Nova Milanese, trasferito in psichiatria dopo l’omicidio della cognata

Giuseppe Caputo, 62 anni, accusato di aver ucciso la cognata, Giovanna Chinnici, in un impeto di violenza che ha sconvolto la comunità di Nova Milanese, è stato trasferito nel reparto psichiatrico Villa Serena.
È una vicenda intrisa di dolore e sconcerto quella che si sta consumando a Nova Milanese. Giuseppe Caputo, 62 anni, accusato di aver ucciso la cognata, Giovanna Chinnici, in un impeto di violenza che ha sconvolto la comunità di Nova Milanese, è stato trasferito nel reparto psichiatrico Villa Serena. Dopo l’arresto, Caputo ha subito un grave crollo emotivo, tanto da far ritenere necessaria una valutazione specialistica e l’interrogatorio con il giudice per le indagini preliminari, previsto per la mattinata di sabato, è stato rinviato.
Venerdì è stata eseguita l’autopsia sul corpo di Giovanna Chinnici. I medici legali hanno rilevato segni di una violenza estrema: diversi colpi inferti con precisione anche alcuore. Un attacco che non ha lasciato scampo.
La convalida del fermo è arrivata rapidamente da parte della Procura, che tuttavia ha riconosciuto l’impossibilità di interrogare l’uomo in questa fase delicata, rimandando la decisione al miglioramento delle sue condizioni di salute mentale.
La comunità attende con tristezza la data dei funerali di Giovanna.

L’OMICIDIO
Un dramma familiare culminato in una violenza efferata. Giuseppe Caputo deve rispondere diomicidio volontarioper aver ucciso la cognata Giovanna Chinnici, 63 anni, e di tentato omicidio nei confronti della nipote, di 28 anni, e di stalking per le ripetute liti. La tragedia si è consumata mercoledì pomeriggio, quando Caputo ha accoltellato la donna mentre cercava di difendere la figlia, durante una lite scoppiata nel loro condominio di via Magellano.
Secondo le prime ricostruzioni, la palazzina in cui abitavano da anni le famiglie era teatro di una lunga serie di tensioni e dissidi, che avrebbero portato al tragico epilogo. Non si è sottratto ai microfoni dei giornalisti il figlio dell’indagato: “Continuavano a farci soffrire con i condizionatori a gettare freddo in casa. Una persona trattata in questa maniera poi reagisce, anche se nel modo sbagliato. Purtroppo è così. Noi soffrivamo, mio padre non riusciva a vederci soffrire. Ha fatto una cosa sbagliata. Il parcheggio non c’entra niente. I litigi andavano avanti da circa 5/6 anni. Mia madre mi ha detto che si sono incontrati per le scale, ancora non si è capito da dove è uscito questo coltello“.
Nega tutto una delle sorelle della vittima che ha parlato apertamente di “stalking subito dalla famiglia Caputo”, descrivendo un “clima di ostilità che si protraeva da anni”. E sulla vicenda dei condizionatori risponde: “A casa vostra accendete i condizionatori e si raffredda la casa del vicino? Esiste uno cosa del genere?”.