La maestra monzese

Ilaria Salis esce dal carcere: concessi i domiciliari in Ungheria

Un tribunale ha accolto l'appello della maestra monzese, detenuta in Ungheria da oltre un anno. Ecco cosa succede ora.

Monza fiaccolata Ilaria Salis
Un'immagine della manifestazione a Monza per chiedere la liberazione di Ilaria Salis

Ilaria Salis, la maestra monzese di 39 anni detenuta in Ungheria da oltre un anno per l’accusa di aver aggredito alcuni manifestanti neonazisti, sarà trasferita agli arresti domiciliari. Un tribunale ungherese ha infatti accettato il ricorso presentato dai suoi difensori dopo che, il 28 marzo scorso, la richiesta di arresti domiciliari era stata respinta. Secondo le informazioni arrivate e riportate in queste ore dalla stampa nazionale, Salis ha ottenuto gli arresti domiciliari, che dovrà però trascorrere in Ungheria. La monzese, le cui vicende sono diventate molto note da qualche mese, è anche in corsa per le elezioni europee, candidata con Alleanza Verdi e Sinistra (AVS).

Per lasciare effettivamente il carcere, Salis dovrà versare una cauzione. Secondo l’agenzia di stampa AGI, che ha parlato con uno dei suoi avvocati, questa cauzione dovrebbe ammontare a 40mila euro. Inoltre, il tribunale ha stabilito che, nel concedere la detenzione domiciliare, la donna dovrà indossare un braccialetto elettronico.

La notizia dei domiciliari a Salis è stata accolta molto positivamente sia dal Governo, specialmente tramite il ministro degli esteri Antonio Tajani, sia dai vertici di AVS, partito con cui è candidata, sia dai familiari: portavoce della famiglia è il padre Roberto Salis, monzese, che in questi mesi si è battuto per denunciare le condizioni della figlia in carcere e soprattutto per chiederne la sua scarcerazione. Oggi era a Monza, all’ospedale San Gerardo per un volantinaggio organizzato dai militanti di AVS.

Salis ai domiciliari: il commento di Arianna Bettin

Sui domiciliari a Salis a parlato anche Arianna Bettin, assessora alla cultura di Monza candidata anche lei con AVS. La notizia della concessione degli arresti domiciliari a Ilaria Salis è una splendida novità: è il primo, grande traguardo di una battaglia che continua – ha commentato Bettin. – Possiamo tirare finalmente un sospiro di sollievo e stringerci a chi, nel corso di più di un anno, ha cercato di aiutare la nostra concittadina, a partire dalla sua famiglia. Un impegno quotidiano e instancabile, condiviso anche da Alleanza Verdi e Sinistra, che è stato fondamentale per difendere Ilaria, in Ungheria come in Italia. In questi mesi ai danni di Ilaria Salis sono stati sollevati attacchi violenti e accuse infondate, senza che potesse controbattere in alcun modo. Un comportamento inaccettabile anche e soprattutto da parte di rappresentanti delle istituzioni, che invece avrebbero dovuto aiutarla. Ma la battaglia di Salis non è terminata. L’Ungheria di Orbán continua infatti a trasgredire i principi fondanti dell’Unione Europea, a partire dalla garanzia dell’indipendenza della magistratura e del diritto a un equo processo. Finché non verrà rimpatriata, non potremo dirci soddisfatti: per questo bisogna continuare a sostenere la sua candidatura al Parlamento Europeo con Alleanza Verdi e Sinistra. Salis rimane un simbolo di una questione più grande: bisogna continuare a parlare della violazione dei diritti dei detenuti, in Ungheria e in altri Stati europei, a partire dall’Italia.

bettin e salis
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