Il focus

Monza, Scuola di formazione politica Alisei: l’Europa di fronte ai conflitti del mondo

L'iniziativa, promossa dalla Cgil Monza e Brianza e rivolta a ragazzi e ragazze tra i 16 e i 26 anni, ha fatto il punto sulle ragioni e i molteplici aspetti delle guerre tra Russia ed Ucraina e tra Israele e Palestina.

Scuola Alisei

Monza. Tutti i giorni vediamo le immagini che i telegiornali ci mostrano e leggiamo un po’ ovunque quanto scrivono giornalisti, opinionisti ed esperti di varia natura e talento. Ma delle guerre tra Russia ed Ucraina e tra Israele e Palestina, i due conflitti ormai da mesi al centro del dibattito internazionale, è difficile avere un’idea che vada oltre quella di uno spettatore a distanza più o meno interessato.

A meno che, come ha fatto la Scuola di formazione politica Alisei in una delle lezioni della sua decima edizione, non si faccia parlare Laura Silvia Battaglia, reporter freelance specializzata in Medio Oriente e Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) con specifiche conoscenze su Russia, Caucaso e Asia Centrale.

Due persone, insomma, che agli iscritti e alle iscritte all’iniziativa promossa dalla Cgil Monza e Brianza in collaborazione con l’associazione Diritti Insieme, intitolata quest’anno “CREW. Ritorno a Ventotene”, hanno potuto spiegare, con osservazioni di prima mano, le relazioni tra l’Europa e le aree coinvolte, i mille risvolti e le altrettante contraddizioni di due conflitti che mettono in discussione l’assetto geopolitico mondiale.

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MOLTEPLICI ASPETTI

Le relazioni tra le istituzioni europee, la Ue in particolare, Israele e i Paesi del Medioriente si possono analizzare da vari punti di vista. Da quello politico agli aiuti umanitari e militari, dai rapporti commerciali alle scelte strategiche.

“Tra febbraio e marzo sono stata due volte in Giordania, Cisgiordania e Libano – racconta Battaglia nel suo intervento alla Scuola di formazione politica Alisei – ho potuto constatare quanto siano profonde le relazioni tra l’Unione europea e il Medioriente e, pur mantenendo salda la stessa linea degli Usa e del fronte occidentale, con alcune particolarità”.

“Basti pensare all’Iran, attore geopolitico nei confronti del quale l’Europa ha un atteggiamento diverso rispetto agli Usa, soprattutto dopo le rivoluzioni arabe del 2011 e i loro effetti in Tunisia e Yemen – continua la reporter freelance – l’Europa in Iran ha forti interessi commerciali e l’Italia, con centinaia di aziende in quel Paese, non è da meno”.

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LA SITUAZIONE

Il 7 ottobre 2023, data dell’attacco terroristico ad Israele da parte di Hamas, con il supporto di altri gruppi terroristici palestinesi, ha segnato uno spartiacque in cui diventa sempre più complicato conciliare gli opposti interessi in ballo in un mondo dove ci si prepara alla guerra, ma sempre con un occhio alla salvaguardia del business.

“Nel momento in cui, dopo il 7 ottobre, la bandiera israeliana è stata esposta in luoghi simbolici delle istituzioni europee, è chiaro che si condannano gli attacchi di Hamas e ci si inserisce nell’appartenenza alla Nato, guidata dagli Usa – afferma Laura Silvia Battaglia – allo stesso tempo, però, nei mesi successivi, l’Ue ha giudicato esagerata la risposta di Israele”.

“Nel concreto, sul campo, l’Europa, anche attraverso l’agenzia Echo (European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations), sta portando molti aiuti a Gaza, di cui l’opinione pubblica sa poco, che purtroppo spesso non riescono ad arrivare a destinazione” continua.

I LEGAMI

Proprio con Gerusalemme, però, i legami dell’Unione europea e di gran parte dei suoi componenti sono numerosi e, in un certo senso, incontrovertibili. “Israele è un Paese altamente tecnologico, soprattutto dal punto di vista informatico, con il quale l’Italia, ad esempio, ha accordi nel settore aeronautico, nella sicurezza dei nostri aeroporti e nella ricerca – continua la giornalista freelance –  c’è, poi, il business dell’esportazione di armi con un aumento delle spese militari, una scelta che ha fatto il capitalismo organizzato da cui ormai non si può recedere”.

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Se in questo quadro piuttosto frammentato e preoccupante si aggiungono anche i rapporti spesso di duplice natura con Libano e Giordania, nemici di Israele, ma allo stesso tempo partner commerciali dell’Unione europea per gli approvvigionamenti di gas, le prospettive future del conflitto tra Israele e Palestina non sono positive.

“La guerra sarà portata avanti fino all’ultima goccia e fino alla distruzione di Rafah da parte di Israele – sostiene Battaglia  alla Scuola di formazione politica Alisei – non credo alla soluzione di due popoli in due Stati, che sarebbe auspicabile, perché bisogna fare i conti con la realtà delle cose”.

LA RUSSIA E L’UCRAINA

Si combatte ai confini dell’Unione europea da più di due anni ormai, da quando il 24 febbraio 2022 la Russia di Putin ha deciso di invadere l’Ucraina. Questa guerra, di cui si fatica a vedere la conclusione, si è intrecciata sin dall’inizio con molte questioni collaterali. Dal tema della difesa comune europea al Green Deal con l’obiettivo della decarbonizzazione, dalle ragioni storiche di questa regione euroasiatica all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue.

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“In questo momento la Russia sembra avere l’iniziativa e l’Ucraina, invece, è in difficoltà e bisognoso di aiuti dall’Occidente, come dimostra il recente stanziamento di 71 miliardi di dollari da parte degli Usa – spiega Eleonora Tafuro Ambrosetti – in realtà c’è una situazione di stallo in cui la Russia avanza poco e l’Ucraina ha pochi uomini per combattere”.

“Non credo ad un accordo di pace a breve perché sarebbe un cessate il fuoco che non spegnerebbe le ragioni del conflitto e potrebbe solo certificare le annessioni fatte dalla Russia – conclude la ricercatrice dell’ISPI – del resto le sanzioni di natura politica, diplomatica ed economica, già applicate dall’Unione europea e da gran parte dell’Occidente verso la Russia, sono poco efficaci perché buona parte del mondo, dall’Africa alla Cina, al SudAmerica, non le condividono e hanno aumentato i flussi energetici e commerciali verso il Paese guidato da Putin”.

 

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