La serata

“Dall’Himalaya alla Patagonia”, per i 125 anni del CAI Monza i Ragni di Lecco si raccontano

Dalle scalate sull'Himalaya alla Patagonia, tra aneddoti divertenti e momenti di profonda emozione i tre noti alpinisti dei "Ragni di Lecco" Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo sono stati ospiti presso la sede del Cai in via Rosmini, martedì 9 luglio, davanti a un numeroso pubblico di soci e appassionati.

Ragni di Lecco Cai Monza 125 anni
Da sinistra, Matteo De Zaiacomo, presidente dei Ragni, Matteo Della Bordella e Luca Schiera all'isola di Baffin

Monza. Passione, grinta, amore per l’avventura e soprattutto per la montagna. Il CAI Sezione di Monza è questo e tanto altro. Nel 2024 spente le 125 candeline. Un traguardo importante che la storica associazione brianzola ha scelto di celebrare in collaborazione con DF Sport Specialist attraverso una serata, martedì 9 luglio, dedicata all’alpinismo e alle sue eccellenze qui, sul nostro territorio: ospiti Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo, membri del gruppo alpinistico “I Ragni di Lecco“, nato nel 1946.

Ed è proprio sotto uno dei tendoni della sede del CAI Monzese, in via Rosmini, che un centinaio tra appassionati e soci si è ritrovato per ascoltare il racconto dei tre noti alpinisti lombardi, per la prima volta insieme davanti a un pubblico così numeroso: focus sulle più belle cordate fatte insieme, dall’Himalaya alla Patagonia, tra aneddoti divertenti e momenti di profonda emozione.

Ragni di Lecco Cai Monza 125 anni

“Quella di Monza è una sezione anziana, per così dire, ma che negli anni si sta dimostrando piena di vita e progetti – ha commentato Antonio Montani, presidente generale del Club Alpino Italiano. “Fino a tre anni fa per me i tre relatori di sta sera erano dei miti, oggi posso considerarli degli amici. Abbiamo anche dei progetti insieme per il futuro. Sono molto orgoglioso del fatto che il Cai e l’alpinismo di punta, perchè Matteo, Luca e De Zaiacomo sono sicuramente il vertice dell’alpinismo italiano, organizzino e partecipino a serate come questa per parlare della montagna che amiamo e delle grandi avventure che ci regala.”.

Le prime avventure: la Patagonia e la Torre Egger

La mia avventura, per così dire, è nata a partire dalle montagne della Patagonia che sono state capaci, fin da quando ero solo un ragazzino appassionato di montagna, di accendere la mia fantasia – racconta Matteo Della Bordella, 40 anni, nato a Varese e il più esperto del trio. “Non avevo ancora esperienza ma sapevo che un giorno avrei voluto visitare queste guglie del Sud America. Così 15 anni fa, con Matteo Bernasconi che allora conoscevo a malapena, partii per scalare la parete ovest della montagna Torre Egger. Fu per me un battesimo del fuoco e il punto di svolta. Lui era più un gigante buono, riflessivo, io ero impulsivo e alla ricerca di avventure tanto che all’inizio non ero sicuro saremmo diventati grandi amici”.

Ragni di Lecco Cai Monza 125 anni

“All’inizio fu uno shock. Quando arrivammo sotto la Torre c’era un vento terribile. Abbiamo scavato una buca nella neve e siamo rimasti lì dentro dodici giorni in attesa del miglioramento delle condizioni meteo. Lì si creò, nonostante il fallimento finale, un’intesa tra noi. Il secondo anno tentammo ancora arrivando un pò più in alto. Il terzo sembrava quello decisivo ma a poco dalla cima un chiodo si staccò seguito dagli altri. Precipitai per diversi metri tanto che io e Berna rimanemmo appesi solo grazie a un ultimo chiodo. Uno di quei momenti che ti restano impressi tutta la vita. Dopo quell’esperienza vicina alla morte volevamo arrenderci, per tornare serviva qualcosa di nuovo: tornammo con Luca Schiera, all’epoca ventenne, e quella volta andò bene, dopo quattro giorni raggiungemmo la cima“.

