Cultura

Lorena Quarta, la poetessa che ama Monza e la Formula 1

E' stata da poco pubblicata la raccolte di poesie della monzese, e volontaria Enpa. Tra i suoi acrostici anche versi dedicati a Ayrton Senna e Lewis Hamilton

Lorena Quarta
Lorena Quarta con la sua cagnolina Scarlett

Monza.La simmetria dell’orchidea“. Questo il titolo della raccolta di poesie scritta da Lorena Quarta, monzese d’adozione, volontaria dell’ENPA Monza e Brianza e grande appassionata di Formula 1. Tra i suoi acrostici, infatti, anche versi dedicati a leggende come Ayrton Senna e Lewis Hamilton. Attraverso la sua poesia, Lorena ci guida in un viaggio tra emozioni e ricordi, in cui Monza e la Formula 1 giocano un ruolo centrale. Noi di MBNews l’abbiamo intervistata. Ecco cosa ci ha raccontato.

INTERVISTA A LORENA QUARTA

1. Partiamo dal titolo della sua silloge, La simmetria dell’orchidea. Qual è il significato di questo titolo e cosa rappresenta per lei l’orchidea, un fiore così particolare e ricco di simbolismi?
L’orchidea è il mio fiore preferito, mi affascinano i particolarissimi colori, la grande varietà di specie e soprattutto il fatto che, come dice il titolo della mia silloge, ha un asse di simmetria: tutto ciò che è simmetrico mi affascina, le simmetrie rappresentano un ordine che nel caos della vita mi fa stare bene. Scrivo versi dal lontano 1974, diciamo che per festeggiare il mezzo secolo di questa particolare ricorrenza volevo regalarmi un libro di poesie e ringrazio Eretica Edizioni per averlo reso possibile.

Lorena Quarta
la raccolta di poesie di Lorena Quarta

2. Ci ha accennato alla sua passione per la Formula 1, un interesse che ha influenzato anche alcuni dei suoi acrostici, dedicati a campioni come Ayrton Senna e Lewis Hamilton. Cosa l’ha ispirata a collegare poesia e sport automobilistico, due mondi apparentemente lontani?

Se torno indietro nel tempo e penso ad Ayrton Senna non posso fare a meno di pensare a quel tragico 1 maggio 1994 in cui ha perso la vita. Avevo già scritto delle poesie in ricordo di Ronnie Peterson, morto proprio a Monza nel 1978 e per Gilles Villeneuve, di cui ero una fan scatenata, scomparso a Zolder nel 1982. Con Ayrton, però, i versi non volevano venire fuori finché, non so nemmeno io perché, ho scritto le lettere del suo nome una sotto l’altra, ed è nato, senza volerlo, il mio primo acrostico.
Dopo quello ne sono venuti altri, tanti con famosi modi di dire in latino (come “Ad maiora” o “Homo homini lupus”) perché considero la lingua latina tutt’altro che morta. Il tifo per Lewis Hamilton, poi, mi ha dato modo di scriverne anche in inglese, uno con il suo nome e uno con il titolo di una famosa lirica della poetessa e attivista americana Maya Angelou, Still I rise, che guarda caso è anche uno dei tanti tatuaggi di Lewis…
Gli acrostici rappresentano un esercizio di scrittura che mi piace molto, così come i calligrammi, come quello che c’è sulla copertina del libro.

3. Monza è la sua città d’adozione e il circuito di Monza è un’icona mondiale per tutti gli appassionati di Formula 1. Che legame ha con la città e quanto Monza ha influenzato il suo percorso artistico?
Non sono di origine monzese perché nelle mie vene scorre il sangue del Sud da parte di mio padre (Sicilia, Puglia e Campania) e quello del profondo Nord da parte di mia madre, nata in un paesino al confine che ha fatto parte prima della provincia di Trieste, poi della Jugoslavia e ora si trova in Slovenia. Sono nata a Luino un po’ per caso per via del lavoro di mio padre, ma vivo a Monza dall’età di 9 mesi, qui sono cresciuta, ho fatto gli studi, mi sono sposata.
Mi sento a buon diritto, quindi, monzese di adozione e considero le passeggiate nel parco e nei giardini della Villa Reale insieme a Scarlett, la mia pointerina, una piacevolissima abitudine.

