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SoldiExpert SCF: le strategie da adottare per ottimizzare le tasse di successione

12 novembre 2024 | 06:00
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SoldiExpert SCF: le strategie da adottare per ottimizzare le tasse di successione

Nel contesto delle accese polemiche e delle complesse battaglie legali legate all’eredità Agnelli, emerge un dato certo: l’Italia, oggi, si distingue per un regime fiscale particolarmente leggero in materia di tasse di successione rispetto a quello di altri Paesi.

A chi sostiene che l’Italia sia un “paradiso fiscale” per le successioni, però, va ricordato che non in tutti i Paesi esistono imposte quando un patrimonio familiare viene trasferito. In nazioni come Australia, Austria, Canada, Norvegia, Svezia e Russia, le tasse di successione sono state abolite.

Negli Stati Uniti, pur essendo presenti, sono state dimezzate tra gli anni Settanta e il 2013, suscitando il dissenso di 120 miliardari americani, tra cui Bill Gates e Warren Buffet, che hanno firmato una petizione per reintrodurle.

Sull’argomento, SoldiExpert SCF, una delle principali Società di Consulenza Finanziaria Indipendente operanti in Italia, ha realizzato un’analisi approfondita, evidenziando vantaggi e criticità del sistema fiscale sulle tasse di successione in Italia.

Peraltro, nella manovra ultima è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale alcune novità riguardo le successioni che entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2025 con l’obiettivo di renderle più semplici (e meno costose) per i giovani eredi in certi casi.

Le principali novità includono la possibilità per i giovani di accedere subito ai fondi per pagare l’imposta di successione, evitando di dover aspettare i 26 anni. Inoltre, gli eredi potranno calcolare e pagare autonomamente l’imposta, rendendo le procedure più snelle. E alcuni beni, come il trasferimento di aziende, saranno esenti da imposta se rispettano certi requisiti.

In più, le liberalità d’uso non saranno più tassate a meno che non superino certe soglie di valore. Queste modifiche sono pensate per facilitare il passaggio dei patrimoni e sostenere in particolare i giovani eredi.

L’Italia è davvero un paradiso fiscale per l’eredità?

In Italia, dove il contribuente spesso percepisce un peso già significativo del carico fiscale, non si è assistito a reazioni di protesta da parte di alcuna fascia sociale in seguito all’abolizionedelle tasse di successione nel 2001 da parte del Governo Berlusconi.

Allo stesso modo, non vi è stata una mobilitazione generale quando il Governo Prodi le ha reintrodotte nel 2006, sebbene in una forma più moderata rispetto a quella del 2000.

In questo caso, i maligni amano sottolineare che, dopo l’abolizione delle tasse di successione nel 2001 da parte del Governo Berlusconi, il Professore colse l’opportunità per fare, qualche anno dopo, una “modesta” donazione esentasse ai propri figli, pari a 870 mila euro prima di reintrodurle.

Come ricorda l’analisi di SoldiExpert SCF, in Italia, l’aliquota delle tasse di successione, che varia dal 4% all’8% a seconda del grado di parentela, è significativamente inferiore rispetto a molti altri Paesi europei, dove le imposte a doppia cifra sono la norma.

Quanto si paga oggi per le tasse di successione

In Italia, coniugi e parenti in linea retta pagano solo il 4% di tasse di successione, a fronte di un’aliquota che in Francia varia dal 5% al 45%. In Germania, invece, spazia tra il 7% e il 30%. Inoltre, nel nostro Paese, coniuge, figli e genitori non sono soggetti a imposte sul primo milione di euro trasferito per ciascun erede.

In Francia, la franchigia sulle tasse di successione è di 100 mila euro, mentre in Germania ammonta a 400 mila euro per i figli e 500 mila euro per i coniugi. Questo significa che, come evidenziato dall’analisi di SoldiExpert SCF, in Italia, chi trasferisce un patrimonio di 1 milione di euro a coniuge, figli o genitori non è soggetto a tassazione.

Per il governo, modificare l’attuale regime, ad esempio riducendo la franchigia da 1 milione di euro a 100 mila euro e aumentando le aliquote dal 4% al 20%, potrebbe tradursi, in base alle stime, in un incasso superiore a 1.200 miliardi di euro nell’arco di 30 anni, considerati i volumi patrimoniali in gioco.

I calcoli per arrivare a questa cifra sono rapidi da fare. Secondo i dati più recenti diffusi dalla Banca d’Italia e dall’ISTAT all’inizio del 2024, il patrimonio degli italiani, tra immobili e investimenti, supera i 10.000 miliardi di euro.

