Politica

Cosa vuol dire fare il consigliere provinciale? Intervista ad Alberto Rossi

MBNews intervista i consiglieri provinciali di Monza e Brianza sulle sfide e le priorità del territorio. Focus su Pedemontana e temi LGBT.

rossi

Monza e Brianza. Cosa vuol dire fare il consigliere provinciale? E cosa pensano i neo-eletti 16 consiglieri della Provincia di Monza e Brianza sulle sfide e le priorità del nostro territorio? La redazione di MBNews lo ha chiesto proprio a loro con una speciale serie di interviste (le trovate tutte qui). A seguire la nostra intervista al consigliere Alberto Rossi.

Speciale consiglio provinciale: intervista ad Alberto Rossi

Quale contributo e quali istanze intende portare in consiglio provinciale con la sua elezione?

Io sono fortemente convinto che la Provincia di Monza e Brianza debba ancora sviluppare una sua visione completa e una strategia compiuta a 360 gradi rispetto al ruolo che dovrà giocare in futuro. Siamo la seconda Provincia più piccola del Paese, la prima per densità abitativa, la prima per consumo di suolo. Tra le prime per rapporto produzione Pil/numero abitanti, per numero di imprese/numero abitanti, ma anche per inquinamento. Tante peculiarità che devono spingerci a sviluppare una visione di sistema per tornare ad avere un ruolo da protagonisti, costruendo un’agenda strategica che vada oltre le singole necessità dei Comuni e che individui aree di sviluppo insieme alle aziende, alle associazioni di settore, ai portatori d’interesse. Se noi non facciamo questo e continuiamo a inseguire un campanilismo provinciale che di volta in volta foraggia questa o quella esigenze siamo destinati a perdere le opportunità che l’area urbana compresa fra le più importanti aree lombarde sta generando. Le risposte ai grandi problemi che abbiamo davanti – ambientale, viabilistico, sociale, infrastrutturale, abitativo, solo per citarne alcuni – si trovano oggi su un piano che non è quello della singola amministrazione, ma del gioco di squadra, a prescindere dall’orientamento politico di questa o quella amministrazione. È il grande sforzo che dobbiamo fare tutti, e che nel piccolo – pur con un ruolo di minoranza – proverò a compiere insieme al gruppo Brianza Rete Comune.

 Quali sono le priorità della Brianza, a suo parere, e come il consiglio provinciale può contribuire a realizzarle?

In ragione di quello che dicevo prima, sono convinto che innanzitutto la priorità sia che la provincia sia davvero la “Casa dei Comuni”, un luogo in cui raccogliere le esigenze e metterle a fattor comune, e lo deve diventare ancora di più nei fatti, anche dando un ruolo sempre più centrale all’Assemblea dei Sindaci. In quest’ottica, la pianificazione urbanistica individuando funzioni capaci di tenere insieme sviluppo e solidarietà è centrale, così come deve restare al centro del nostro dibattito il tema dell’ambiente e della transizione ecologica ed energetica da coniugare con quello fondamentale del trasporto pubblico, su ferro e su gomma in un territorio in cui ogni giorno si registrano più di 1,5 milioni di spostamenti. E poi, vista le nostre radici e la nostra propensione a fare impresa, uno sguardo nuovo sulla formazione e sul lavoro, provando a cambiare i paradigmi e certe tradizioni innovando strumenti e interlocutori. Serve una grande alleanza in merito, e la Provincia può e deve giocare un ruolo ancor più da protagonista in merito.

Le elezioni provinciali sono elezioni di secondo livello, i cittadini probabilmente le percepiscono poco. Eppure il lavoro che si porta avanti in provincia ha ricadute su tutto il territorio. Come si può diminuire questa distanza tra voi consiglieri e i cittadini della nostra provincia?

