Monza, astensione dei Penalisti: protesta contro il “pacchetto sicurezza”

Ancora braccia incrociate per i Penalisti di Monza. Fino al prossimo 6 novembre astensione dalle udienze e dalle attività nel settore penale per opporsi a quello che è stato ribattezzato il “pacchetto sicurezza”
Ancora braccia incrociate per i Penalisti di Monza. Fino al prossimo 6 novembre astensione dalle udienze e dalle attività nel settore penale per opporsi a quello che è stato ribattezzato il “pacchetto sicurezza“. Si tratta di un intervento legislativo che introduce oltre venti nuovi reati o aggravanti e che, secondo i penalisti, presenta contenuti di “dubbia costituzionalità”. Il provvedimento, infatti, pone nel mirino alcune condotte socialmente critiche, trasformandole in comportamenti passibili di sanzioni penali e criminalizzando, di fatto, manifestazioni di disagio sociale e dissenso politico.
Una riforma che preoccupa i Penalisti
“Le Camere Penali italiane ritengono che il rispetto dei fondamenti del diritto penale liberale imponga una riflessione circa l’efficacia di aumenti di pena e dell’introduzione di nuovi reati per risolvere un disagio sociale attraverso la leva della sanzione penale. Peraltro la drammatica e mai risolta situazione delle carceri italiane – 79 suicidi nell’anno in corso – è stata affrontata con un approccio giustizialista. Si richiama a tal proposito l’introduzione, tra le altre, di una nuova fattispecie di reato che sanziona qualunque tipo di protesta, anche la resistenza passiva, rendendo dunque perseguibile anche forme pacifiche di dissenso per le inaccettabili condizioni di vita che si registrano in troppi istituti penitenziari. L’avvocatura non può concedersi timidezze a fronte della necessità di denunciare la deriva giustizialista che caratterizza tali iniziative legislative e la collisione con i principi fondamentali del nostro ordinamento. Con la necessaria precisazione che l’approccio delle Camere Penali è necessariamente laico: non si sostiene e neppure si censura una parte politica in quanto tale, non si elaborano manifesti di opposizione condizionati dal colore dei Governi in carica, ma si agisce esclusivamente per promuovere la concreta realizzazione e la tutela dei valori fondamentali del diritto penale e del giusto ed equo processo penale in una società democratica. Peraltro l’attitudine politica a utilizzare la leva della sanzione penale per rispondere a situazioni che meriterebbero tutt’altro approccio non è un fenomeno nuovo nel nostro Paese” spiega l’avvocato Marco Negrini, presidente della Camera penale di Monza.
Un aspetto centrale della protesta è la critica al “diritto penale del nemico“, ovvero quella tendenza a creare reati mirati a punire specifici gruppi sociali, spesso emarginati, senza considerare il contesto di disagio o esclusione che caratterizza tali categorie. Per i penalisti italiani, l’attuale riforma sembra inserirsi in questa cornice, promuovendo sanzioni esemplari che appagano una parte dell’elettorato senza avere un reale effetto deterrente. Al contrario, queste misure rischiano di esasperare tensioni e problematiche sociali, senza fornire strumenti di risoluzione e inclusione sociale.
“La crescente criminalizzazione anche di condotte dissenzienti meramente passive si ispira al cosiddetto “diritto penale del nemico”, sanzionando il disagio sociale e l’emarginazione in luogo di interventi culturali di ampio respiro, così riempiendo la pancia di una parte dell’elettorato che invoca sanzioni esemplari in realtà priva di efficacia deterrente” concludono i penalisti