Si stima che oltre il 64% di questa ricchezza sia concentrato tra cittadini con più di cinquant’anni e, considerando un’aspettativa di vita media di 82 anni, nei prossimi trent’anni oltre 6.400 miliardi di euro verranno trasferiti per successione.

Se la franchigia venisse ridotta dall’attuale soglia di 1 milione di euro a 100 mila euro e l’aliquota aumentasse dal 4% al 20%, lo Stato potrebbe raccogliere, in trent’anni, fino a 1.280 miliardi di euro in tasse di successione.

Aliquote delle tasse di successione: regime fiscale leggero in Italia

Uno studio comparativo condotto dal dott. Andrea Barabino del Consiglio dell’Ordine dei Commercialisti di Torino evidenzia che, in Europa, le aliquote delle tasse di successione variano tra il 40% e il 60% del patrimonio.

Le aliquote attualmente applicate in Italia, che vanno dal 4% all’8% con una franchigia di 1 milione di euro, risultano dunque molto contenute rispetto a quelle di altri Paesi europei. Come ricorda SoldiExpert SCF, l’eventualità che, nei prossimi anni, l’Italia possa procedere a una “rimodulazione” delle tasse di successione non è da escludere.

Attualmente, il gettito fiscale derivante dalle tasse di successione è estremamente contenuto. Secondo le stime dell’OCSE, rappresenta appena lo 0,1% del PIL, rispetto a una media dello 0,5% nei Paesi avanzati.

L’Italia si avvicina a un vero e proprio “paradiso fiscale” in questo ambito, sia per le basse aliquote, sia per le elevate franchigie. Negli altri Paesi occidentali, la tassazione sulle successioni è decisamente più alta, spesso accompagnata da politiche di spesa pubblica contenute.

Calcolo delle tasse di successione: un esempio pratico

Con l’attuale legislazione, come già evidenziato da SoldiExpert SCF, per la trasmissione di beni immobili e mobili fino a 1 milione di euro non è prevista alcuna tassazione, mentre per importi superiori si applica un’aliquota del 4%.

Tuttavia, se le aliquote fossero innalzate al 20% e la franchigia ridotta a 100.000 euro, il peso fiscale per i nostri eredi potrebbe diventare considerevole, soprattutto in caso di trasferimento di beni mobili facilmente liquidabili. La situazione sarebbe ancora più gravosa nel caso di trasmissione esclusiva di beni immobili, come case e abitazioni.

In questo caso, si evince che, nell’eventualità di aumento delle aliquote al 20% con una franchigia di 100 mila euro, trasferendo un patrimonio di 500 mila euro, gli eredi sarebbero tenuti a versare 80 mila euro in tasse di successione. Una somma considerevole, equivalente a un quinto del patrimonio del defunto, che finirebbe nelle casse dello Stato.

Se l’eredità comprende almeno 80 mila euro in beni non immobilizzati e quindi facilmente liquidabili, il pagamento della tassa può risultare più gestibile. Tuttavia, nel caso di trasferimento di abitazioni, gli eredi devono essere in grado di procurarsi denaro fresco per coprire una somma tutt’altro che trascurabile. Questo onere diventa progressivamente più elevato con l’aumentare del valore complessivo dell’eredità e del peso degli investimenti immobiliari rispetto a quelli mobiliari.

Qualora l’aumento delle tasse di successione dovesse concretizzarsi, diventa necessario effettuare una stima accurata della propria ricchezza complessiva. È importante assicurarsi che una parte del patrimonio, non costituita da immobili difficilmente vendibili in tempi brevi, consenta agli eredi di coprire le imposte di successione.

Come chiarisce SoldiExpert SCF, occorre inoltre valutare il proprio patrimonio alla luce di un possibile inasprimento fiscale. Se è composto esclusivamente da beni immobili, che i figli non utilizzeranno integralmente, potrebbe essere opportuno riconsiderare l’eredità che si intende lasciare.

Strategie per ridurre le tasse di successione

È possibile non dover pagare le tasse di successione? Esistono strumenti di ottimizzazione fiscale che non sono attualmente soggetti a questa imposta.

Risultano particolarmente interessanti per il 30% della ricchezza degli italiani che è liquida o facilmente liquidabile, come gli asset quotati in Borsa, tra cui azioni, fondi, sicav e obbligazioni, a meno di non trovarsi in situazioni particolari.

