Cosa vuol dire fare il consigliere provinciale? Intervista ad Alessandro Rossini

MBNews intervista i consiglieri provinciali di Monza e Brianza sulle sfide e le priorità del territorio. Focus su Pedemontana e temi LGBT.
Monza e Brianza. Cosa vuol dire fare il consigliere provinciale? E cosa pensano i neo-eletti 16 consiglieri della Provincia di Monza e Brianza sulle sfide e le priorità del nostro territorio? La redazione di MBNews lo ha chiesto proprio a loro con una speciale serie di interviste (le trovate tutte qui). A seguire la nostra intervista al consigliere Alessandro Rossini.
Speciale consiglio provinciale: intervista ad Alessandro Rossini
Quale contributo e quali istanze intende portare in consiglio provinciale con la sua elezione?
Il mio contributo è strettamente collegato alle istanze di cittadini ed amministratori di diversi comuni della Provincia di Monza e Brianza relativamente all’opera Pedemontana (tratta b2 e c) nonché delle opere complementari che indubbiamente fanno sorgere diverse perplessità e quesiti sia per quanto concerne la fase di cantierizzazione dell’opera sia la fase di suo completamento e definitiva fruizione da parte degli utenti. Garantire due corsie per senso di marcia durante i lavori per evitare il congestionamento all’interno dei Comuni interessati e rafforzare un Trasporto pubblico locale già saturo nelle ore di punta (trasporto ferroviario e servizio su gomma) sono solo alcune delle criticità emerse. Come già accade per le tratte già completate A e B1, infatti, molti automobilisti per evitare di pagare il pedaggio, si riverseranno sulle vie interne – già congestionate – dei Comuni. Sul punto, poi, è in discussione la possibilità di esentare dal pedaggio coloro che non utilizzano la strada come vera e propria “autostrada” a lunga percorrenza limitandosi, invece, a spostarsi tra i comuni limitrofi. Inoltre, i 6km di tratta da Bovisio M.go a Paderno D.no probabilmente rimarrà l’unico tratto a 2 corsie per senso di marcia causando un effetto “imbuto” che potrebbe contribuire ad ulteriori rallentamenti. Ciò consegnerebbe ai cittadini una strada nuova, luccicante, ma che non risolve gli attuali problemi di traffico e congestionamento (ulteriore beffa: per il medesimo servizio di transito gli utenti potrebbero essere chiamati a pagare ciò che, ad oggi, è completamente gratuito). Unitamente all’Ufficio Territorio e Ambiente, già ampiamente impegnato sulle questioni sollevate, stiamo lavorando per dare risposte puntuali e concrete ai Comuni di Monza e Brianza facendoci intermediari e portavoce delle loro istanze affinché, a fine lavori, sia consegnata un’opera completa, scorrevole e più sicura.
Quali sono le priorità della Brianza, a suo parere, e come il consiglio provinciale può contribuire a realizzarle?
Innanzitutto, occorre una visione comune, che vada al di là degli schieramenti politici e di partito. Le materie di competenza della Provincia incidono su diversi aspetti della vita dei nostri concittadini e occorre una visione d’insieme per rendere efficiente e sostenibile il nostro futuro. Tra le priorità sicuramente la sostenibilità e la connessione delle opere viarie, strategiche e di trasporto pubblico locale tra cui occorre menzionare i prolungamenti delle Metro esistenti M2 verso Vimercate e M5 verso Monza e le metrotranvie Milano-Limbiate e Milano-Seregno nonché un sistema provinciale di mobilità dolce (sistema capillare di piste ciclopedonali che sarà presentato il prossimo 21 maggio ai 55 comuni di MB) capace di rinnovare in chiave “green” il nostro territorio. Il ruolo politico della Provincia è, soprattutto in tal caso, fondamentale per ridurre i tempi delle fasi decisionali e di realizzazione delle opere.
Le elezioni provinciali sono elezioni di secondo livello, i cittadini probabilmente le percepiscono poco. Eppure il lavoro che si porta avanti in provincia ha ricadute su tutto il territorio. Come si può diminuire questa distanza tra voi consiglieri e i cittadini della nostra provincia?
