Bluemers fiorisce ad Agrate: ecco il progetto che abbraccia a 360° l’autismo

Bluemers è stato presentato ieri, 13 novembre, nell’auditorium della biblioteca di Agrate Mario Rigoni Stern.
Affrontare le difficoltà che una sindrome come l’autismo pone con l’aiuto di specialisti, sbocciare poco a poco e fiorire come un bellissimo fiore. Sono un po’ questi i binari su cui scorre Bluemers, il nuovo centro clinico riabilitativo e incubatore scientifico per autismo di Agrate.
Ad aprire la mattinata nell’auditorium Rigoni Stern il sindaco di Agrate, Simone Sironi: “Per me è un onore accogliere ad Agrate questa iniziativa molto importante per l’intero territorio e merita la massima attenzione delle amministrazioni comunali. Questo progetto si sviluppa a 360°: si occupa non solo dei ragazzi ma dà sostegno anche famiglie. Questa nuova esperienza, che parte proprio sul nostro territorio sono convinto che farà fiorire l’intera comunità Agrate.”

Cos’è Bluemers
Bluemers, dicevamo qualche riga sopra, è un centro clinico-riabilitativo e incubatore scientifico che risponde alle difficoltà poste dall’autismo a ragazzi e famiglie da un punto di vista medico, riabilitativo, abilitativo e di ricerca.
Alla base del centro agratese c’è Lucia Fumagalli, psicologa e analista del comportamento. “Il nome nasce da un articolo di Cristina Fontaine – ha spiegato Fumagalli. – Chiamava bluemers alcuni pazienti in una condizione iniziale di svantaggio che però poi presentavano una crescita molto più rapida rispetto ai compagni. Blue riprende il colore dell’autismo, mers quello che mettiamo noi in campo.”
Il punto di forza del centro brianzolo è l’interconnessione tra i vari specialisti le cui diverse competenze permettono di costruire un percorso ad hoc e flessibile su misura per il paziente.

L’autismo in Italia oggi
1 persona su 77 persone in Italia è autistica, negli Stati Uniti 1 su 33. Numeri che meritano una riflessione e che sono in continuo aumento. Ciò significa che in ogni ambito c’è un’alta probabilità di incontrare una persona con sindrome di autismo.
“Uno potrebbe chiedersi, viste le premesse, perché ci buttiamo in una battaglia che non ha vittoria – ha aggiunto Laura Villa, neuropsichiatra infantile . Noi ci impegniamo perché questo progetto abbraccia più aspetti relativi all’autismo, dalle famiglie ai problemi motori, alle relazioni. L’autismo non sta da solo, può stare con il linguaggio, con difficoltà motorie, umorali. È una sfida da raccogliere per una possibilità di inclusione. Stiamo facendo un tentativo per concedere a questi bambini di scegliere.”

Siamo di fronte a persone che hanno un dono – ha aggiunto Beppe Fumagalli, finanziatore del progetto -. Davanti a questo credo ci debba essere sempre una risposta. È un progetto non per caso, ci sono al suo interno persone con grandi competenze ottenute con studi e anni di lavoro. Oltre alla competenza che resta primaria, penso che dove c’è la fortuna di avere risorse economiche sia bene fare in modo che vengano messe a favore della comunità.”
L’approccio di Bluemers
Bluemers propone un approccio Taylor made basato su tre pilastri. Un centro di riabilitazione in grado di seguire il paziente, la sua famiglia e il contesto allargato offrendo un servizio su misura. Un centro di abilitazione dove il paziente mette in pratica quello che impara, e il centro di ricerca che è il filo rosso di tutte le attività, diviso sulle tre componenti ricerca di base, clinica e applicata che dà spunti per l’attività presente e futura.
L’importanza dello sport
Al fianco di Bluemers c’è anche Vero Volley, realtà simbolo non solo sportiva ma anche di impegno sociale. “Si parla sempre più spesso delle competenze che i giovani devono avere – ha continuato Alessandra Marzari, presidente del Consorzio. – Penso che spesso manchino le competenze verso le persone e quello che posso dare. Qualsiasi attività sportiva migliora l’attività evolutiva dei bambini, migliora la loro interpretazione della realtà.”
Vero volley da sei anni ha una squadra, No Limits, che comprende circa 40 ragazzi autistici e con sindrome di down. Un’esperienza partita come sfida che si è rivelata straordinariamente utile. “Un gioco difficile come la pallavolo sembrava impraticabile per loro e invece con pazienza e tempo siamo riusciti a fare un buon lavoro. Noi con Bluemers vogliamo continuare il nostro impegno nella responsabilità sociale. Credo che Lucia appartenga a quella categoria di donne a cui penso sia giusto lasciare spazio nel mondo e sono tranquilla di farlo.”

Venerdì 15 il primo giorno di scuola per Bluemers con l’accoglienza del paziente. “Inizialmente apriamo in forma completamente privata – ha chiuso la fondatrice -. Abbiamo però già avviato comunicazioni con ATS per poi avvicinarci in modo concreto, anche economicamente alle famiglie. In parallelo stiamo cercando di creare un ente del terzo settore per poter andare incontro alle famiglie per rendere bluemers un centro per tutti.