La prima esperienza insieme del trio: scalata all’isola di Baffin

Nel 2014 Luca Schiera coinvolge Matteo De Zaiacomo e insieme decidono di recarsi nella regione del Karavshin, sulle montagne del Pamir Alai al confine fra Kirghizistan e Tagikistan. Lì, arrivati nella Ak Su valley, Matteo e Luca aprono una nuova linea di 700 metri su una delle principali pareti di granito, per poi dedicarsi ad alcune ripetizioni in libera e in velocità. Fra cui la celebre Perestojcrack: un’unica fessura lunga 800 metri sul Pik Slesova. Poi la prima esperienza insieme, presso l’isola canadese di Baffin che vede partecipe anche Matteo Della Bordella.

Ragni di Lecco Cai Monza 125 anni

“Sapevo soltanto di queste gigantesche pareti di granito, un luogo meraviglioso e isolato, complicato da raggiungere – esordisce De Zaiacomo, presidente dei “Ragni di Lecco”. “In quel caso organizzammo la spedizione insieme anche agli alpinisti Nicolas Favresse e Sean Villanueva. Per me, con ancora non moltissima esperienza, fu un sogno. L’ambiente era così ostile che raggiunto l’ultimo luogo abitato ci diedero anche due fucili per difenderci da possibili attacchi di orsi. Credo proprio che non saremmo sopravvissuti in quel caso (ride). Arrivammo alle pendici del Sam Ford Fjord, la parete che volevamo scalare. Dopo un primo studio inziammo a salire, dormendo e mangiando appesi sulla parete. Tra le cose bizzarre che ci vennero in mente? Quella di portarci alcuni strumenti musicali. Io portai il violino e lo suonai anche”.

“Durante quella scalata naque un po la nostra amicizia e si rinsaldò il nostro legame, fondamentale negli anni a venire. Col fatto che le giornate in quell’area e in quella stagione non finivano mai, praticamente scalammo giorno e notte. Fu bellissimo e impegnativo”.

La storica impresa: l’Himalaya e la parete del Bhagirathi IV

“Le pareti dei Bhagirathi erano pareti famose, scalate da numerosi alpinisti. Bhagirati IV però non era ancora stata scalata – racconta De Zaiacomo. “Per quell’impresa che ci propose Matteo dopo il primo tentativo fallito capii che non bastavano i soliti porta fortuna che mi dava mio padre prima di partire, così decisi di invitarlo con noi. E ha funzionato. Il primo tentativo lo facemmo appunto nel 2015 ma raggiunta quasi la cima, a causa un pò del freddo un pò della particolare roccia firabile che forma quasi un cappuccio sulla cima dopo il granito, la scisto, dovemmo scendere e arrenderci dopo un mese di tentativi. Ci eravamo ripromessi che non saremmo più tornati poi nel 2019, dopo quattro anni, decidemmo di tentare ancora“.

Ragni di Lecco Cai Monza 125 anni

“Rimanemmo lunghe giornate al campo base, alla fine del periodo ci decidemmo di scalare. E di farlo in giornata o in al massimo due giorni – prosegue Matteo Della Bordella. “Una cosa folle ma riuscimmo. Adottammo una strategia diversa, alleggerendo il carico, riducendo i pesi e muovendosi più velocemente con meno pause. Partimmo di notte poi passò il giorno seguente e arrivammo alla sera, alle ultime luci, allo scisto, la parte forse più difficile. Andò tutto bene e guadagnammo il pendio sommitale. Fu una soddisfazione inaspettata e incredibile. Sicuramente uno dei nostri più grandi successi che simbolicamente raccoglie anni e anni di esperienza“.

“Mio padre fu fondamentale – conclude De Zaiacomo. “Quel giorno, quando tornammo al campo base dopo essere scesi dall’altra parte, ricordo il caloroso abbraccio che ci diede, a tutti e tre. Per ore intere non aveva più saputo dove fossimo, se ce l’avessimo fatta un meno. Fu davvero l’abbraccio di un padre che ha ritrovato vivo suo figlio. Una gioia indimenticabile”.

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