Il vecchio torchio in Brianza che rinasce a nuova vita dopo anni di abbandono

Tesoro nascosto e di rara bellezza che racconta la Brianza che fu. Oggi, il vecchio torchio, è pronto ad accogliere ed ospitare eventi e mostre come spazio polifunzionale
Appena fuori dalla provincia di Monza e Brianza, ci troviamo nel lecchese, precisamente a Missaglia, nella vicinanze della splendida Villa Sormani. È qui che, per anni, tra polvere e ragnatele, si celava un piccolo gioiello storico, culturale e architettonico: un vecchio torchio, tesoro nascosto e di rara bellezza che racconta di un mestiere antico radicato in Brianza, legato alla viticoltura e alla torchiatura dell’uva. Questo grande spazio, un tempo abbandonato e utilizzato come deposito, viene riconvertito in un ambiente polifunzionale dedicato a eventi e mostre.

Il progetto di riqualificazione del vecchio torchio in Brianza
Passato e presente convivono in armonia grazie a un progetto di rinnovamento e valorizzazione degli spazi, frutto del lavoro dei creativi Francesco e Paolo Manzoni dello studio a25architetti. “Più si esaminavano le murature, più diventava evidente come la storia dell’edificio giocasse un ruolo fondamentale per il progetto” — spiegano. “Lo spazio anticamente era a cielo aperto, senza alcuna copertura, e le finestre affacciavano su una corte-giardino interna. Successivamente, l’area fu chiusa con una nuova muratura sul limite della strada e un tetto, costituendo un nuovo edificio addossato ai volumi interni.”
Un luogo che racchiude molte storie: quelle di chi l’ha vissuto, quelle di un’epoca, quelle di una Brianza che ora non c’è più, ma che alimenta le radici del nostro territorio. Oggi, a seguito dell’intervento, il vecchio torchio è pronto ad accogliere ed ospitare eventi e mostre.

“Sono ben visibili gli intonaci di quelle che un tempo erano le pareti esterne dell’edificio, gli elementi lignei dei ballatoi, le pietre lavorate per l’innesto di mensole e travi” — sottolineano. “Le stratificazioni presenti in maniera differente sulle murature, anziché scomparire dietro uno strato di nuovo intonaco o essere rimosse, sono lasciate visibili a raccontare la storia e i differenti usi nel tempo dello spazio.”
Il progetto di rinnovamento e valorizzazione
“I materiali aggiunti sono stati scelti per la loro “leggerezza”. Una pavimentazione in cemento definisce una nuova stratificazione, si affianca e allo stesso tempo si allontana dalle murature, seguendo l’andamento irregolare della pietra dei muri e formando uno scuretto a demarcazione tra nuovo e l’esistente” — dicono i due architetti. “Il pavimento in cemento costruisce un nuovo livello chiaro e definito dal quale emergono elementi costruiti artigianalmente, molto esili in rame, che staccandosi anch’essi dalle murature definiscono l’illuminazione dello spazio. La riconversione del vecchio torchio è stata un atto di equilibrio tra autenticità e minuziosi innesti, cercando di conservare l’atmosfera e l’identità di un luogo che conserva nascoste tracce di storia vissuta, origine della nostra identità.”
