No tabacco

Indagine Lilt tra i fumatori, la Lombardia preoccupa, Monza e Brianza sotto la media

La fotografia dei fumatori lombardi (e brianzoli) secondo l'indagine Lilt. Sono 3 milioni e la spesa media annuale è di 1346 euro.

- Foto d'Archivio

Indagine targata Lilt sui fumatori in Lombardia: i dati sono “preoccupanti”, ma la provincia di Monza e Brianza è sotto la media regionale. Lo dicono i risultati di una nuova indagine presentata dal Coordinamento regionale di Lilt Lombardia in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, che ricorre il 31 di maggio. A commentare l’indagine, oltre ai ricercatori di SWG che l’hanno realizzata, rappresentanti della Regione e prestigiosi esperti del tabagismo come Silvio Garattini, Roberto Boffi e il presidente di Lilt Milano Marco Alloisio. La ricerca è stata commissionata da Lilt alla società SWG che ha intervistato un campione di 2317 soggetti (di cui 944 fumatori) tra i 18 e i 74 anni e residenti in Lombardia.

I DATI DELL’INDAGINE LILT TRA I FUMATORI DI MONZA E BRIANZA

I dati sul territorio di Monza Brianza sono in linea con quelli della Regione. Il numero di fumatori confrontato con quello Regionale è però inferiore: 31% contro i 41% regionali. I non fumatori sono di più sul territorio di Monza Brianza (49% contro 37% regionale). Per l’88% del campione di fumatori sul territorio di Monza Brianza, la prima esperienza con il fumo è stata attraverso una sigaretta, contro l’83% dei lombardi. L’età è di poco più bassa: anziché 17,7% media lombarda, la prima sigaretta sul territorio provinciale viene accesa a 17 anni. La valutazione del divieto assoluto di fumare all’aperto nel confronto del dato regionale con la provincia di Monza e Brianza risulta più alta a Monza Brianza (77%) contro il 71% Regionale.

I RISUTATI GENERALI DELL’INDAGINE LILT TRA I FUMATORI LOMBARDI

In Lombardia, secondo l’indagine Lilt, i fumatori sono 3 milioni e, di questi, più di 350mila hanno tra i 18 e i 24 anni (slide 2 e 3). “Quasi 2 cittadini lombardi su 3 fumano o hanno fumato in passato e 2 lombardi su 5 fumano attualmente prodotti da fumo tradizionali (sigarette confezionate e/o arrotolate) e/o prodotti digitali (dispositivi a tabacco riscaldato, dispositivi di svapo con e senza nicotina e dispositivi di svapo usa e getta)”, ha commentato il direttore ricerca SWG, Riccardo Grassi e ha proseguito focalizzando l’attenzione sui giovani: “Oltre il 60% degli under 34 ha avuto almeno un’esperienza con il fumo, dato di pochissimo inferiore a quello delle generazioni precedenti, segno che la cultura delle generazioni «smoke free» è ancora molto lontana. L’innesco continua ad essere la sigaretta tradizionale in 8 casi su 10, anche se poi, tra le nuove generazioni, il fumo digitale ha quote decisamente più alte rispetto agli over 40”.

IDENTIKIT DEI FUMATORI

Nel monitoraggio si evidenzia un processo di crescita del consumo misto occasionale e abituale di prodotti da fumo «digital» e tradizionali, che quest’anno raggiunge il 46% del totale dei fumatori. Al contempo, negli ultimi 3 anni è nettamente diminuita la quota di chi fuma esclusivamente sigarette (-7%).
Nello specifico, la ricerca ha individuato diverse categorie di fumatori: i fumatori di sigarette tradizionali e/o arrotolate, ovvero i cosiddetti «fumatori tradizionali». Questo gruppo vede sovra-rappresentate le donne e le persone con età compresa fra i 65 e i 74. anni. Vi è un diffuso desiderio di smettere di fumare, che, tuttavia, non riesce a concretizzarsi. Ci sono poi i «fumatori digitali» che fumano principalmente o esclusivamente dispositivi elettronici (es. a tabacco riscaldato e/o sigarette elettroniche e le nuove sigarette elettroniche usa e getta). Questo gruppo è meno diffuso e coinvolge principalmente i giovani (18-24 anni). Una terza categoria è quella dei “fumatori di nicchia, che fumano principalmente sigari, cannabis e cannabis light e vedono il fumo come un modo per rilassarsi. Un’altra categoria è composta dai fumatori occasionali, che fumano anche più dispositivi ma sporadicamente. È principalmente composta da uomini e persone con età compresa fra i 18 e i 24 anni e fra i dispositivi più fumati troviamo sigarette tradizionali e dispostivi a tabacco riscaldato. E, infine, ci sono i «fumatori onnivori», ovvero tutti quei fumatori che utilizzano abitualmente più dispositivi.

