Digital Divide: cos’è e quali sono i rischi del divario?

Il concetto di Digital Divide esprime la distanza che sussiste tra coloro che hanno accesso alle tecnologie digitali e alle competenze necessarie per utilizzarle in modo efficace e chi invece è escluso dalle stesse.
Questo fenomeno non fa riferimento solo a un divario dovuto alla disponibilità di acquisto di dispositivi tecnologico o di accesso alla rete internet, ma anche a un divario dovuto al livello di alfabetizzazione digitale, alla capacità di sfruttamento delle tecnologie per riuscire a migliorare la propria vita sociale e il proprio status lavorativo.
In quest’ambito, il lavoro più importante, dunque, non è solo quello di ampliare la possibilità di accesso alla rete internet ma anche quello di dare sempre maggiori possibilità a tutti giovani, adulti e anziani di accedere alla rete internet.
Il digital divide: le generazioni più colpite
Il digital divide non si distribuisce equamente tra tutte le fasce di età. Le generazioni più anziane, come i Baby Boomer e la Silent Generation, sono le più penalizzate.
Cresciuti in un’epoca pre-digitale, molti di loro non hanno avuto modo di acquisire le competenze necessarie per navigare il mondo tecnologico. Anche quando hanno accesso a smartphone, computer e connessioni internet, la mancanza di familiarità con questi strumenti li rende vulnerabili e spesso dipendenti da familiari o amici per il supporto tecnico.
Tuttavia, il digital divide non risparmia nemmeno i più giovani. Sebbene i Millennial e la Generazione Z siano considerati “nativi digitali”, il loro rapporto con la tecnologia è spesso superficiale.
Molti sanno utilizzare i social media e le app, ma mancano di competenze tecniche più avanzate, come la gestione della privacy, l’uso di software professionali o la capacità di riconoscere minacce online.
I rischi nascosti dell’essere connessi con una scarsa alfabetizzazione digitale
Secondo una recente ricercadi ExpressVPN, i millennials, soprattutto in paesi come l’Italia, sono sempre disposti ad aiutare i propri genitori o nonni a rimanere connessi e ad accedere alle nuove tecnologie, nonostante ciò, non sempre riesce a colmare il problema soprattutto in termini di sicurezza.
Come evidenziato da Express VPN, gli adulti più anziani, spesso meno esperti nel riconoscere le minacce online, diventano bersagli privilegiati per truffe informatiche. E-mail di phishing, falsi messaggi di operatori telefonici o profili fraudolenti sui social media sono solo alcune delle strategie utilizzate per ingannarli.
Ad esempio, il 42% delle truffe subite da persone con più di 69 anni avviene tramite e-mail. Questi attacchi includono richieste apparentemente legittime di aggiornamento dei dati personali o accesso remoto ai dispositivi. I social media, utilizzati sempre più anche dagli adulti più anziani, rappresentano un altro canale rischioso, con profili falsi o offerte fraudolente che spesso ingannano le vittime.
Inoltre, la ricerca sottolinea come le truffe via SMS e WhatsApp siano in aumento, prendendo di mira utenti di tutte le età.
Messaggi che sembrano provenire da banche o aziende, chiedendo di cliccare su link sospetti, sono tra i metodi più comuni utilizzati dai truffatori che commettono reati informatici. Per i meno esperti, distinguere un messaggio autentico da uno fraudolento può essere particolarmente difficile, aumentando così il rischio di cadere in queste trappole.
I rischi del digital divide
La mancanza di competenze digitali comporta rischi significativi, non solo per le generazioni più anziane ma anche per chi è meno esperto di tecnologia.
Un promo problema è l’esclusione a livello sociale ed economico, infatti, chi non sa utilizzare le tecnologie digitali rischia di essere escluso da opportunità lavorative, servizi pubblici e attività sociali, aggravando le disuguaglianze esistenti.
Inoltre, un problema è anche la dipendenza dagli altri, in quanto gli adulti più anziani, in particolare, si affidano ai propri figli o nipoti per configurare dispositivi, risolvere problemi tecnici e accedere ai servizi digitali. Questo li rende vulnerabili e dipendenti, aumentando il senso di esclusione.
Bisogna considerare anche come la mancanza di alfabetizzazione digitale esponga le persone, soprattutto le generazioni più anziane, a truffe informatiche come phishing, falsi supporti tecnici e schemi fraudolenti su social media o e-mail.
Infine, molte persone non sono consapevoli delle impostazioni di privacy dei loro dispositivi o delle app che utilizzano. Questo può portare alla raccolta non autorizzata di dati personali e a potenziali violazioni della privacy.
Come colmare il digital divide
Ridurre il digital divide richiede un approccio multidimensionale che coinvolga sia le istituzioni che la società.
Infatti, per i giovani bisogna partire da una più ampia formazione digitale a partire già in ambito scolastico con corsi ad hoc per insegnare non solo ad usare il computer, ma anche come sfruttare a proprio vantaggio la tecnologia e come porre attenzione ai rischi insiti online.
L’educazione digitale deve essere aperta e disponibile non solo ai giovani, si dovrebbero strutturare corsi gratuiti al fine di istruire più facilmente anche le generazioni adulte e gli anziani, al fine di renderli sempre più autonomi nell’uso della tecnologia, sfruttando appieno le loro competenze.
Infine, è necessario anche un lavoro a livello infrastrutturale, infatti, considerando come in Italia ci siano zone in cui la rete internet è ancora assente o poco accessibile, rendere la connessione internet affidabile e accessibile in tutto il paese è sempre più rilevante per ridurre le diseguaglianze geografiche.