Nessuno Tocchi Caino in visita al Carcere di Monza

L’associazione con il PD e +Europa denuncia il sovraffollamento del carcere di Monza e il difficile recupero che la direzione prova a favorire con programmi di lavoro.
Anche in carcere a Monza è Natale. Oggi, a pochi giorni dal 25 dicembre, una delegazione del movimento Nessuno Tocchi Caino ha fatto visita alla casa circondariale Sanquirico del capoluogo brianzolo. Presenti anche consiglieri comunali ed esponenti del Partito Democratico e di +Europa del territorio. “Abbiamo ancora una volta verificato – hanno poi commentato i delegati – le condizioni difficili che il sovraffollamento (716 detenuti su 411 posti) genera, nonostante l’impegno importante delle persone che ci lavorano”.
L’edificio del carcere di Monza, hanno sottolineato ancora i presenti, “ospita quasi il doppio dei detenuti previsti per la capienza della struttura e troppe poche opportunità di lavoro rendono la condizione del carcere ancora più difficile di quella che dovrebbe essere e rendono quasi impossibile il recupero”. Un recupero che l’area educativa della casa circondariale prova a realizzare con progetti che, quasi sistematicamente, quando vengono attuati, generano un riscontro positivo.
La direzione del carcere, guidato da Cosima Buccoliero, ha fatto negli ultimi anni importanti sforzi per incrementare il numero dei detenuti che escono in articolo 21 con programmi di lavoro all’esterno. Attualmente sono 32 i detenuti coinvolti, tra semiliberi e articoli 21, soprattutto nei settori della ristorazione, dell’edilizia, dell’informatica. Altri investimenti sono stati compiuti nell’attività lavorativa all’interno, compatibilmente con gli spazi della struttura. In questi casi, sono stati cercati imprenditori del territorio disposti ad allestire laboratori nella casa circondariale di Monza, negli ambiti dell’assemblaggio e della digitalizzazione.
Capita anche, a Monza, che a offrire lavoro ai detenuti siano imprenditori che nella loro vita abbiano vissuto l’esperienza della detenzione, in altre strutture. Si dice in carcere che gli errori con la giustizia può commetterli chiunque, anche un industriale, un professionista, un commerciante di successo. Figure che, facendo tesoro della loro esperienza e della loro riabilitazione, hanno talvolta una ragione in più per offrire a chi ha sbagliato una seconda occasione.