Crisi climatica, alla Scuola di formazione politica Alisei le contraddizioni dell’Europa

10 maggio 2024 | 08:55
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Crisi climatica, alla Scuola di formazione politica Alisei le contraddizioni dell’Europa

Sono state affrontate le difficoltà di mettere in atto, in tempi brevi, una transizione ecologica giusta dal punto di vista sociale. Tra paure e passi indietro, i giovani possono essere protagonisti del cambiamento.

Monza. Nell’aria, ma non solo, i segnali negativi sono tanti, sempre di più e, soprattutto, ormai non possono lasciarci indifferenti. La crisi climatica, come spesso viene chiamata con un gergo che incute una paura naturale non del tutto salutare, ha nella sua essenza, però, anche delle opportunità di cambiamento positivo. Che investono soprattutto i giovani, cioè coloro a cui è demandato il compito di chiedere e immaginare una società futura diversa, ma non per forza peggiore, da quella di oggi.

Anche per questo sono stati proprio i giovani, in un’ottica che guarda all’Europa e alle prossime elezione europee dell’8 e del 9 giugno, gli interlocutori principali anche della penultima lezione della decima edizione della Scuola di formazione politica Alisei, l’iniziativa promossa dalla Cgil Monza e Brianza in collaborazione con l’associazione Diritti Insieme, intitolata quest’anno “CREW. Ritorno a Ventotene”. 

L’ARGOMENTO

La transizione ecologica è ormai un tema diffuso nell’opinione pubblica e, non a caso, sta entrando anche nella campagna elettorale in corso per le prossime elezioni europee. Del resto abbandonare le fonti fossili di energia, dal carbone al petrolio e al gas, è vista come un’esigenza sempre più impellente per salvaguardare gli ecosistemi e la biodiversità.

Scuola Alisei

Ma se il numero dei morti dovuti alla crisi climatica e all’inquinamento, che sono stimati in decina di migliaia all’anno ogni anno soltanto in Italia, spaventano un po’ tutti, meno facile è trovare unione di pensiero sulle azioni da mettere in campo perché la transizione ecologica sia anche all’insegna della giustizia sociale.

LE AZIONI

“Bisogna avere politiche per riconvertire l’economia basata sulle fonti fossili di energia, decidere quali sono i settori produttivi da chiudere o cambiare, prevedere ammortizzatori sociali universali, l’aggiornamento delle competenze professionali e puntare alla piena occupazione con una riduzione dell’orario di lavoro” afferma Simona Fabiani, Area politiche di sviluppo, ambiente e territorio della Cgil, nel corso del suo intervento alla Scuola di formazione politica Alisei.

“La crisi climatica sta accelerando vistosamente, come dimostra anche il fatto che Aprile 2024 è stato a livello globale l’undicesimo mese di fila più caldo in assoluto – spiega Ferdinando Cotugno, giornalista del quotidiano “Domani” e da anni interessato al clima, all’ambiente, all’ecologia – la Terra è in sofferenza e l’Europa, dove la temperatura aumenta il doppio rispetto alla media in confronto all’era industriale, ancora di più”.

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“Dobbiamo agire velocemente perché una transizione non giusta rischia di amplificare le diseguaglianze sempre più in aumento e sarebbe dannosa, una vera catastrofe sociale, tanto quanto una non transizione” continua Cotugno.

COSA SI STA FACENDO

Lungo un percorso che deve fare i conti anche con il poco tempo a disposizione, l’Europa si è dotata di strumenti per contrastare la crisi climatica e mantenere entro il 2030 l’aumento della temperatura entro 1,5 gradi rispetto all’era industriale.

“Il Green Deal è uno programmi strategici dell’attuale Commissione europea – spiega Fabiani – in esso sono contenuti obiettivi come la neutralità climatica in Europa nel 2050 e di ridurre le emissioni di gas serra dell’Unione europea di almeno il 55% nel 2030″.

“In Italia, su questa scia, si sta mettendo a punto il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia Clima – continua – rivisto più volte, non ha ancora obiettivi allineati a quelli dell’Europa. Anche sul Green Deal europeo ci sono passi indietro e contraddizioni, ad esempio è stata ritirata la proposta di ridurre i pesticidi e c’è una deroga riguardo ai target previsti per la qualità dell’aria in alcune aree fino al 2040″.

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COSA SI DOVREBBE FARE

Tra un passo avanti e, a volte, uno o addirittura due indietro, insomma, il cammino della transizione ecologica si sta rivelando difficile e pieno di incertezze. E il contemporaneo aumento delle spese militari per la dotazione di nuovi armamenti è un segnale preoccupante da più punti di vista.

“I Paesi del G7, quelli in possesso delle maggiori ricchezze globali e responsabili del 27% delle emissioni, sono i primi a fare troppo poco – sostiene la funzionaria dell’Area politiche di sviluppo, ambiente e territorio della Cgil – invece di prevedere ancora sussidi alle fonti fossili per 7mila miliardi, si dovrebbe puntare su Green Bond, che possano finanziare investimenti pubblici europei, sull’idrogeno verde, su una mobilità sostenibile preferibilmente collettiva e su una reale attivazione del Fondo per la giusta transizione stabilito a livello europeo”.

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IL MESSAGGIO

Per rendere efficace la transizione climatica, però, in una società globale sempre più pericolosamente divisa tra negazionisti e persone che, pur vedendo gli effetti dei cambiamenti climatici, sono spaventate dai costi scaricati sulle classi sociali meno ricche, c’è anche da agire adeguatamente sul modo di comunicare.

“In un primo periodo si è pensato che instillare paura, attraverso il linguaggio, riguardo al clima avrebbe spinto le persone all’azione per avviare il cambiamento – spiega Cotugno alle ragazze e ai ragazzi iscritti alla Scuola di formazione politica Alisei – invece è più produttivo dare il senso della preoccupazione, ma anche restituire la dimensione del futuro e della sua ricostruzione e ridefinizione”.

“Voi giovani oggi avete la possibilità di giocare un ruolo di primo piano, un po’ come è avvenuto dopo la Seconda Guerra mondiale – conclude il giornalista del “Domani” – il cambiamento climatico ridefinirà le gerarchie sociali e il mondo che abbiamo oggi non ci sarà più. Ma tutto questo può avvenire in peggio o in meglio, dipenderà anche dalla riscoperta del significato collettivo dei comportamenti individuali come andare in bicicletta, fare una buona raccolta differenziata e mangiare meno carne”.