Una campionessa si vede sicuramente dai suoi risultati, ma soprattutto dalla capacità di reagire alle delusioni. Perché se noi “comuni mortali” ci abbattiamo di fronte alle avversità e alle sconfitte, una fuoriclasse della scherma come Arianna Errigo trova nuove motivazioni. E, dopo essere stata eliminata ai quarti di finale del fioretto individuale femminile alle Olimpiadi di Parigi, non è andata molto lontana dal condurre l’Italia alla medaglia d’oro nel fioretto a squadre.
Alla fine per la schermitrice nata a Monza e cresciuta a Muggiò, insieme alle sue compagne Alice Volpi, Martina Favaretto e Francesca Palumbo, arriva un argento più che meritato. “TsunAry”, come è soprannominata per la propensione a chiudere gli assalti in modo deciso e rapido, si porta a casa la quarta medaglia alle Olimpiadi dopo l’argento individuale olimpico nel fioretto a Londra 2012, dove ha vinto anche l’oro a squadre e il bronzo, sempre a squadre, a Tokyo 2020.
LA FINALE
Nell’ultimo assalto della sfida contro gli Stati Uniti d’America, Arianna Errigo partiva da uno svantaggio di ben otto stoccate. In tre minuti la fiorettista monzese, alla quarta partecipazione alle Olimpiadi, sa di dover compiere un piccolo miracolo. Di fronte ha la giovane Scruggs, proprio colei che l’ha eliminata ai quarti pochi giorni fa.
La sana voglia di rivalsa, insomma, non può mancare. E, infatti, Errigo si avvicina fino a tre stoccate di differenza sul 39-42. Ci sarebbe ancora il tempo sufficiente per un recupero con sorpasso. Ma l’avversaria americana non cade nella trappola del panico. Con le ultime energie fisiche e psichiche la Scruggs mette a segno i punti che chiudono la finale del fioretto a squadre sul 45-39 per gli Stati Uniti d’America.
IL BILANCIO
Per Arianna, che nel suo palmares può già vantare tanti titoli mondiali ed europei e dal 2023 è mamma di due gemellini, Mirea e Stefano, molto probabilmente le Olimpiadi di Parigi, dove era anche portabandiera dell’Italia insieme a Giammarco Tamberi, sono state le ultime. Stavolta la schermitrice monzese, numero 1 del ranking mondiale del fioretto, 36 anni compiuti il 6 giugno, non ha molti rimpianti.
Basti pensare che anche nella gara a squadre la Errigo, con le sue calzature di colore diverso ai piedi, è stata tra le più continue e positive sin dai primi turni. Se ai quarti di finale l’Egitto, spazzato via 45-14 dall’Italia, era un avversario poco impegnativo, in semifinale il Giappone, una buona tradizione nel fioretto, è di tutt’altra pasta.
Arianne e compagne, comunque, partono forte e poi non hanno cedimenti fino al 45-39 che regala la finale e il sogno dell’oro. Il metallo vinto sarà invece l’argento, una medaglia che conferma le qualità della scuola italiana della scherma, la disciplina in cui il nostro Paese ha vinto più di tutti alle Olimpiadi.
L’ALTRA BRIANZA
Il ritorno a casa di Arianna Errigo non manda in sordina le speranze di altre medaglie per Monza e la Brianza. L’atletica, infatti, ha già fatto scoccare la sua ora. E domani, 2 agosto, tocca a Vladimir Aceti. Il ragazzo di origine russa, tesserato per le Fiamme Gialle e cresciuto sulla pista di Giussano, disputerà le batterie della staffetta 4×400 miste. In palio la finale del 3 agosto.
Per Filippo Tortu, velocista brianzolo cresciuto a Costa Lambro, una frazione di Carate Brianza, il momento di scendere in pista arriverà “solo” il 5 agosto. Nei 200 metri, la distanza a cui si è dedicato in maniera esclusiva negli ultimi anni, l’ex studente del Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza proverà a superare le batterie e la semifinale per puntare poi alla finale, in programma l’8 agosto, dove la medaglia è comunque un miraggio.
Per Tortu qualche possibilità in più di salire sul podio c’è nella staffetta 4×100 metri (finale il 9 agosto), dove lo sprinter brianzolo è campione olimpico ed europeo in carica. La Brianza potrebbe portare a casa una medaglia anche dal volley maschile con Yuri Romanò, opposto nato a Monza e cresciuto a Brugherio e dalla ginnastica ritmica femminile con le Farfalle che hanno il loro centro federale a Desio. Insomma, restate attaccati alla televisione.
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