mafioso che avrebbe consentito a Messina Denaro Matteo di eludere la cattura e di esercitare il ruolo di capo mafia per circa 30 anni.
Il Comune di Limbiate, in una nota ufficiale, dichiara la completa estraneità ai fatti che riguardano vicende non collegate alla sua attività di dipendente comunale. “Abbiamo appreso questa mattina dell’accaduto e da subito abbiamo prestato la necessaria massima collaborazione alle autorità per tutti i controlli di rito” precisa il Sindaco, Antonio Romeo, che aggiunge: “l’Amministrazione Comunale ha sempre lavorato nel rispetto della legalità. Quanto sta emergendo in queste ore riguarda una brutta vicenda personale di un dipendente ma non coinvolge in alcun modo il Comune di Limbiate. Non permetterò pertanto che questi fatti possano intaccare o compromettere l’immagine dell’Ente che ha sempre operato e continuerà ad operare nel rispetto della legalità. Sono pronto ad adottare atti e provvedimenti che tutelino l’Ente, l’intera comunità limbiatese e l’immagine della nostra città”.
In cella anche il tecnico radiologo, che fece la Tac al superlatitante dopo la scoperta della malattia, e un operaio che gli fornì un’utenza telefonica.
In corso altre perquisizioni in Lombardia.