I NoPed fuori dal tavolo di Pedemontana sulla bonifica da diossina

Ambientalisti tout court, non si sono iscritti all’osservatorio e sono stati lasciati fuori dalla riunione di Seveso: fischi, striscioni e la richiesta di incontri pubblici.
Gli ambientalisti tout court del coordinamento NoPed contro Pedemontana sono rimasti fuori dal Tavolo Permanente sulla bonifica da diossina che si è tenuto a Seveso il 9 giugno. Hanno scelto di non partecipare già da mesi, contrari a qualunque tipo di collaborazione. Ma si sono presentati comunque al Bosco delle Querce in concomitanza con la riunione dell’osservatorio per un presidio, per raccogliere firme e per chiedere di assistere al confronto. Un confronto che vedeva al tavolo, invece, con ruolo attivo, il gruppo di associazioni ambientaliste, civiche e comitati della Tratta B2 che, pur contrari a priori all’infrastruttura combattuta per anni, hanno scelto di esserci, per vigilare ed “essere un monito”. E che, anzi, quell’osservatorio lo hanno chiesto e ottenuto. Qui si consuma la differenza tra due fronti ambientalisti che condividono gli obiettivi ma che hanno sfumature differenti rispetto alle azioni. Comunque sia, i NoPed, per lo più residenti della zona interessata dal disastro della diossina degli anni ’70, sono rimasti fuori. Il regolamento è rimasto fermo sulla rigida scelta delle porte chiuse. Perfino alla stampa. Da qui qualche fischio all’indirizzo dei vertici di Pedemontana, gli striscioni e le proteste. E i pupazzi ormai noti come spaventa ruspe. Oltre alla rinnovata accusa a Pedemontana di agire senza trasparenza.

Proprio questo, maggior trasparenza, avrebbe chiesto il coordinamento dei NoPed se fosse stato lasciato entrare alla riunione del tavolo con Pedemontana. Così ha dichiarato uno dei suoi portavoce, Davide Biggi (foto sotto). “Avremmo chiesto quello che è previsto dal piano di bonifica approvato da Pedemontana, cioè un incontro pubblico aperto alla cittadinanza sulla bonifica dei terreni contaminati e interessati dai cantieri. E’ secondo noi un obbligo previsto dal piano di bonifica ma anche un atto doveroso in questo territorio che ha subito quello che ha subito. E quel disastro successo 48 anni fa ha chiarito come invece sia importante che la popolazione sappia cosa succede su territorio in modo che sappia anche giudicare e difendersi”. Biggi, residente nella zona, aveva 12 anni quando successe l’incidente Icmesa, “ricordo il clima di grande paura ma anche di grande partecipazione, assemblee, incontri pubblici, più apertura da parte delle istituzioni che si misuravano con la popolazione, anche rischiando i fischi e le contestazioni. Oggi c’è una chiusura tutto campo”. Quello che provano i residenti che anche nel 1976 vivevano in queste aree, alla vigilia dei cantieri di Pedemontana, “è un brutto effetto: la paura che si movimenti terra e che si alzino polveri, è ovvio che vogliamo sapere bene cosa succede. Ma a noi non interessa essere al tavolo dei vip, vogliamo essere informati come cittadini”.

I NoPed della zona hanno intanto organizzato iniziative commemorative del disastro Icmesa fissate per l’11 e il 12 luglio. Il programma si trova sulla loro pagina Facebook.