Tra le diverse proposte offerte da banche e intermediari, SoldiExpert SCF, in quanto società di consulenza finanziaria indipendente, suggerisce di considerare attentamente tre aspetti:

1) Costi dello strumento proposto: è fondamentale che i costi associati non annullino il beneficio fiscale. Considerando che si protrarranno nel tempo, anche una differenza minima può avere un impatto significativo sul patrimonio che si lascerà agli eredi.

2) Flessibilità: è importante poter rivedere e adattare le proprie scelte alle nuove situazioni che possono presentarsi. Mantenere la disponibilità del proprio patrimonio è essenziale, poiché alcuni strumenti lo vincolano definitivamente o applicano commissioni di uscita onerose, rendendo difficile cogliere eventuali nuove opportunità.

3) Efficienza fiscale dello strumento: sebbene sia un elemento cruciale nella decisione di sottoscrivere un determinato strumento, è importante considerare che la distruzione di ricchezza derivante da investimenti non flessibili e statici può causare danni maggiori rispetto al beneficio fiscale stesso.

Ottimizzazione fiscale della successione

SoldiExpert SCF sottolinea che, in previsione di un possibile inasprimento delle tasse di successione in Italia, è importante riflettere sul carico fiscale che potrebbe gravare sui nostri eredi, valutando se siano in grado di far fronte a tali imposte.

In caso contrario, potrebbe essere opportuno riconsiderare la composizione del proprio patrimonio, puntando a una riduzione degli immobili a favore di investimenti più facilmente liquidabili.

Attualmente, la tassa di successione si applica a tutti i beni del defunto, con alcune eccezioni. Tra queste rientrano le polizze vita, che presentano vantaggi e svantaggi, trattandosi delle somme che vengono corrisposte al beneficiario alla morte dell’assicurato.

Allo stesso modo, restano esenti tutti i titoli di Stato italiani, come BOT, BTP di ogni tipologia, CTZ e CCT, nonché i titoli di risparmio postale emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Sono inclusi nell’esenzione anche i titoli equiparati, emessi da Stati sovrani europei o da organismi sovranazionali come la Banca Europea per gli Investimenti, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo.

In questa circostanza, lo Stato italiano, in una posizione evidentemente di conflitto di interessi, concede un notevole vantaggio a chi detiene patrimoni mobiliari di valore elevato. L’esenzione riservata ai detentori di titoli di Stato, infatti, non trova riscontro nei regimi fiscali successori degli altri Paesi dell’Unione Europea.

I pro e i contro dell’aumento delle tasse di successione

I sostenitori di un aumento delle tasse di successione spesso citano l’economista francese Piketty e il suo celebre libro “Il Capitale nel XXI secolo”. Secondo questa visione, se i ricchi pagano tasse troppo basse, c’è il pericolo di un aumento delle disuguaglianze e di una maggiore rigidità sociale.

Non tutti gli economisti condividono la tesi di Piketty, secondo cui le disuguaglianze sociali derivano principalmente dalla bassa tassazione delle eredità. L’abolizione delle tasse di successione non implica necessariamente una riduzione del welfare state, come dimostrano alcuni Paesi nordici che le hanno eliminate nel 2014 pur mantenendo un welfare sviluppato.

Inoltre, molti si chiedono quale utilità possano avere tasse più alte se gestite da uno Stato che spesso non eccelle in trasparenza ed efficienza. Se il trasferimento di ricchezza finisse solo per passare da ricchi fannulloni a poveri fannulloni, la tassazione potrebbe risultare poco utile.

Al Ministero dell’Economia, da tempo si esaminano dossier per una possibile “razionalizzazione del prelievo” sulle tasse di successione, con l’obiettivo di incrementare il gettito fiscale, specialmente se le condizioni dei conti pubblici lo rendessero necessario.

Tuttavia, come ricorda SoldiExpert SCF, finché esisteranno Paesi con regimi fiscali “accomodanti”, la leva fiscale rischia di colpire in modo meno mirato del previsto. Chi dispone di maggiori risorse può infine avvalersi con maggiore facilità di professionisti esperti nella “pianificazione fiscale e successoria”, aumentando così il rischio di fughe di capitali o di protezione del patrimonio in veicoli esentasse.

Informazioni su SoldiExpert SCF

Questo contributo è stato realizzato con SoldiExpert SCF una delle principali società di consulenza finanziaria (SCF) indipendenti in Italia, specializzata nel assistere senza conflitti d’interesse (la remunerazione è esclusivamente a parcella, fee only) investitori piccoli e grandi nella gestione del proprio patrimonio, selezionare i migliori strumenti (azioni, obbligazioni, ETF, fondi..) o prodotti in base alle specifiche di ciascun cliente e supportarli con il proprio Ufficio Studi come strategie d’investimento e analisi.

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