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Le 4 donne misteriose di Monza: le storie che forse ancora non conosci

25 giugno 2024 | 14:15
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Le 4 donne misteriose di Monza: le storie che forse ancora non conosci

Dalla “sirenetta” di Monza, alla Giulietta brianzola, fino alla strega erborista. Alcune donne monzesi sono protagonisti di storie e leggende, le conoscete?

Monza. Con l’arrivo della bella stagione, le passeggiate nel Parco di Monza e i tour della città diventano un’attrazione irresistibile sia per i residenti che per i visitatori. Ma Monza non è solo una meta per ammirare la natura e l’architettura: è anche un luogo dove le storie e le leggende prendono vita, offrendo un modo diverso e affascinante di esplorare la città. Tra miti antichi e racconti misteriosi, le figure femminili che popolano queste narrazioni aggiungono un tocco di magia e curiosità, rendendo Monza una destinazione unica per chi desidera immergersi in un passato ricco di enigmi e avventure.

LE 4 DONNE MISTERIOSE DI MONZA

La giovane innamorata  di Monza che ricorda la Giulietta di Shakespeare

Come in tutti i luoghi mozzafiato che si rispettano anche nel Parco di Monza ci sono miti e leggende. E a proposito di leggende, una vuole che proprio dentro il parco vaghino due fantasmi: sono gli innamorati Rosa de’ Peregalli da Peregallo e Gian Guidotto de’ Lesmi da Lesmo, appartenenti a due famiglie rivali che vivevano nei loro castelli nella zona di Monza nel XIV secolo. La storia narra che dopo un fitto scambio epistolare avuto di nascosto, i due abbiano deciso di sposarsi clandestinamente con l’aiuto di un frate eremita a Santa Maria delle Selve. Sempre secondo la leggenda però, poco dopo Gian Guidotto sarebbe stato ucciso a pugnalate nel Bosco Bello da Guido de’ Peregalli, parente di Rosa. Di tutta risposta Rosa avrebbe perso la vita bevendo un veleno mortale datole da un parente del compianto marito defunto. Shakespeariano, no? Si dice che un’urna sepolcrale con una scritta in latino in ricordo della sfortunata coppia, fosse presente nel bosco fino al Settecento.

Il fantasma della regina Teodolinda

Secondo la leggenda, il fantasma della regina longobarda, che regnò a Monza fra il 570 e il 602 e fu responsabile della costruzione della basilica di San Giovanni, si aggiri per le strade della città. Molti cittadini l’avrebbero infatti riconosciuta nella zona di Piazza Trento e Trieste. Le indagini del National Ghost Uncover avrebbero eliminato ogni dubbio. Sembrerebbe che il nobile spirito di Teodolinda si sia materializzato più volte, fra il monumento ai Caduti e il Palazzo municipale – appena sotto le finestre dell’ufficio del Sindaco. Nobile e romantica, era forse in vena di serenate?

Da quanto riportato sul sito Milanofree.it, Massimo Merendi, presidente nazionale dell’associazione National Ghost Uncover – che si occupa di indagare su eventuali presenze ed eventi paranormali, con il quartier generale a Riccione, è giunto nella capitale brianzola per indagare ed approfondire la questione: tanto misteriosa quanto accattivante. Ecco quanto emerso:

“Alcuni hanno riferito di avere visto un’immagine sfocata” dice Merendi “Altri invece, sono stati più fortunati e hanno visto il fantasma a figura intera, vestita con una tunica bianca, ingioiellata e con qualcosa in testa che poteva sembrare una corona”.

L’associazione di Merendi avrebbe registrato 16 avvistamenti ufficiali del fantasma di Teodolinda, “Attenzione però” chiarisce Merendi “noi non siamo cacciatori di fantasmi come quelli americani. Il nostro compito è solo quello di registrare le eventuali segnalazioni e individuare il punto dove si sarebbero verificate le visioni, solo così si potrebbe escludere la presenza di campi elettromagnetici che potrebbero trarre in inganno”.

Mata Capina, la strega del Parco di Monza

Pare che Mata Capina fosse una donna enorme, vestita di stracci. Era solita passare da Monza trascinando con sé un grande carro carico di oggetti, ferri e cianfrusaglie fino alla sua tana: nel Parco di Monza. Si pensa che fosse una vera strega alchimista, capace di trasformare i segreti delle piante e dei fiori in potenti medicine guaritrici: era a lei che, di nascosto sotto i rami del bel bosco, i monzesi chiedevano le migliori cure per i propri figli, parenti e amici. Ma non è sola: per cercare la strega, le fate e il gigante, bisogna aspettare il 12 settembre, data di plenilunio lunare, e poi cercare con lo sguardo nel buio: appare da lontano, nell’ombra della notte, con il carro che arranca tra le foglie silenziose.

Di questa donna misteriosa se ne parla anche nel libro per bambini “Il mistero del quadro scomparso“.

Amira, la “sirenetta” di Monza

La leggenda narra che Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, fece costruire il suo palazzo a Monza, nei pressi di quella che oggi è Cortelonga. Nel palazzo, insieme a lui, viveva anche il nipote. Dagoberto, questo il nome del ragazzo, amava andare a cavallo nei boschi intorno alla città. In uno dei punti in cui il suo cavallo si rinfrescava bevendo, una rana saltò sulla mano del giovane per poi rituffarsi nell’acqua.

Questa scena si ripeteva ogni volta che Dagoberto e il suo cavallo si fermavano a ber fino a quando, in una notte di plenilunio, il giovane, sentendo un forte gracidare, si affacciò alla finestra della sua camera che dava sul Pratum Magnum, parte dell’attuale piazza Trento e Trieste, dove il corso di acqua da cui si abbeverava il cavallo scorreva. È proprio qui che vide tante rane disposte intorno proprio a quella piccola rana che incontrava sempre nelle sue uscite a cavallo. La rana, venne investita da un fascio di luce della luna, e si trasformò in una bellissima fanciulla che lo salutò e scomparve.

Fontana delle Rane Monza mb

Da quella notte Dagoberto aspettò alla finestra sperando nel ritorno della giovane. Intanto l’estate proseguiva e con lei la siccità che prosciugava completamente il fiumiciattolo facendo morire le rane. Dagoberto allora trovando la “sua “ rana la adagiò su una foglia e la sotterrò.

La notte fu squarciata da un violento temporale che improvvisamente, com’era iniziato, finì. Il giovane, allora, si affacciò di nuovo alla finestra e vide un raggio di luna colpire proprio il punto in cui poco prima aveva seppellito la rana, ora ricoperta dall’acqua del temporale.

Ed ecco spuntare ancora la bellissima fanciulla che camminando sul raggio lunare raggiunse Dagoberto alla finestra sussurrandogli: “grazie di avermi aiutato: sono Amira la principessa delle rane ed ora debbo tornare nel mio regno”. Lo baciò e scomparve.

Ancora oggi, che lo stagno è scomparso, in centro Monza la storia è ricordata da una bella fontana che raffigura la principessa Amira, circondata dalle sue amiche.