“Uniamoci contro le guerre”, il corteo colorato della marcia della pace a Desio

Venerdì sera, nonostante il maltempo, tante persone hanno partecipato alla marcia della pace promossa da Desio Città Aperta, la comunità pakistana, i missionari e laici saveriani con la collaborazione delle scuole.
La pioggia non ha fermato il corteo colorato che venerdì sera, nonostante il maltempo, ha attraversato le vie del centro di Desio. Tante persone hanno partecipato alla marcia della pace, promossa dall’associazione Desio Città Aperta, l’associazione culturale pakistana Minhaj Ul Quran, i missionari e laici saveriani, la scuola di italiano per stranieri e Azione Cattolica, in collaborazione con le scuole cittadine, gli istituti comprensivi Tolstoj, Prati e Agnesi e col patrocinio del comune di Desio. “Facciamo pace, uniamoci contro le guerre” il titolo di questa ventiduesima edizione, presentata e gestita quest’anno da alcune studentesse e studenti del liceo Majorana, coinvolti in un progetto di dialogo interreligioso.

Solidarietà a chi vive in un Paese in guerra
“Mai come in questo momento diventa necessario unirsi per dire basta alle guerre, basta alla corsa alle armi, basta all’odio, alla violenza, all’intolleranza. Sì, invece, alla pace, al rispetto, al dialogo, all’amicizia” hanno detto i ragazzi all’inizio della manifestazione, davanti al municipio. Alcuni dei partecipanti hanno tenuto in mano per tutta la marcia dei cartelli con i nomi dei Paesi in guerra. “Purtroppo nel mondo in questo momento ci sono tanti Paesi in guerra, tanti popoli martoriati, tanti innocenti uccisi e costretti a soffrire, compresi i bambini. Questo evento è anche il nostro impegno di solidarietà verso le popolazioni che vivono situazioni drammatiche”.

La numerosa presenza dei pakistani
Particolarmente numerosa la presenza di pakistani, sia uomini e donne che bambini. A dare il benvenuto iniziale, insieme ai ragazzi del liceo, c’era anche una ragazza pakistana. “Noi siamo qui stasera per dire che un’altra via è possibile. Lo dimostriamo e lo abbiamo dimostrato nel nostro piccolo in questi anni e continueremo a farlo anche stasera camminando per le strade della nostra città, fianco a fianco, persone di età, origini, culture e fedi diverse. Vogliamo fare pace, vogliamo unirci contro le guerre. Iniziamo dal nostro piccolo, dalla nostra realtà quotidiana, mantenendo sempre lo sguardo e il cuore aperto all’accoglienza, all’amicizia, alla solidarietà, al desiderio di andare incontro all’altro”.

Le percussioni e la bandiera della pace
Il corteo ha attraversato le vie del centro, accompagnato dal suono delle percussioni di due musicisti africani, con le bandiere colorate della pace. A tutti i partecipanti sono stati consegnati anche dei piccoli arcobaleni di carta, realizzati dai bambini delle scuole. In piazza Conciliazione, i ragazzi hanno proposto un gesto semplice ma significativo: hanno chiesto alle persone presenti di abbracciarsi, possibilmente con chi non conoscevano. Nel frattempo, gli studenti hanno spiegato quello che, secondo loro, significa abbracciare un’altra persona.

L’abbraccio, un gesto universale di accoglienza
“Abbracciare è universale, nessun confine e nessuna barriera nè cambia il significato. Non serve parlare la stessa lingua per abbracciarsi, non serve nemmeno parlare. È un gesto silenzioso che esprime emozioni là dove le parole non sono sufficienti, dimostrando affetto, sostegno, consolazione, gioia e gratitudine. Abbracciare l’altro significa portare a contatto l’essenza di ognuno fino a provocarne l’unione. Un gesto di pace e di amore senza pari. Un abbraccio che simbolizza l’accoglienza di tutto ciò di positivo che gli altri hanno da darci, senza cercare di ‘combattere’ ciò che è diverso o che potrebbe essere considerato altro da noi”.
