Il diario di viaggio degli studenti del Vanoni alla volta dei Balcani. Giorno 2 alla scoperta di Berat

Sono arrivati in Albania e ci sembrerà di essere in viaggio con loro. Gli studenti della 4E indirizzo Turismo ci racconteranno giorno per giorno il loro tour nei Balcani.
Dopo essere approdati ieri in Albania, gli studenti della 4E dell’indirizzo turismo dell’istituto Ezio Vanoni oggi ci raccontano il 2° giorno del loro tour nei Balcani al fianco di Viaggi Diversi. Il programma della seconda tappa prevede la visita di Berat!
Il tour nei Balcani: 2° tappa
Il secondo giorno albanese inizia con un viaggio di due ore per arrivare alla città delle mille finestre: Berat! Sotto un bel cielo azzurro scendiamo verso sud, prima lasciando le periferie di Tirana e poi passando attraverso distese di campi a perdita d’occhio. Il mare Adriatico ogni tanto fa capolino a ovest.
Durante il viaggio due ragazze del gruppo che guida la giornata presentano il programma del giorno e ci spiegano, mentre il paesaggio intorno si fa più montuoso, da dove salta fuori il termine Balcani. “Balkan” è una parola turca che sta per montagna. Alcuni errori di geografi dell’Ottocento hanno poi esteso questa denominazione a tutta quella che oggi chiamiamo penisola balcanica.
Arrivati a Berat siamo davanti a un quadro meraviglioso: piccoli colli verdeggianti, macchie bianche di piccole case piene di finestre e un cielo blu smalto.
Tra le case si mischiano chiese e moschee, salgono vicoli stretti e pietrosi pieni di piante e di fiori. Nella piazza moderna davanti al nostro hotel si guardano a meno di 50 metri, una chiesa e una moschea, un dettaglio da cui si può capire la storia del Paese intero.
Un breve check del percorso da parte del gruppo che guida la giornata e siamo pronti a partire.
La prima tappa di questa giornata è il Ponte di Gorica che collega la città spezzata in due quartieri: di Mangalem e Gorica, separati dal fiume Osum. Entrambi i quartieri presentano case dallo stile architettonico tipico del periodo ottomano, muri di calce bianca, piccole finestrelle esaltate da una cornice più scura, al primo piano finestre aggettanti. Questo tipo di architettura si è conservata qui meglio che nel resto dei Balcani ottomani, per questo l’UNESCO anni fa ha deciso di inserire Berat tra i patrimoni dell’umanità.
Ci sono però anche delle differenze tra i due quartieri: a Gorica ci sono più segni della comunità cristiana, a Mangalem troneggiano due moschee e diversi altri edifici legati all’Islam.
Dopo varie incertezze sul percorso da prendere in mezzo alla stradine di Mangalem ci dirigiamo verso la Moschea dei re, la più antica di Berat tra quelle oggi conservate.
Ci sarebbe piaciuto vederne l’interno affrescato con disegni coloratissimi e la galleria-ballatoio per le donne ma, purtroppo, siamo arrivati nel momento più sbagliato: quello della preghiera, durante il quale la moschea resta chiusa. Di fianco possiamo invece visitare il Tekke degli Helveti, un luogo di culto dell’ordine dei sufi, dei mistici dell’Islam, costruito grazie ad Ahmed Kurt Pasha nel XVIII secolo. Il soffitto di legno intarsiato rimanda a atmosfere d’altri tempi, forse di altri mondi.
Dopo una salita ripida ripida arriviamo alla cittadella del Castello di Berat, immersa nel verde e circondata da mura possenti. All’interno della fortezza veniamo placcati da un signore fiero di vivere all’interno della cittadella, che ci vuole vendere il suo aiuto per orientarci: rifiutiamo cordialmente. All’interno della cittadella abitano ancora oggi duecento famiglie.
La cittadella venne fondata qui probabilmente già in epoca romana, dall’alto di questo sperone roccioso era facile controllare il traffico di passaggio nella valle dell’Osum. Questa posizione strategica ha fatto sì che Berat non fosse mai abbandonata e anzi conquistata e ampliata a più riprese.
Addentrandoci nei vicoli della fortezza arriviamo alla Chiesa di Santa Maria delle Blacherne, al suo interno troviamo affreschi realizzati da Nicholas Onufri , figlio del famoso iconografoOnufri, alle cui icone è dedicato un museo all’interno del castello.
Costeggiando le mura ci dirigiamo verso la testa di Costantino, impossibile non riconoscerla data la sua grandezza! È grazie all’imperatoreCostantino se oggi nella la bandiera dell’Albania è presente l’
All’interno della cittadella abbiamo esempi di chiese o moschee conservate meglio di altre, si passa dai monumenti completamente diroccati a quelli che vengono preservati il più possibile e utilizzati ancora oggi. Fra le rovine del castello si confonde la Moschea Bianca, oggi in rovina ma circondata dalla vista di montagne imponenti.
Dopo un altro po’ di salita troviamo una terrazza panoramica che offre una meravigliosa vista d’insieme su Berat dall’alto. Una pausa di fronte a questa vista mozzafiato è una giusta ricompensa dopo aver camminato faticosamente per ore.
L’ultima impresa della giornata è un rientro all’hotel scendendo per sentieri lungo le colline che incorniciano la Cittadella. Durante il percorso dobbiamo superare qualche piccolo ostacolo: zone fangose, qualche cespuglio di troppo, mucche che ci sbarrano il percorso. Il cielo sopra di noi è nuvole di mille colori e raggi d’oro, il paesaggio limpido, le mucche al pascolo assistono impassibili al nostro passaggio.
Il percorso si interrompe per lasciar nuovamente spazio alla strada asfaltata dominata da bambini che giocano, e poi polli, cani e gatti randagi, pergole di uva e glicine. Passando per le vie all’estremità della città incontriamo il calore che anima questo luogo: i suoi abitanti! La gente del posto riconosce subito i turisti italiani e non indugia a salutarli e a chiedere se vengono da Milano o Roma, sempre con un sorriso luminoso quanto il sole.
La nostra giornata avventurosa termina al tramonto quando raggiungiamo l’hotel per farci una doccia e rilassarci prima di cenare e di affrontare la consueta riunione serale, in cui con i nostri prof ci confrontiamo su come è andata, analizzando punti di forza e di debolezza nell’organizzazione che il gruppo ha dato alla giornata.
Vittoria Arrabito