Bisogna tornare quanto prima alla elezione democratica e diretta dei membri della Provincia con un Presidente eletto, Consiglieri Provinciali eletti, una giunta e dipendenti sufficienti per garantire servizi ai Comuni e ai propri cittadini. Il tutto con decorosi stipendi che riconoscano dignità a tali ruoli. È infatti evidente che, “grazie” alla scellerata riforma Delrio, i fondi sono stati decimati ma le competenze relative a temi di enorme importanza, tra cui strade, scuole e tutela ambientale sono rimaste in capo all’ente Provincia. Per gli organi di governo, invece, è stata prevista l’elezione di secondo livello e ai loro componenti è stata tolta l’indennità, ripristinata per i presidenti (in formato ridotto) giusto un paio di anni fa. Il risultato: un misero risparmio per le casse dello stato e Province italiane sempre più in difficoltà e, ciò, delegittimando il cittadino dal poter contribuire attivamente alla dimensione politica della Provincia. Inoltre, andrebbe abrogato (o quantomeno ridotto all’osso) lo storno allo Stato delle entrate provinciali, attualmente pari al 50% del totale. Ciò permetterebbe ad ogni Provincia di poter investire sul territorio con un approccio a lungo termine e una programmazione delle spese correnti più efficace. Come diminuire la distanza tra cittadini e consiglieri provinciali? Sperare che l’attuale capo del Governo Giorgia Meloni metta mano – come promesso a seguito delle imminenti Europee – al “restauro” delle Province.
Il Consiglio di Istituto del Liceo Banfi di Vimercate ha approvato un protocollo che consente alle persone interessate la possibilità di modificare il proprio nome anagrafico sul registro, nell’indirizzo di posta elettronica, negli elenchi e in tutti i trattamenti dell’istituto. Un provvedimento che di fatto favorisce l’autodeterminazione di genere. Una novità che ha fatto molto discutere e ha diviso. Lei che idea si è fatto? E’ favorevole?
Premesso che in Italia, ad oggi, nessuna normativa di legge stabilisce un’età minima per il cambio di sesso per disforia di genere e che, pertanto, la regolamentazione della materia presenta indubbie lacune, personalmente sono contrario alla possibilità di permettere la transizione a livello fisico ad un soggetto minorenne che, seppur ben assistito a livello psicologico e medico, possa cambiare idea a distanza di qualche anno e pentirsi di una scelta spesso indotta da società, genitori ed educatori e potenzialmente irreversibile. Quanto all’utilizzo di un “alias”, il rischio è di rafforzare nei minori l’idea malsana di essere “nati nel corpo sbagliato”. Idee talvolta figlie di mere insicurezze emotive dovute all’età o ad un ambiente sfidante come lo è la scuola o, ancora, perché influenzati dall’ideologia gender sempre più assillante. A mio modesto parere la strada per favorire l’autodeterminazione di genere e la pari dignità umana non passa dall’imposizione di certi stratagemmi bensì dal buon senso e dalla condivisione. È noto, peraltro, che lo studente possa utilizzare un “alias” diverso solamente all’interno dell’Istituto scolastico ma non per i rapporti con l’esterno ove, per legge, occorre utilizzare l’identità anagrafica del soggetto. Una vera e propria doppia identità capace di destabilizzare ulteriormente un soggetto già fragile e, al contempo, mettere a rischio i rapporti di fiducia tra individui e la certezza delle relazioni umane.
E’ Pedemontana il tema più divisivo in Brianza. Se da una parte c’è chi la vede come una grande opportunità per alleggerire il traffico e migliorare gli spostamenti, per altri il prezzo da pagare in termini ambientali è troppo alto. Lei che idea si è fatto? Reputa che Pedemontana sia un’opera da realizzare? O ormai è troppo tardi, perché troppo suolo è già stato consumato?
Pedemontana è indubbiamente un’opera strategica che merita di essere realizzata per efficientare la viabilità lombarda laddove persegua i seguenti obiettivi: la maggior sicurezza degli attuali collegamenti viari, il decongestionamento del traffico nelle ore di punta, la creazione a latere di un progetto di riqualificazione paesaggistico-ambientale condiviso. Il consumo di suolo è una questione ormai da anni trasversale cui bisogna sempre tener conto ai fini progettuali e di realizzazione di qualsiasi grande opera, il tutto calibrando coscienziosamente il benessere e la prosperità della collettività con la tutela ambientale. Migliorando i collegamenti e la viabilità si favorisce l’accesso alle aree produttive e commerciali, si attraggono nuovi investitori e si creano nuove opportunità lavorative. Inoltre, si facilitano le interazioni tra le comunità, gli accessi ai servizi e la fruizione del tempo libero. Per non parlare dell’impatto a livello internazionale. Le grandi opere viarie, così come lo è Pedemontana, se progettate e realizzate con attenzione, possono rappresentare un importante motore di crescita e sviluppo per il territorio lombardo, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei cittadini e favorendo la competitività del sistema economico internazionale. La sfida è quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di mobilità e sviluppo da un lato e la tutela dell’ambiente e del paesaggio dall’altro. Tale opera può rivelarsi un esempio virtuoso in tal senso, laddove sia realizzata con lungimiranza e responsabilità.