QUANTO SPENDONO I FUMATORI

Si conferma il dato del 2023: uno stipendio all’anno viene speso in prodotti da fumo (una spesa media annuale di 1346 euro; 25,90 euro è la spesa media a settimana). Il 43% di chi fuma smetterebbe per risparmiare (slide 47). A tal proposito, l’ipotesi di un aumento dei prezzi dei prodotti da fumo, comporterebbe un cambiamento delle scelte dei fumatori che, nel caso di un raddoppio dei prezzi andrebbe verso una drastica riduzione delle abitudini di fumo, ma che, con aumenti più ridotti vedrebbe prevalere strategie di riposizionamento su prodotti a basso costo o su una riduzione del numero di sigarette fumate.

COME SI DIVENTA FUMATORI

Per tre fumatori su dieci la prima esperienza con il fumo/svapo avviene sotto i 16 anni. Su 100 persone, 7 hanno fumato per la prima volta prima dei 14 anni; 24 tra i 14 e i 15; altrettanti dopo i 18. 19 tra i 16 e i 17 anni e i restanti non ricordano l’età. La maggior parte di chi si avvicina per la prima volta al fumo lo fa provando una sigaretta tradizionale (83%). Il contesto è soprattutto in compagnia di amici, in luoghi pubblici come parchi, strade o un altro posto all’aperto (per tutti i luoghi per il 31%). Seguono luoghi come una festa (15%), la scuola (12%), a casa di amici o in vacanza (11%) e a casa propria (10%).
A spingere a fumare è la curiosità, specie tra i più giovani. Il driver di accesso al fumo è la curiosità. Se per gli over 55 fumare era spesso un modo per sentirsi grandi, oggi questa dimensione è quasi scomparsa totalmente assorbita nella dinamica relazionale. Inoltre cresce la dimensione del piacere come motivo prevalente per la scelta d fumare e diminuisce leggermente la quota di chi ha provato almeno una volta a smettere di fumare.

LA COORDINATRICE LILT

“I dati che emergono dalla ricerca sono preoccupanti e fotografano quanto ancora sia radicata nella nostra Regione l’abitudine al fumo, ma anche quanto l’attività della Lilt in Lombardia sia di primaria importanza”, ha commentato Ilaria Malvezzi, coordinatrice regionale Lilt Lombardia. “Presente in ogni provincia, ogni anno Lilt si impegna nel contrasto al fumo con diverse attività. Ha raggiunto oltre 40mila studenti nelle scuole: dalle primarie, con il progetto Agenti 00Sigarette, e alle superiori con interventi specifici e il coinvolgimento di giovani testimonial. Ma ha anche coinvolto aziende con attività di disassuefazione al fumo rivolte ai dipendenti. A tal proposito, ogni anno Lilt assegna il premio “Azienda contro il fumo” che quest’anno è stato consegnato a Napoli a SEA Milan Airports, la società che gestisce gli aeroporti di Milano Linate e Milano Malpensa”.

