Omicidio Chinnici, anni di denunce: dall’aria condizionata alle proprietà

Via Magellano non è ancora tornata alla calma: in città echeggia una storia di rancori mai sopiti, coltivati per anni tra carte bollate e scontri verbali
Nova Milanese. Via Magellano non è ancora tornata alla calma: in città echeggia una storia di rancori mai sopiti, coltivati per anni tra carte bollate e scontri verbali. Anni di accuse reciproche, avvocati, che hanno raggiunto l’epilogo più tragico: l’omicidio di Giovanna Chinnici,63 anni, raggiunta mortalmente dalla lama di un coltello. Ad infliggere i fendenti letali, secondo le indagini, il cognato Giuseppe Caputo, 62 anni, venditore di professione, e da mercoledì detenuto nel carcere di Monza, in attesa di chiarire al giudice per l’udienza di convalida dell’arresto i motivi che lo avrebbero portato a un gesto tanto drammatico.
Le prime denunce risalgono al 2013. Allora si trattava solo di ingiurie, minacce e accuse reciproche per piccole lesioni, un mosaico di scontri familiari divenuti ben presto cause civili e battaglie legali che coinvolgevano Caputo e i suoi parenti acquisiti. I vicini lo accusavano di aver reso la convivenza impossibile nella piccola palazzina, mentre Caputo sosteneva con ostinazione di “essere costretto a vivere al freddo” per colpa dei suoi vicini di casa.
Lo stesso David, figlio di Caputo, ai microfoni dei giornalisti ha spiegato come il padre “non volesse vederli soffrire a causa di quel condizionatore“.
La furia omicida del 62enne sarebbe scatta alle ore 13 quando il suo destino si è in un primo momento incrociato con quello della nipote, figlia di Giovanna. Alla base della discussione tra i due ci sarebbe un parcheggio: fatto sta che Caputo avrebbe estratto il coltello colpendola superficialmente. Ma le urla erano tali da far correre la signora Chinnici per le scale dove ha trovato la morte. Due fendenti l’hanno colpita al petto.
Ora, mentre Caputo si trova in isolamento, rimuginando sui contrasti e le frustrazioni che per anni hanno caratterizzato la sua convivenza in via Magellano, la sua difesa si interroga su possibili spiegazioni. “Continui dissidi, provocazioni e uno stato di sofferenza emotiva lo avrebbero portato alla reazione violenta” spiega l’avvocato Casiraghi. Sabato, davanti al giudice, Caputo sarà chiamato a rispondere di omicidio volontario e tentato omicidio aggravato dallo stato di parentela, ma potrebbe emergere un’ombra inquietante: l’ipotesi di premeditazione che non sarebbe stata ancora esclusa.