Diossina

Disastro Icmesa: 48 anni dopo, luci accese sul gesto eroico di Carlo Galante

Sfidando la nube tossica, il caporeparto dell'Icmesa Galante si precipitò nell'area dell'esplosione e azionò i dispositivi di raffreddamento.

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Elsa Galante, a destra, riceve dal prefetto la Medaglia d'Argento alla memoria del padre.

Girandola di emozioni per la signora Elsa Galante, figlia di Carlo Galante, il caporeparto che il 10 luglio 1976 si precipitò all’interno dell’Icmesa, ditta chimica di Seveso, pochi minuti dopo lo scoppio che sprigionò la nube tossica di diossina. E, con prontezza e coraggio, azionò i dispositivi che scongiurarono una tragedia di proporzioni ancora più ampie. Si avvicina a grandi passi l’anniversario di quel giorno che tutta Italia ricorda e di cui la famiglia Galante ha una memoria più intensa, tutta personale. In più, proprio pochi giorni fa, venerdì scorso, la brianzola ha ricevuto dalle mani del prefetto Patrizia Palmisani la Medaglia d’argento al Valor Civile alla memoria del padre, “sono la primogenita, per questo ho ritirato io la medaglia – ha commentato a fine cerimonia con i giornalisti – ma con me ci sono anche mia sorella e la moglie di mio fratello che purtroppo è venuto a mancare di recente”. Tre i figli di Carlo Galante, poco più che ragazzi nel 1976, che quella sera ascoltarono il racconto delle manovre di salvataggio dalla viva voce del padre, mentre il resto della Nazione le apprendeva dalla stampa. Quel 10 luglio Galante era a casa a pranzo quando il boato lo convinse che qualcosa di grave in ditta a Seveso era accaduto. La motivazione dell’onorificenza ripercorre quei minuti terribili e decisivi:  “con eccezionale coraggio e generoso altruismo, incurante della densa coltre di fumo tossico sprigionatosi, entrava nella zona dell’esplosione con indosso un respiratore e azionava le apparecchiature  dell’acqua di raffreddamento fermando così la combustione. Chiaro esempio di elette virtù civiche ed alto senso del dovere”. Un racconto che ha dato i brividi in sala, durante la cerimonia in Prefettura, malgrado siano passati 48 anni da quel giorno. Quella di Carlo Galante è una vicenda eccezionale che rischierebbe di passare sotto silenzio nella storia locale se non fosse per il riconoscimento dei giorni scorsi. Una cerimonia che, proprio come ha detto nel suo discorso il presidente della Provincia Luca Sant’Ambrogio, ha il merito di rendere visibili esempi straordinari che potrebbero non essere mai conosciuti.

 

Il passato della famiglia Galante e dell’Icmesa sono destinate a restare legate per sempre.  “A quei tempi erano tutti molto preoccupati e impegnati a gestire la situazione che si è creata dopo l’incidente – ha commentato la signora Elsa – e non c’è stato tempo per i riconoscimenti. E nostro padre non ha più parlato molto di quei giorni. Ma questa onorificenza oggi ci fa molto piacere”. Anche perché Elsa e i suoi familiari si sono impegnati per anni per portare alla luce il gesto straordinario del padre. Stringendosi tra la sorella e la cognata, Elsa Galante, con semplicità ma anche orgoglio, ha ripensato a papà Carlo: “non saprei dire se a spingerlo sia stato solo il suo coraggio o anche una parte di incoscienza, ma quello che ha fatto resta“. E quello che ha fatto è stato cambiare in meglio una delle pagine più nere della storia della Brianza.

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