Disastro Icmesa: i racconti di chi c’era e oggi teme l’intervento di Pedemontana

10 luglio 2024 | 16:07
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Disastro Icmesa: i racconti di chi c’era e oggi teme l’intervento di Pedemontana
Carla Sironi, giovane donna ai tempi del disastro Icmesa.

“Andai in vacanza in Puglia, il titolare del campeggio voleva mandarmi via perché ero di Seveso. Aveva paura che io mettessi tutti in pericolo”.

Carla Sironi, 82 anni, abita da tutta la vita alla località Baruccana di Seveso. Era una giovane donna ai tempi del disastro Icmesa e oggi di quel giorno ha un ricordo filtrato dalla sua esperienza personale. Come tutti. “Ricordo che una vicina venne a dirci di non bere l’acqua e di non mangiare l’insalata e le verdure dell’orto – spiega – perché era inquinata. ‘Ma questa è diventata matta’, ha pensato allora mia mamma, perché la nube tossica non si vedeva e niente poteva farci capire la gravità di quel che era successo. Ma solo una decina di giorni dopo è successa una cosa che non dimentico. Mia madre era un’amante degli animali. Ha smesso di andare nel pollaio perché aveva tutte le galline con le croste intorno agli occhi”. La signora Sironi ricorda la paura di quei giorni e i mille divieti che il prete raccomandò in una riunione all’oratorio rimasta storica. Ammette che oggi, alla prospettiva che si metta mano ai terreni, “si rivive un po’ tutto” sapendo che sotto terra ci sono ancora macerie contaminate, “mobili, terra, polli morti”. Ma ripercorrendo quei giorni la vivace anziana prova anche la nostalgia per il tipo di partecipazione e condivisione che c’era nella cittadinanza negli anni ’70, “oggi siamo tutti diversi, più distaccati, non so perché”. Questo della partecipazione è un pensiero ricorrente, tra le persone che si sono presentate ieri, 9 luglio, al Bosco delle Querce di Seveso, fuori dalla riunione del Tavolo Permanente per la bonifica da diossina di Pedemontana. Un gruppetto di ambientalisti, in gran parte residenti delle zone vicine alle aree che verranno presto sottoposte alla bonifica di Pedemontana. Davide Biggi, uno dei membri del Coordinamento NoPed, aveva 12 anni ai tempi del disastro. “La paura che si movimenti terra e si alzino polveri che contengono diossina c’è – dice – di quei giorni ricordo il clima di timore ma anche di partecipazione collettiva, molta discussione, molte assemblee, molti incontri pubblici e molta più apertura anche dalle istituzioni”.

“La gente oggi si ricorda il Covid – racconta un altro residente che ieri sera si è presentato con i NoPed al Bosco delle Querce per contestare Pedemontana – tutto chiuso, le mascherine. Allora noi eravamo gli unici dentro a tutto questo e le persone ci guardavano in televisione, vedevano gente con le maschere e sembrava che fossimo tutti appestati. Questo è il ricordo che io ho da adolescente di quel periodo lì”. Un ricordo che oggi, mentre si attende di mettere mano ai terreni contaminati dalla bonifica di Pedemontana, si riaccende di una preoccupazione preventiva, “anche perché le decisioni qui vengono sempre prese in gran segreto e questo ci dà da pensare”.

La signora Sironi racconta di essere andata in vacanza in Puglia, sul Gargano, in quei giorni del luglio 1976, “ma quando hanno saputo che ero di Seveso, il titolare del campeggio voleva mandarmi via, aveva paura che potessi essere un pericolo per gli altri. Sono partita pochi giorni dopo, anche se per altri motivi. Ma una cosa è vera: sono andata avanti a lungo, come tanti altri, a sottopormi a continui esami di controllo che per fortuna mia sono sempre risultati perfetti”.