4. Parlando del Gran Premio di Monza appena concluso, come vive personalmente l’evento? Ha un ricordo particolare legato a una gara o a un pilota che le è rimasto impresso?
Adesso vivo le corse da telespettatrice, ma ho avuto la fortuna di frequentare l’autodromo tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90, ci ho praticamente passato la mia adolescenza tra Formula 1, Formula 3, 1000 chilometri. Allora era molto più facile avvicinare i piloti e se penso a un episodio particolare me ne viene in mente uno che ha per protagonista proprio Senna, accaduto nel 1988.
Allora avevo l’autografo di tutti i campioni del mondo, dal 1978 con Mario Andretti al 1987 con Nelson Piquet e quando quel fatidico venerdì avvicinai Ayrton per avere il suo, realizzai che, dal momento che era circondato da una marea di tifosi, non aveva alcuna intenzione di farlo. Mi venne in mente di dirgli “Ayrton, ho l’autografo di tutti i campioni del mondo, mi manca il tuo!” e lui, che ancora non lo era ma lo sarebbe diventato proprio quell’anno, mi guardò negli occhi e me lo fece subito! Gli avrò portato fortuna?

5. Ayrton Senna e Lewis Hamilton sono due figure iconiche, ma molto diverse tra loro. Cosa l’ha colpita di più di questi due piloti e cosa rappresentano per lei come fonti d’ispirazione poetica?
Ayrton era un poeta in pista, un mago della pioggia, ma aveva un lato privato che quasi strideva con il suo essere implacabile quando era nell’abitacolo, aveva un rapporto profondo con Dio e non si vergognava ad ammetterlo. La sua morte, in quel week end di Imola in cui è successo davvero di tutto, mi ha letteralmente sconvolto e mi sono allontanata dalla Formula 1 per diversi anni.
Lewis l’ho scoperto ancora prima che arrivasse in Formula 1: nel 2006 aveva esordito e vinto nella serie GP2, l’anno successivo sarebbe diventato il primo pilota di colore a sbarcare nella massima formula. Lui non è solo un pilota, per me uno dei migliori, è un personaggio a tutto tondo, che può piacere o meno: impegnato nel sociale, amante della natura e dei cani (una cosa che ci accomuna!), con mille altre passioni che vanno dalla moda alla musica. L’anno prossimo salirà sulla Ferrari e l’augurio che posso fargli è di far suo quell’ottavo titolo sfuggito nel 2021 ad Abu Dhabi.
Lewis non l’ho mai conosciuto personalmente e probabilmente mai succederà, ma la speranza è l’ultima a morire!

6. Nella sua raccolta esplora anche altri temi oltre alla Formula 1. Quali sono i temi principali che ha affrontato e che cosa spera di comunicare al lettore attraverso la sua poesia?
In quelle pagine ci sono tanti temi a me cari: il tempo che passa ma che dà anche modo di fare e di agire, la preoccupazione per un mondo che sta cambiando e non sempre in meglio, le mille sfaccettature dell’essere umano. Non scrivo poesie con l’intenzione di comunicare qualcosa, le mie sono sensazioni del tutto personali, ma se i miei versi suscitano emozione in qualche lettore non posso che esserne contenta.

7. Infine, quali sono i suoi progetti futuri? Sta già lavorando a qualcosa di nuovo?
Di professione sono una giornalista cinofila, ho collaborato con tante riviste del settore e scritto cinque libri sull’argomento, i cani sono la mia passione oltre che il mio lavoro, infatti sono anche volontaria presso la sezione ENPA di Monza e Brianza, occupandomi dell’ufficio stampa e del Progetto Famiglia a Distanza.
I prossimi progetti? Sto realizzando un glossario cinofilo, quanto a una seconda silloge poetica, chissà…

 

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