Attualità

Da Meda parte la manifestazione per dire stop al massacro di studenti in Bangladesh

Attualmente Babar non riesce a mettersi in contatto con la moglie e i tre figli a causa degli scontri violenti: internet e connessioni telefoniche infatti sono bloccate.

Babar manifestazione Bangladesh
I manifestanti

Meda. Si è svolta domenica mattia, 21 luglio, la manifestazione di alcuni cittadini bengalesi a Milano per dire stop al massacro di studenti in Bangladesh. Un’iniziativa voluta da Babar, cittadino medese originario proprio del Bangladesh che, venerdì 19 luglio aveva raccontato a noi di MBNews la drammatica situazione che in questi giorni sta tenendo sotto scacco il suo Paese. Non solo, i violenti scontri, degenerati negli ultimi quattro giorni, hanno creato un blocco totale: connessioni telefoniche e internet sono infatti state tutte tagliate e Babar, a Meda da oramai 27 anni, non riesce più a mettersi in contatto con la moglie e i tre figli.

DA MEDA A MILANO PER DIRE STOP AL MASSACRO DEGLI STUDENTI IN BANGLADESH

“Non riceviamo informazioni adeguate su ciò che sta accadendo nel nostro paese – commenta il medese – Secondo diversi giornali internazionali, centinaia di persone sono morte (maggior parte studenti universitari, ma ci sono anche ragazzi minorenni che frequentavano le superiori) nelle violenze scoppiate da martedì a ieri, ed altri migliaia sono rimasti feriti”.

Cosa sta succedendo in questo periodo in Bangladesh? “La richiesta degli studenti è quella di riformare le quote nelle assunzioni del settore pubblico. Attualmente il 56% è per quota, di cui 30% ai nipoti di combattenti per la libertà nel 1971, e solamente il 44% per meritocrazia, cosa assurda per qualsiasi Paese! – spiega – Inizialmente il movimento era pacifico. All’improvviso, il Primo Ministro ha dato agli studenti il titolo offensivo di Razakar (oppositori della liberazione del 1971), cosa che ha fatto arrabbiare tutti gli studenti manifestanti. Ciononostante non si era ancora verificato alcun incidente spiacevole. Successivamente la polizia ha cominciato a sparare indiscriminatamente sugli studenti disarmati, e così una rabbia è scesa nelle strade”.

LE RICHIESTE

“Vogliamo giustizia per questi omicidi. Anche coloro che hanno provocato questo incidente dovrebbero essere perseguiti. Chiediamo giustizia anche per coloro che hanno incendiato strutture pubbliche e private con attacchi vandalici” – fanno sapere i manifestanti – I nostri militari lavorano nelle missioni delle Nazione Unite (UN) per gestire la pace di vari paesi del mondo. Noi voglia che loro lavorino per la nostra pace. Chiediamo pressioni da parte di governi amici e non e da UN per risolvere il problema definitivamente senza ulteriori vittime”

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