L’ASSESSORE AL WELFARE GUIDO BERTOLASO

Sull’indagine Lilt tra i fumatori della Lombardia si è espresso anche Guido Bertolaso, assessore al welfare di Regione Lombardia, ha commentato: “Quello che porta avanti Lilt con questa indagine sulle abitudini al fumo è un’iniziativa concreta e interessante. C’è l’esigenza di chiudere la pagina alle abitudini al fumo. Tra le leggi degli ultimi 30 anni che hanno proibito iniziative e comportamenti legati al fumo e che hanno inciso sulle libertà individuali, quella che ha riscosso maggior successo è stata quella del ministro Sirchia, che ha abolito il fumo in qualsiasi locale. Mi dispiace, ogni tanto, quando giro negli ospedali, individuare qualche collega che fuori dalle scale di sicurezza ancora conserva questa abitudine. Il fumo dovrebbe essere bandito da tutti gli ambienti e negli ambienti ospedalieri i medici dovrebbero essere i primi a dare l’esempio. Io sono un fumatore pentito da tantissimi anni. Entrare in contatto con chi fuma è un fenomeno ormai sempre più raro e spero che questo possa coincidere con i risultati della ricerca. Migliorando i nostri stili di vita, potremo migliorare le attività di prevenzione garantendo a una popolazione che conserva negli ultimi decenni della propria vita cronicità importanti a livello polmonare una vita migliore”.

Il fumo è un fattore di rischio per 27 malattie ma noi pensiamo solo ai tumori. I danni sono maggiori. Quando parliamo di fumo passivo, parliamo di fumo nei parchi, nelle spiagge e così via. Non c’è una cultura. Basterebbe un’ora alla settimana nelle scuole in cui si insegna la salute. Non basta andare una volta a parlarne. La Regione potrebbe inserire e stabilire che per un’ora alla settimana delle persone preparate parlino di salute ai ragazzi”, ha commentato Silvio Garattini, Presidente Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.

STRATEGIE PER SMETTERE

Attualmente solo 1 fumatore su 2 sarebbe disposto a smettere con una riduzione di 10 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione. Inoltre tra gli ex fumatori, poco più della metà ha smesso al primo tentativo, a seguito dell’acquisita consapevolezza dei rischi per la salute. Per chi ha fatto più fatica a smettere, oggi è forte la sensazione della dipendenza provocata dal fumo sulla propria vita.
Sei fumatori su dieci hanno provato a smettere. La motivazione che porterebbe i fumatori a smettere è (per il 67%) la consapevolezza che il fumo rappresenti un rischio per la salute. Tra i principali motivi che invece convincono a non farlo c’è il piacere che fumare provoca. Inoltre, sempre più fumatori partecipano a seminari per smettere di fumare. Sono 53 quelli che hanno seguito un seminario sul luogo di lavoro, con un aumento di 8 rispetto al 2023.
L’incidenza della partecipazione ad incontri ed iniziative di contrasto al fumo è doppia tra i fumatori rispetto ai non fumatori, ma rimane ampiamente ridotta: 1 non fumatore su 10 e 2 fumatori su 10 hanno partecipato a queste iniziative, soprattutto nei luoghi di lavoro. L’incidenza di partecipazione è massima tra i più giovani. L’opinione delle migliori strategie per l’eliminazione del fumo in Italia, per quanto abbraccino principalmente 4 soluzioni, si discostano in base all’esperienza diretta: i non fumatori indicano in maniera compatta una scelta di divieti diffusi e aumento del prezzo dei prodotti; gli ex fumatori insistono maggiormente sulla questione economica, mentre i fumatori danno maggiore peso alla questione educativa. Inoltre è ampio l’accordo per una diffusione del divieto di fumo all’aperto, ma per 7 lombardi su 10 sarebbe una misura di bandiera dalla scarsa efficacia.

LA PERCEZIONE DEL FUMO

L’indagine della Lilt tra i fumatori racconta anche la percezione del fumo tra le persone. La dannosità di sigarette tradizionali e dispositivi digitali è ritenuta simile, ma i dispositivi digitali sono considerati più piacevoli ancorché più dannosi per l’ambiente. Quasi 1 lombardo su 2 definisce i prodotti digital di moda, piacevoli e interessanti, confermandone l’attrattività. È in aumento la quota di fumatori che riconosce la pericolosità di dispositivi a tabacco riscaldato e di svapo, soprattutto per la propria salute e per l’ambiente, mentre diminuisce la percentuale di chi li vede come una valida alternativa per smettere di fumare.

 

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