Giuseppe Caprotti: “La mia storia e quella di Esselunga sono in questo libro”

Giuseppe Caprotti ospite del Rotary Club Monza Brianza. L’ospite ha presentato il suo ultimo libro, le “Ossa dei Caprotti”.
“Con una visione strategica e un impegno costante verso l’eccellenza Giuseppe Caprotti ha contribuito all’innovazione e alla crescita di un marchio che rappresenta un modello di qualità e affidabilità: Esselunga. La sua esperienza negli Stati Uniti ancora molto giovane gli ha permesso di tornare in Italia con una visione e delle informazioni nuove e rivoluzionarie rispetto agli standard dell’epoca.” E’ così che Massimo Combi ha presentato Giuseppe Caprotti, il figlio primogenito di Bernardo Caprotti, ma che dal 2004, dopo il licenziamento da parte del padre, non è più stato in azienda. Forse proprio per le sue idee o forse semplicemente (per modo di dire semplicemente ndr) per l’incompatibilità di carattere con il padre, la sua storia personale, dopo anni e anni di lavoro in azienda, finisce nel 2004. E siccome Giuseppe non voleva che tutto quello che avesse fatto per far nascere e crescere uno dei marchi più prestigiosi d’Italia fosse dimenticato, ma soprattutto le notizie false non prendessero il sopravvento, gettando un’ombra sul suo nome, ha deciso 20 anni, dopo la sua uscita dall’azienda di scrivere “Le ossa dei Caprotti”. Un libro, la cui copertina è ricavata da un tessuto del 1908 dell’ex Manifattura Caprotti di Albiate, in Brianza, che è anche un progetto storico-documentale che vive anche su internet a questo sito e sui social.
E così Giuseppe Caprotti, classe 1960, laureato alla facoltà di Storia della Sorbona a Parigi, ha pubblicato nel 2023 con Feltrinelli, “Le ossa dei Caprotti”: tra Garibaldi, la Cia ed Esselunga, il racconto della famiglia che ha rivoluzionato le abitudini degli italiani.
Il Rotari Monza Brianza lo ha invitato martedì sera, 26 novembre, allo Sporting Club, dove tra l’altro in molti avevano già visto suo padre, per raccontare del libro ma anche, senza filtri e con molta emozione, la storia della sua famiglia e di quello che ha rappresentato e ancora rappresenta nel mondo dell’imprenditoria italiana, della sua personale esperienza all’interno della società, del licenziamento ma anche dell’adolescenza segnata da momenti di tensione, del tentato rapimento e del rapporto controverso con un padre austero ma che soprattutto non ha mai riconosciuto i suoi grandi risultati. Non solo, Giuseppe fa capire che Esselunga avrebbe potuto essere molto più grande se solo si fossero fatte altre scelte strategiche, che lui aveva più volte suggerito, ma che suo padre non aveva mai condiviso. “Eravamo come due binari di un treno, due parallele che mai si incontrano.” – ha dichiarato Caprotti.
Oggi, però, Giuseppe Caprotti è anche il presidente della Fondazione Guido Venosta, suo nonno materno. La fondazione nasce con l’obiettivo di diffondere i più alti ideali di cultura e solidarietà e di fatto è impegnata in quattro ambiti: tutela della salute e ricerca scientifica, solidarietà, promozione della cultura, tutela dell’ambiente.
Quando Giuseppe Caprotti presenta questo libro però lo fa non solo per riaffermare il suo valore nei confronti di una vicenda che è stata, a suo dire, poco generosa con lui dal punto di vista del riconoscimento e degli affetti, ma, probabilmente, lo fa sapendo che in sala ci sono degli imprenditori, per far capire che i rapporti di parentela presenti in azienda devono essere un valore e non un ostacolo alla sviluppo dell’attività. In fondo, a Giuseppe Caprotti, laureato in Storia, sarebbe piaciuto fare l’insegnante…