Vietato calpestare i sogni, Nico Acampora e il Vescovo Raimondi riempiono l’auditorium di Desio

Pubblico da grandi occasioni all’auditorium del BancoDesio giovedì sera per ascoltare Nico Acampora fondatore di PizzAut e monsignor Luca Raimondi, Vescovo ausiliare. L’incontro, moderato dalla giornalista Elisabetta Soglio, è stato organizzato dall’associazione Ideeinscena.
Si sono ritrovati tutti a tavola. Non intorno al grande tavolo realizzato da Lorenzo e che sta nel ristorante di PizzAut a Cassina de Pecchi. Quello riservato a loro, a Nico Acampora, allo staff e a tutti i ragazzi, per la cena al termine del servizio. Quello che ha eccezionalmente ospitato il presidente Sergio Mattarella, in visita qualche mese fa. Il tavolo qui non c’è. Ci sono tre sedie nell’auditorium del Banco Desio che ospita la serata proposta dalla locale associazione di promozione sociale Ideeinscena, che si occupa di teatro e non solo. Una è per lui, Nico Acampora, il creatore di PizzAut, la prima pizzeria gestita da persone autistiche. Un’altra è per monsignor Luca Raimondi, Vescovo ausiliare della Diocesi di Milano, già prete a Desio dal 2000 al 2008. L’altra ancora è per Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera, per le cui pagine ha ideato e cura “Buone notizie, impresa del bene”.
Auditorium strapieno
L’auditorium è pieno, giovedì sera 16 maggio a Desio. Tutti a tavola. Non c’è un posto libero. La serata fa parte della rassegna “Idee, parole e vite” di Ideeinscena, che si propone di offrire occasioni di dialogo e confronto su tematiche del nostro tempo. Nico Acampora e monsignor Luca Raimondi dialogano, parlano di integrazione, di lavoro da garantire ai disabili, di quotidianità. Lo fanno con semplicità, con battute continue, punzecchiature e verità anche scomode, scavano e seminano nei cuori di chi li ascolta. Raccontano vite, elencano nomi, episodi, sollecitati da Elisabetta Soglio.
La nascita di PizzAut
Acampora racconta come è nata l’idea di PizzAut, perchè, quando, le enormi difficoltà incontrate, almeno fino alla partecipazione al talent “Tu si que vales”, che ha aperto qualche porta in più. “Fino ad allora il nostro progetto era dai più ritenuto irrealizzabile”. Dice del rapporto stimolante coi ragazzi e coi loro genitori: “Ci sono molte forme di autismo e non tutti possono raggiungere certi risultati. In Italia abbiamo 600mila persone autistiche: io ne ho assunte 41 e quando un genitore mi prega di assumere suo figlio e io non lo posso fare, sto male. Molte ditte, contravvenendo alle leggi, preferiscono pagare multe piuttosto che assumere disabili. Dobbiamo essere virulenti, portare il virus dell’occupazione nelle aziende che non assumono i disabili in grado di lavorare”.

L’amicizia col Vescovo Raimondi, l’incontro col Papa e Mattarella
Acampora sottolinea l’amicizia col Vescovo Raimondi: “Questi ragazzi – dice don Luca – sono più vicini a Dio di me. La nostra amicizia è nata da questa consapevolezza”. Torna all’esperienza in Vaticano accanto a Papa Francesco: “Quando il Papa davanti a me ha chinato il capo per farsi mettere il nostro grembiule, mi sono sentito morire, qui mi viene un altro infarto, ho pensato. E Leonardo, che si è sempre sottratto ai contatti fisici, si è messo a servire la pizza ai barboni. Era muto, non parlava se non coi genitori, e ha cominciato a prendere le comande, a San Pietro correva di qua e di là e si è lasciato prendere per mano da un clochard”. Ricorda la visita in ristorante del presidente Mattarella, piena di episodi ed aneddoti stampati nei loro cuori.
Vietato calpestare i sogni
“Vietato calpestare i sogni”, ripetono più volte, parafrasando il titolo del libro scritto a quattro mani proprio da Nico Acampora con Elisabetta Soglio, edito da Solferino e dal quale gli attori di Ideeinscena hanno tratto gli spunti per una rappresentazione originale dell’insorgere del progetto in Nico Acampora. “Mi avete commosso – ha confidato -. Abbiamo tutti bisogno di capire che i nostri sogni non possono essere calpestati. Noi buttiamo semi. Non sappiamo dove e quando germoglieranno”. Ricevono un vasetto pieno di piccoli cuori e mattoncini, ciascuno con una parola stampata sopra. Sono gli ingredienti – spiegano – per un impasto speciale, in grado di dare vita ad un mondo migliore. Ciascuno dei presenti in sala sente qualcosa di sé dentro il vaso. Qualcosa che la testimonianza di Nico Acampora e monsignor Luca Raimondi ha fatto lievitare.