 Io penso che la distanza fra politica e cittadini non riguardi solo la provincia e che non sia solo colpa dell’elezione di secondo livello. Certo, forse l’elezione diretta aiuterebbe, e, aggiungo, anche se forse in controtendenza, ulteriori fondi alle Province, il ripristino di una giunta che supporti il Presidente e magari anche un minimo gettone di presenza, perché si tratta pur sempre di lavoro e l’idea che la politica si faccia gratis è sbagliata, così come è sbagliata l’idea che si sperperi denaro pubblico con emolumenti. Fino al Governo Draghi, fare il Presidente della Provincia era nei fatti una attività di volontariato: ma non è serio, e non è questo – si è visto – che avvicina la politica ai cittadini. Detto questo, la mia esperienza in questi anni è che la distanza fra politica e cittadini si assottiglia quando si lavora bene e si garantisce alle persone un canale di ascolto costante. Non ci sono scorciatoie da questo punto di vista. La ricetta per me è semplice e complicata al tempo stesso: ascolto e lavoro.

Il Consiglio di Istituto del Liceo Banfi di Vimercate ha approvato un protocollo che consente alle persone interessate la possibilità di modificare il proprio nome anagrafico sul registro, nell’indirizzo di posta elettronica, negli elenchi e in tutti i trattamenti dell’istituto. Un provvedimento che di fatto favorisce l’autodeterminazione di genere. Una novità che ha fatto molto discutere e ha diviso. Lei che idea si è fatto? E’ favorevole?

Mi ha colpito la modalità di discussione e divisione in merito. Io ho toccato con mano in questi anni da Sindaco quanto certe contrapposizioni ideologiche (avvenute anche in questo caso) non sono “grandi temi”, ma “vite” di singole persone, con situazioni diverse da caso a caso. E a maggior ragione quando si tratta di minori, bisognerebbe parlarne con grande rispetto e tatto sottraendosi alla polemica politica, che è sempre fuori luogo in questi casi. È stata una scelta collegiale, decisa dal Consiglio d’Istituto, dedicata ai ragazzi e alle ragazze che hanno già iniziato ufficialmente un processo di transizione di genere, e che pone l’obiettivo di favorire un ambiente di studio sempre più inclusivo eliminando situazioni di disagio e di prevenzione delle discriminazioni. Questa scelta non è stata calata dall’alto, ma proposta dagli studenti: penso che noi dovremmo da un lato smetterla di discutere e dividerci, e dall’altro ascoltare di più quello che le storie di questi ragazzi e delle loro famiglie hanno da dirci. Se lo facessimo i toni sguaiati e spersonalizzanti con cui si commentano certe notizie cambierebbero, e ne gioverebbe una modalità di discussione più profonda e alta.

E’ Pedemontana il tema più divisivo in Brianza. Se da una parte c’è chi la vede come una grande opportunità per alleggerire il traffico e migliorare gli spostamenti, per altri il prezzo da pagare in termini ambientali è troppo alto. Lei che idea si è fatto? Reputa che Pedemontana sia un’opera da realizzare? O ormai è troppo tardi, perchè troppo suolo è già stato consumato?

Il mio gruppo Brianza Rete Comune si è espresso sul tema penso decine di volte, e su questo tema ho partecipato a una quantità enorme di incontri… allo stato dell’arte, sulle tratte B2 e C, il punto è provare a vedere se è possibile ancora ottenere miglioramenti su un’infrastruttura che colpirà significativamente il nostro territorio, e che penso avrebbe avuto ancora enormi margini di miglioramento, nel mitigare gli impatti. Molti Comuni interessati dall’arrivo di Pedemontana hanno chiesto con forza una serie di varianti che limitino gli impatti sui cittadini. Tra i mille temi che si potrebbero sottolineare ne cito solo tre. Il primo è il tema enorme della tariffazione così come preventivata: servirebbe la gratuità per la tratta B2 (provate a pensare a cosa comporterà per i nostri territori, per il traffico interno ai Comuni e per la SS36, la Milano Meda a pagamento!) e la sensibile diminuzione per la tratta C: non possono essere i cittadini a pagare, in tutti i sensi, la scelta di portare avanti così quest’opera. Il secondo è la priorità assoluta della Greenway, infrastruttura verde complementare e parallela, che avrebbe dovuto accompagnare la progettazione delle tratte B2 e C e che invece è stata posticipata. Il terzo è il sostegno ai Comuni della tratta D breve, che in tutti i modi stanno segnalando la loro contrarietà a questo progetto.

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