Arcore

Colpo di scena: arriva Di Pietro alla serata sul Dossier Mafia – Appalti

Il magistrato di Mani Pulite tra il pubblico in Villa Borromeo ad ascoltare il generale Mori e il colonnello De Donno autori del libro "La verità sul Dossier Mafia - Appalti".

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Antonio Di Pietro tra il pubblico.

Colpo di scena ad Arcore: alla serata del Comune sul Dossier Mafia – Appalti, spunta tra il pubblico Antonio Di Pietro. E’ successo ieri, 5 luglio, in Villa Borromeo, dove era in corso un incontro con gli autori Mario Mori e Giuseppe De Donno, rispettivamente generale e colonnello dei Ros dei carabinieri che circa 30 anni fa diedero il via a un’indagine che mise in relazione istituzioni, imprenditori e Cosa Nostra. E che incrociarono sul loro cammino personaggi del calibro di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e, appunto, Antonio Di Pietro. Il magistrato, icona della storia d’Italia per il suo ruolo in Mani Pulite negli anni ’90, si è presentato da solo nel pubblico, ha preso appunti tutta la sera e alla fine ha preso la parola per una domanda ai due autori. Sempre come una persona comune, al termine della serata si è alzato ed è tornato a casa. Eppure la sua domanda ha lasciato negli spettatori il suo peso: “sappiamo che che Filippo Salamone è una figura chiave – ha detto – e che ogni volta che si è provato a dimostrarlo tutto è stato bloccato. Nè io nè voi abbiamo potuto concludere la nostra inchiesta Mafia – Politica – Appalti. Ci siamo dovuti fermare. Nel momento in cui stavo per chiederne l’arresto, mi sono dovuto dimettere”. E la risposta del colonnello Del Donno: “a quest’ora probabilmente saremmo morti sia io che lei”.

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Il filone sul Dossier Mafia – Appalti, molto più ampio, è stato raccontato in diretta dai suoi protagonisti: il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno. Pubblico in religioso silenzio e sindaco Maurizio Bono in ascolto ammirato di fronte agli autori del libro uscito a novembre “La verità sul Dossier Mafia – Appalti”, che hanno raccontato i contenuti della loro indagine, divenuta un’informativa di importanza storica ma osteggiata e archiviata da una parte della magistratura di allora sulla quale il volume getta lunghe ombre. “Si era sempre creduto fino ad allora che politici e imprenditori fossero vittime di Cosa Nostra – ha raccontato il colonnello – costretti a fare delle cose contro il loro volere. Noi nella nostra informativa ribaltavamo completamente questo concetto, e sostenevamo che politici, imprenditori e mafiosi fossero soci in affari”. Appalti truccati in Sicilia, la posizione poco chiara del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il legame sospettato tra la morte di Borsellino e il dossier di Mori e De Donno, il mistero sull’agenda rossa del magistrato scomparsa dopo la sua morte sono alcuni dei passaggi narrati nella serata nella quale il pubblico ha ascoltato anche dal generale Mori il racconto della nascita stessa dei Ros, reparti operativi speciali dei carabinieri. “Gli uomini migliori che c’erano tra i carabinieri non potevano essere usati per casi di poca importanza come furti e rapine – ha ricordato il generale – l’Arma non era d’accordo, ma un forte sostegno in questa iniziativa lo abbiamo avuto da Giovanni Falcone e Francesco Cossiga. E il progetto ha funzionato”.

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