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Comandante di Arcore demansionato: consiglio a porte chiuse per le spiegazioni

16 aprile 2024 | 15:52
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Comandante di Arcore demansionato: consiglio a porte chiuse per le spiegazioni

Il sindaco spiegherà le sue ragioni mercoledì 17 aprile. Prospettiva di un ricorso dall’ex comandante della Locale di Arcore.

Consiglio comunale a porte chiuse, domani ad Arcore, per consentire al sindaco Maurizio Bono e all’assessore alla sicurezza Luca Travascio di spiegare all’opposizione le ragioni del demansionamento del comandante della polizia locale. Il provvedimento ha tolto a partire da questo mese la posizione organizzativa al comandante Marco Bergamaschi affidandola “a scavalco” a Gabriele Garberoglio, già comandante a Caponago, attualmente al vertice anche del comando di Arcore per 12 ore alla settimana per tre mesi. Riguardando una situazione professionale personale e non generica, il demansionamento di Bergamaschi non è mai stato spiegato nelle ragioni dal sindaco Maurizio Bono, ma l’opposizione in consiglio comunale ha preteso chiarezza, soprattutto perché arrivato in seguito al tanto discusso licenziamento del vicesindaco Pino Tozzi. I tre gruppi di minoranza, ImmaginArcore, Pd e Prospettiva Civica hanno protocollato una richiesta ufficiale sul tema “Revoca dell’ incarico di Posizione Organizzativa” del comandante Marco Bergamaschi e la seduta è stata convocata per il 17 aprile, ma senza ulteriori precisazioni.

Si contestavano le modalità con le quali il sindaco ha deciso di demansionare il comandante in carica da quasi 30 anni ad Arcore e il fatto di non averne mai spiegato le ragioni operative. Senza contare il fatto che il provvedimento crea un precedente di rilievo nelle disposizioni dell’Amministrazione rispetto al personale e, in particolare, alle figure dirigenziali.

IL COMANDANTE DI ARCORE ESAUTORATO HA FATTO RICORSO?

Secondo indiscrezioni che al momento l’Amministrazione comunale non conferma, nei giorni scorsi Marco Bergamaschi, ex comandante di Arcore demansionato, avrebbe presentato un ricorso contro il Comune per il provvedimento nei suoi confronti. Un altro “licenziamento” insomma che, rischia di avere lunghi strascichi, dopo quello di Tozzi (di carattere completamente diverso) dal quale nacque una diaspora all’interno dei consiglieri di Fratelli d’Italia. Una diaspora che non è ancora stata sanata a un anno di distanza e che rischia di emergere ad ogni votazione del consiglio.