L'appuntamento

Monza, raccolta fondi in nome di Marta: il 22 marzo doppio spettacolo al teatro Manzoni

La 15enne monzese, morta tre mesi fa, sarà ricordata in un evento realizzato dalla sua famiglia e dalla scuola di danza Lpe. Si farà anche il punto sui 174mila euro destinati al reparto di Terapia Intensiva Neurochirurgica dell’Ospedale San Gerardo.

Marta

Monza. Nel mistero della vita e della morte di cui tutti siamo parte ci sono anche storie come quella di Marta, una giovane monzese di soli 15 anni, portata via poco prima di Natale da una emorragia cerebrale causata da un tumore maligno. Da un dolore, anche il più grande, può nascere, però, qualcosa di buono. Dal punto più basso si può risalire per arrivare a vedere cose che non si potevano nemmeno immaginare.

Così la morte di Marta, improvvisa e destabilizzante per la sua famiglia e il quartiere San Giuseppe in cui è cresciuta ed era conosciuta per la sua solarità, lungi dall’essere la fine di tutto, è stata, invece, l’inizio di un capitolo fatto di amore e riconoscenza ancora da scoprire nella sua interezza.

L’INIZIATIVA

La raccolta fondi, avviata sulla piattaforma GoFundMe dal papà, Giovanni Roncoroni e dalla mamma Sara, a favore del reparto di Terapia Intensiva Neurochirurgica dell’Ospedale San Gerardo di Monza, dove Marta è stata ricoverata 40 giorni e amorevolmente assistita prima di morire, ha già toccato, infatti, quota 174mila euro. E ha commosso l’Italia intera, ben oltre i confini di Monza e della Brianza.

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Nel continuare la raccolta, sempre all’insegna del trionfo della speranza e della vita che in nome di Marta supera la morte, è ora di fare il punto della situazione. È questo lo scopo di “Amate la vostra vita immensamente. Danza, ricordi e parole nella notte”, due spettacoli che andranno in scena venerdì 22 marzo, alle ore 18 e alle 21, al Teatro Manzoni di Monza. L’ingresso è gratuito ad inviti con offerta libera (informazioni e prenotazioni all’indirizzo martailviaggiocontinua@gmail.com).

IL MESSAGGIO

“Gli spettacoli parlano di Marta attraverso un testo che ho scritto, alcuni contributi video e le coreografie di Marzia Lorenzo della società di danza Lpe di Monza che porterà sul palco più di cento ballerini – spiega ad MBNews Giovanni Roncoroni – vogliamo creare un momento in cui chi ha conosciuto Marta possa ritrovarsi nel ricordo e al contempo annunciare alcune novità per la raccolta fondi“.

“Marta ha frequentato da piccola la nostra scuola di danza e l’elementare Puecher, dove abbiamo da anni diversi progetti – spiega Marzia Lorenzo – conosciamo bene la sua famiglia, compreso il fratellino di Marta, Niccolò, con loro abbiamo pensato e realizzato “Amate la vostra vita immensamente. Danza, ricordi e parole nella notte”. Abbiamo coinvolto i nostri iscritti più grandi, ma anche i più piccoli, dagli 8 anni in su”.

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L’INTERVISTA

Signor Giovanni, il 22 marzo al teatro Manzoni di Monza andrà in scena un doppio spettacolo in memoria di sua figlia Marta, scomparsa tre mesi fa a soli 15 anni. Come è nata l’idea?

La scuola di danza Lpe, che raccoglie un elevato numero di iscritti, ci ha contattato e proposto di fare qualcosa per ricordare Marta, per testimoniare la straordinaria vicinanza che stiamo ricevendo, in primis dal quartiere San Giuseppe e per raccontare come intendiamo spendere i 174mila euro della raccolta fondi. Abbiamo così messo a punto uno spettacolo che vuole essere un inno alla vita ed unisce testo, immagini e le coreografie dei ballerini.

Gli spettacoli si svolgeranno alle ore 18 e alle 21. Quante prenotazioni avete raccolto sino ad ora?

Lo spettacolo delle ore 21 è praticamente sold out, sono rimasti una ventina di posti. Per quello delle 18, invece, c’è parecchia disponibilità, circa un terzo del teatro. Ci tengo a precisare che l’ingresso è gratuito ad inviti con offerta libera.

La cifra che suggeriamo è 12 euro per coprire le spese dello spettacolo e, soprattutto, integrare la raccolta fondi destinata al reparto di Terapia Intensiva Neurochirurgica dell’Ospedale San Gerardo di Monza e ai malati che, come Marta, lì vengono curati.

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LA SOLIDARIETA’

Signor Giovanni, ha più a volte accennato alla raccolta fondi. Vi aspettavate che avesse un riscontro così immediato ed elevato?

Assolutamente no. Quando siamo partiti volevamo soltanto dare un senso all’immenso dolore da cui siamo stati colpiti. Non avevamo nemmeno annunciato l’idea agli straordinari medici e infermieri del San Gerardo che sono diventati per noi una seconda famiglia. Pensavamo di raccogliere una cifra contenuta, intorno ai 10mila euro. Invece la nostra raccolta fondi è arrivata a 174mila euro.

Più nello specifico come sarà utilizzata questa ingente somma?

Non posso svelare in anticipo quel che annuncerò il 22 marzo. Posso dire, però, che i soldi raccolti non saranno spesi tutti subito in un singolo progetto, ma nel tempo e in più iniziative. Di sicuro andranno a rafforzare l’attività del personale che lavora nel reparto di Terapia Intensiva Neurochirurgica del San Gerardo. Lo conosciamo bene e abbiamo la certezza che le donazioni saranno utilizzate nel modo migliore.

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LE PROSPETTIVE

Andando oltre lo spettacolo del 22 marzo al teatro Manzoni, avete in mente altre modalità per integrare la raccolta fondi in nome di Marta?

Ci sono diverse idee, ma non le abbiamo ancora sviluppate. Nell’immediato, quindi, non c’è altro di concreto. Al momento abbiamo anche bisogno di riprenderci da quanto ci è accaduto e consolidare quanto è stato fatto fino ad ora.

La morte di Marta, così improvvisa e tragica, è diventata anche l’occasione per evidenziare quanta buona sanità ci sia ancora. Cosa pensa degli episodi, sempre più numerosi, di aggressione ai sanitari che accadono anche al San Gerardo di Monza? 

Noi abbiamo ricevuto da medici e infermieri tutto quanto potevamo sperare, anzi di più. Anche se l’esito è stato il peggiore possibile, questo non toglie nulla alla qualità delle persone e dei mezzi impiegati. Inviterei tutti, quindi, a tenerci stretta questa sanità, non è detto che ce l’avremo per sempre.

Purtroppo nelle persone a volte ci può essere frustrazione quando non vedono risultati nelle cure o si scontrano con le difficoltà nell’assistenza ai propri familiari. Si dovrebbe capire che la medicina non funziona come il meccanico,  dove si porta la macchina con dei problemi e si ha la garanzia di poterla mettere a posto. Le persone malate, purtroppo, non sempre possono guarire.

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