
Quella dei protesti è una realtà diffusa che interessa tantissime persone (fisiche e giuridiche), tanto che il loro ammontare supera i 242 milioni di euro. Un fenomeno particolare e articolato che è importante comprendere soprattutto nelle cause (per prevenirle), nelle conseguenze (per gestirle) e nei rimedi (per applicarli).
Cos’è un protesto
Il protesto è la conseguenza del mancato pagamento di un debito sotto forma di titolo di credito. Si diventa protestati, quindi, quando non si rispetta il pagamento di un assegno o un assegno circolare (bancario o postale), di una cambiale o di un vaglia (postale, circolare o cambiario). Essere protestato è, quindi, un atto formale per il quale una persona fisica o una persona giuridica (azienda) viene dichiarata inadempiente. Tale atto è emesso da un notaio o un ufficiale giudiziario e rientra all’interno del processo legale. L’atto di protesto viene notificato al creditore e registrato presso gli appositi registri pubblici.
Cause e conseguenze dell’essere protestato
La condizione del protesto si può verificare sostanzialmente in due casi: il debitore non paga il singolo titolo di credito o quando il titolo pagato viene rifiutato. In questi casi il creditore può procedere ricorrendo al cosiddetto atto di protesto. È una condizione che si verifica spesso per l’incapacità (più che per la mancata volontà) di pagare la rata di un mutuo, di un finanziamento o di un prestito personale.
Le conseguenze possono essere finanziariamente ed emotivamente importanti. L’iscrizione dell’atto di protesto nei registri della Camera di Commercio e nell’Elenco Ufficiale dei Protesti (che avviene solitamente entro 10 giorni dalla notifica dell’atto) determina una conseguenza negativa sul proprio punteggio di credito. Questo significa che nel caso di necessità sarà difficile (se non impossibile) ottenere in futuro ulteriori prestiti, anche aprire un conto corrente o richiedere una carta di credito.
Ci sono poi tutte le conseguenze, sia finanziare che emotive, legate al recupero forzato del debito. Trattandosi di un vero e proprio processo legale l’essere protestato può portare il creditore ad avviare l’azione per il recupero del debito che può comprendere sia la vendita forzata dei beni che il pignoramento dei conti bancari.
Come eliminare un protesto
Una volta ricevuto l’atto di protesto è necessario procedere su più fronti distinguendo la procedura per le cambiali e quella per gli assegni. Per le cambiali è necessario da una parte provvedere a definire un piano di rimborso con il creditore che ha tutto l’interesse di negoziare una soluzione. Parallelamente è necessario presentare apposita domanda alla Camera di Commercio per richiedere la formale richiesta di cancellazione del protesto. Come spiegato nel dettaglio su https://www.contoprotestatiservice.it/news/come-cancellare-un-protesto la cancellazione non è automatica né immediata.
Inoltre è importante valutare la tempistica entro cui viene pagato il titolo di credito che ha portato al protesto. Se il pagamento avviene entro 12 mesi si procede compilando il modulo e inviando la documentazione alla Camera di Commercio; se si superano i 12 mesi, invece, bisogna ricorrere al tribunale regionale competente per ottenere, previa presentazione di domanda, la riabilitazione con cancellazione del protesto.
Per gli assegni si ha la possibilità di evitare il protesto se si provvede al pagamento dell’importo dovuto entro 60 giorni dalla notifica del titolo di credito. Superati i 60 giorni si viene iscritti alla centrale rischi interbancaria (CAI) e anche pagato il titolo la cancellazione del protesto non è immediata. Anche in questo caso bisogna presentare istanza al tribunale competente.