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Il padre di Ilaria Salis a Monza: “Solo l’opinione pubblica può salvarla”

Roberto Salis denuncia la mancanza di autorevolezza delle istituzioni italiane e la gestione dell'Europa della situazione in Ungheria.

roberto salis - mb

“L’Ungheria di Orbán è uno Stato dove vige una tirannia”. Inizia così il racconto di Roberto, padre di Ilaria Salis: l’insegnante monzese detenuta in Ungheria dall’11 febbraio 2023 con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di due presunti neonazisti nel corso delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”.

Durante l’evento “ENTRARE FUORI in Brianza”, organizzato da Alleanza Verdi e Sinistra presso la sede Cgil Monza e Brianza, Roberto Salis ripercorre la detenzione della figlia, la mancanza di autorevolezza delle istituzioni italiane e la gestione dell’Europa di fronte ai fatti “antidemocratici dell’Ungheria”.

Roberto Salis: “I primi giorni sono stati i più difficili”

Le immagini di Ilaria Salis in catene hanno colpito l’opinione pubblica italiana e europea, ma prima che quegli scatti diventassero noti “era già successo quattro volte che l’accompagnassero in catene nell’aula del tribunale di fronte a degli addetti dell’ambasciata, che hanno ritenuto non necessario attivarsi per segnalare la situazione”.

Monza fiaccolata Ilaria Salis

Roberto racconta infatti che sono stati i primi giorni di detenzione il momento più duro.

“È stata arrestata mentre era in un taxi il giorno dopo gli eventi di cui è accusata. È stata fatta spogliare in caserma, portandole via i vestiti e lasciandola in intimo: calze, mutande e reggiseno. – spiega –  Le hanno consegnato degli abiti sporchi”.

Ilaria viene poi portata in carcere. “Per otto giorni è stata chiusa in una cella senza carta igienica, sapone e assorbenti. In seguito l’hanno trasferita in un’altra cella, con un’altra persona, che le ha fornito i beni di prima necessità. – ricorda Roberto – Per 35 giorni dal momento dell’arresto non le è stato concesso di ricevere un pacco contenente i generi di prima necessità, disponibile da lungo tempo, ma che doveva essere portato dall’ambasciata. Anche se l’ambasciata faceva richiesta di consegnare questo pacco, il carcere rifiutava”.

roberto salis - mb

Un fatto che secondo Roberto Salis spiega il motivo di fondo di questa vicenda: “La mancanza di autorevolezza delle istituzioni italiane non ha permesso di difendere un cittadino italiano i cui diritti venivano palesemente violati in modo ignobile“.

Le condizioni a un anno dall’arresto

Nonostante sia passato un anno dai fatti e siano state diffuse foto ritraenti Ilaria, le condizioni di detenzione rimangono quasi invariate: “Sono tutti cambiamenti di facciata. – dichiara il padre – Sono state stuccate delle crepe nella cella che ospitavano dei nidi di cimici, ma non hanno cambiato i materassi pieni di uova“.

Roberto però denuncia anche la gestione del processo, dalla disposizione dell’aula ad alcune strategie di comunicazione.

Monza fiaccolata Ilaria Salis

L’aula del processo ha una disposizione molto singolare per chi è abituato a una democrazia. In fondo c’è il bancone del giudice, a sinistra c’è il pubblico ministero, a destra gli avvocati di difesa, davanti al giudice si trova poi un bancone per gli imputati in catene. Chi è imputato quindi non ha neanche la possibilità di parlare con il suo avvocato. Ci sono poi una serie di violazioni subdole: il pubblico ministero parla a una velocità allucinante perché sa che il traduttore di conseguenza non riesce a tenere il suo ritmo e non può far capire all’imputato di cosa sta parlando”.

“Ilaria Salis verrà aiutata più dall’opinione pubblica che dalle istituzioni”

Roberto Salis non critica però solo l’Ungheria. “Tutto questo sta accadendo sotto gli occhi di tutti, del nostro governo e dell’Europa. In Ungheria viene portata avanti un’ideologia che è un nazionalismo etnico per cui per gli ungheresi esiste un giudizio differente rispetto a quello di uno straniero”.

L’11 febbraio 2023 si era infatti celebrato il “Giorno dell’onore” per ricordare il tentativo di fuga dal Castello di Buda nel 1945 di truppe naziste e fascisti ungheresi durante il quale morirono circa 20mila combattenti.

petizione Ilaria Salis

“In Germania o in Italia si tratterebbe di apologia al fascismo o nazismo. – commenta Roberto – Non si può tollerare di avere una nazione nell’Unione Europea che permetta atti di apologia verso ideologie che noi abbiamo stabilito essere state un errore dell’umanità. Invece senza nessun problema da parte dell’opinione pubblica l’11 febbraio 2024, un anno dopo i fatti di cui è imputata mia figlia, si è ripetuta la stessa manifestazione con quattro mila nazisti, buona parte di questi tedeschi. A mio avviso la Germania ha dato in outsourcing la gestione del problema del nazismo interno all’Ungheria facendo in modo che i suoi facinorosi vadano in Ungheria una volta all’anno così si sfogano e non rompono le scatole in Germania”.

Anche se l’appello di Roberto Salis non cambia, la richiesta di giustizia e di liberazione per Ilaria è accompagnata da una grande preoccupazione: “Ho più la sensazione che Ilaria verrà fuori da questa situazione con l’aiuto dell’opinione pubblica che con quello delle istituzioni“.

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