Il monzese Marcello Arosio è avanguardia dell’arte interattiva: alla sua mostra comandi tu

Dopo il successo del Kernel Festival, l’art director Marcello Arosio propone la mostra-evento “Superconnection”: lo spettatore è protagonista.
L’art director monzese Marcello Arosio è avanguardia dell’arte interattiva nel mondo digitale. Dopo l’immenso successo del Kernel Festival che ha letteralmente acceso i riflettori nazionali su Monza, il fondatore di Onda Studio (ondastudio.art) con sede in città è ideatore di una nuova esperienza immersiva che connette l’arte con l’hi-tech. Questa volta la mostra-evento raggiunge Milano (Spazio Milesi di via Felice Casati, fino al 14 dicembre) e racconta il concetto di “Superconnection” trasformando il visitatore da spettatore passivo della tecnologia in protagonista di un’esperienza coinvolgente. Tutto grazie a quello stesso smartphone che, dicono le statistiche, assorbe sempre di più il nostro tempo in un rapporto talvolta alienante.
In soli 12 mesi, alla fine del 2024, l’umanità avrà trascorso complessivamente 500 milioni di anni sui social network. L’impressionante dato è stato recentemente pubblicato dal portale internazionale Visual Capitalist, specializzato in analisti statistiche. E l’Italia si posiziona ai primi posti a livello globale: con due ore e 17 minuti di utilizzo medio giornaliero nella fascia tra i 16 e i 64 anni, i nostri connazionali si classificano al quarto posto in Europa (dietro soltanto agli abitanti di Bulgaria, Portogallo e Romania) e al 20esimo considerando il resto del mondo. Anche da una riflessione su questo fenomeno parte la proposta artistica di Marcello Arosio che cerca un nuovo tipo di relazione tra essere umano e dispositivi digitali in cui la persona non sia un fruitrice passiva.

La mostra-evento di Marcello Arosio a Milano “esplora la potenza della connettività a diversi livelli – spiegano gli organizzatori – attraverso installazioni interattive che mettono in relazione, in tempo reale, diverse realtà: mondo fisico e digitale, opera e pubblico, movimento e spazio, individuo e collettività. I progetti presentati collegano attraverso immagini, suono, luce, spazio e smartphone, le forme e le percezioni, creando un’esperienza condivisa che va oltre la contemplazione”. Le installazioni esposte, infatti, utilizzano un sistema proprietario web-based innovativo e altamente sofisticato, che consente, senza l’utilizzo di alcuna App, di collegare i device del pubblico alle diverse tecnologie impiegate per trasmettere contenuti e messaggi, permettendo un’interazione semplice e intuitiva, in tempo reale, tra i visitatori e le opere, trasformando ogni partecipante in un nodo di una rete in continua evoluzione. Una modalità che promettere di centrare, come già ha fatto il Kernel Festival, l’obiettivo di avvicinare un ampio pubblico all’arte contemporanea.

A supportare il progetto dell’art director di Monza nella mostra-evento “Superconnection”
è la partnership con Sts Communication ed Epson che fornisce la tecnologia di alto livello che consente alla “magia” di prendere forma.
“In un’epoca di connessioni globali – spiega Marcello Arosio – quello della ‘superconnessione’ è un invito a prendere coscienza della nostra relazione con la tecnologia e del suo ruolo nel definire le nostre azioni quotidiane e le relazioni tra individuo, comunità e il mondo in cui viviamo. Un invito che facciamo attraverso una vera e propria provocazione. Una provocazione in cui i nostri telefoni non sono il filtro attraverso cui osservare la nostra quotidianità, ma il mezzo che ci permette di vivere da protagonisti la realtà fisica e digitale circostante, attraverso un’esperienza unica e immersiva. La nostra non è una critica alla digitalizzazione, quanto una proposta frutto di una ricerca applicata: siamo all’avanguardia nella sperimentazione delle più moderne tecnologie e, in particolare, della loro applicazione in contesti intrattenitivi e culturali. Nello specifico, con questa mostra, ci inseriamo nel panorama internazionale della interactive art, perché il futuro dell’espressione artistica crediamo sarà, sempre di più, quello che renderà il visitatore parte integrante, attiva ma anche riflessiva, dell’opera e della performance”.