Licenziamento collettivo alla Valli di Renate: i sindacati si oppongono

Entro la fine del 2024 verranno licenziati i 38 dipendenti della storica fabbrica renatese che chiude dopo 90 anni di attività. Una scelta irreversibile. Inutile l’incontro con i sindacati
Renate. La recente notizia della chiusura della storica fabbrica Valli di Renate, dopo 90 anni di attività, ha scosso non solo il settore del design industriale ma anche l’intera comunità locale. Il colosso svedese Assa Abloy, che aveva acquisito l’azienda nel 2008, ha comunicato la cessazione delle attività del sito produttivo, che si occupa della produzione di maniglie per porte e finestre, con l’intenzione di licenziare tutti i dipendenti entro la fine del 2024.
CHIUSURA FABBRICA VALLI DI RENATE: L’OPPOSIZIONE DEI SINDACATI
In risposta a questa notizia, le Organizzazioni Sindacali territoriali – Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil – hanno espresso una netta opposizione alla chiusura del sito produttivo. In un incontro con la Direzione aziendale presso Assolombarda a Monza, i rappresentanti sindacali hanno sottolineato l’importanza storica e sociale della fabbrica per il territorio di Renate e la Brianza. La chiusura dello stabilimento non solo priverebbe la zona di un’importante unità produttiva, ma avrebbe anche gravi ripercussioni sulle lavoratrici, i lavoratori e le loro famiglie.

“Il sito di Renate rappresenta un patrimonio significativo per la comunità locale e per il distretto storico della produzione di maniglie,” scrivono i rappresentati sindacali in un comunicato stampa congiunto , “La chiusura non solo minaccia i posti di lavoro ma impoverisce anche il tessuto economico e sociale della nostra regione.”
SCELTA IRREVERSBILE: SINDACATI E LAVORATORI PRONTI A COINVOLGERE LE PARTI POLITICHE
Nonostante le pressioni delle Organizzazioni Sindacali per trovare soluzioni alternative e garantire una transizione più dolce per i dipendenti, l’azienda ha ribadito la sua decisione di chiudere lo stabilimento, rifiutando di esplorare percorsi che potrebbero preservare i posti di lavoro. Questa posizione ha spinto i sindacati e i lavoratori a pianificare una serie di iniziative per coinvolgere le parti politiche e avviare un tavolo di confronto con l’obiettivo di trovare soluzioni che possano offrire nuove opportunità lavorative.
“Rinnoviamo il nostro impegno per proteggere le lavoratrici e i lavoratori coinvolti,” si legge nella nota. “La chiusura di uno stabilimento con un valore storico e sociale così rilevante non può avvenire senza aver esplorato tutte le possibili alternative.”