Altro che America, le origini di Halloween esistevano già prima in Brianza

MBNews ha intervistato la professoressa di Briosco, Franca Pirovano, esperta conoscitrice di tradizioni in Brianza autrice del libro “Sacro, magia e tradizione in Brianza” per farci raccontare qualcosa di più sulla notte più spaventosa dell’anno. Era davvero così?
Briosco. Il 31 ottobre si festeggia Halloween. Una festa, come spesso si sente dire, che abbiamo “rubato” agli americani. Ma in realtà così non è. Anzi, è proprio il contrario. Questa celebrazione è nata prima in Europa: in Irlanda, sicuramente, ma anche in Brianza dove i Celti hanno vissuto per ben 500 anni. E sì, le zucche decorate e intagliate per la notte del 31 ottobre, tornando indietro di 50 o 60 anni, erano già un divertimento dei più piccoli. Quello che era diverso, era il senso di questa festività. A raccontarcelo la brioschese Franca Pirovano, professoressa ed esperta conoscitrice di tradizioni brianzole, autrice tra l’altro del libro “Sacro, magia e tradizioni in Brianza”.
La Brianza contadina e “Ul dì di mort”: la vera storia di Halloween
“Halloween nella società contadina pre-industriale era molto diversa da quella che conosciamo oggi – ci spiega la professoressa Pirovano – era la festa dell’ultimo frutto raccolto nell’orto, cioè la zucca, una vera ricchezza perché era molto resistente, finché non la si apriva. Ma c’è anche un’altra caratteristica: era anche il giorno del ritorno dei morti sulla terra”.
Halloween, infatti, come sottolinea ancora la professoressa: “significa letteralmente: vigilia dei santi. Questa festività quindi, nella cultura pagana, era legata unicamente alle condizioni climatico-agricole poi, con l’avvento del Cristianesimo, ha assunto un significato più religioso. Ecco perché oggi, il 1° novembre, anche capodanno Celtico (Samhain, ndr), i Cristiani celebrano la festa di Ognissanti”.
L’intaglio delle zucche e la processione per le vie del paese
Niente porta a porta per chiedere dolci, e niente spaventose maschere. “Quella che viviamo oggi è una banalizzazione del vero senso di Halloween – continua Pirovano – anche se, quando una festa porta a convivialità e socialità, è sempre giusta”.
Se avete figli, sicuramente vi sarà capitato di andare in uno dei tanti Pumpkin Patch sul nostro territorio, campi di raccolta zucche. Obiettivo, decorarle e intagliarle per la notte di Halloween. Ma perché si fa? Qualcuno, forse, conosce la storia di Jack O’ Lantern: Stingy Jack, un uomo astuto che ingannò il diavolo due volte, riuscendo a evitare sia il paradiso che l’inferno dopo la sua morte. Condannato a vagare eternamente come anima errante, Jack ricevette solo un tizzone ardente, che mise in una rapa scavata per illuminare il suo cammino. Questa tradizione fu portata in America dagli irlandesi, dove la rapa fu sostituita dalla zucca, diventando il simbolo di Halloween.

“In realtà anche in Brianza, nella cultura contadina, i bambini avevano l’usanza di decorare e intagliare la zucca e ci inserivano dentro un lumino – spiega la professoressa di Briosco – ognuno poi portava le zucche in una sorta di processione per le vie del paese perché in questo periodo dell’anno si creava una particolare congiunzione, una sorta di passaggio temporale, come un anello, che permetteva ai morti di tornare sulla terra. Il passaggio dei bimbi con le zucche illuminate, un gioco ovviamente per loro, era una sorta di omaggio, richiamo, ai defunti”.
E aggiunge: “Una volta il rapporto con i morti non era come quello che c’è adesso, non facevano paura, ma in realtà erano visti come spiriti di protezione, benvoluti. Ecco perché – conclude – alcuni poi mettevano la zucca con il lumino nel proprio campo. Un rito propiziatorio per proteggere il raccolto che sarebbe venuto dopo la stagione fredda”.
Insomma, quella che per noi e le nuove generazioni è conosciuta come la notte più spaventosa dell’anno, in realtà, nelle sue radici profonde, era una notte bene diversa: la morte non era qualcosa da scacciare, ma da richiamare.