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Rodolfo Beretta, l’alpino ritrovato dopo un secolo. Lezione di memoria al Gandhi di Besana

2 dicembre 2024 | 15:55
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Rodolfo Beretta, l’alpino ritrovato dopo un secolo. Lezione di memoria al Gandhi di Besana
Il prof. Franco Nicolis con i ragazzi delle 5° del Gandhi di Besana

Il professor Franco Nicolis, già Direttore dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, guidò le ricerche archeologiche e scientifiche sui resti dell’alpino sepolto per 100 anni sotto il ghiaccio. Il 28 novembre, ha incontrato le classi 5° della scuola brianzola

Besana. Sepolti per cento anni sotto una coltre di ghiaccio a oltre 3mila metri d’altitudini. Nell’estate del 2017, a piedi del Corno di Cavento nel Gruppo dell’Adamello, i resti dell’alpinista besanese Rodolfo Beretta sono riaffiorati e recuperati da una équipe multidisciplinare composta da archeologi, geologi, guide alpine e restauratori. Una storia straordinaria che era finita anche in TV, nella trasmissione di Bruno Vespa. Lo scorso 28 novembre, Rodolfo Beretta è “tornato in vita” ancora una volta, tra i banchi di scuola grazie ad un convengo organizzato IIS M. K. Gandhi di Villa Raverio, frazione di Besana Brianza, a cui ha partecipato professor Franco Nicolis, già Direttore dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.

Gli studenti delle classi quinte hanno avuto l’opportunità di ascoltare una storia coinvolgente legata a uno dei loro concittadini, l’alpino Rodolfo Beretta, caduto durante la Prima Guerra Mondiale.

La storia di Rodolfo Beretta: dai ghiacci dell’Adamello al ricordo

Nato a Besana Brianza il 13 maggio 1886, Rodolfo Beretta faceva parte del 5° Reggimento Alpini. Morì l’8 novembre 1916, travolto da una valanga mentre combatteva sull’Adamello. Per quasi un secolo il suo nome rimase sepolto sotto il ghiaccio, fino a quando pochi resti anonimi furono recuperati grazie al disgelo causato dal cambiamento climatico. Solo dopo mesi di scrupolose ricerche archeologiche e scientifiche, guidate dal professor Nicolis, fu possibile attribuire quei frammenti al soldato Beretta.

Rodolfo Beretta alcune immagini proiettate durante l'incontro

Archeologia e memoria: un’indagine che unisce scienza e umanità

Il professor Nicolis ha descritto ai ragazzi il complesso lavoro di identificazione dei soldati caduti, reso possibile dai reperti rinvenuti nei ghiacciai. Ha sottolineato quanto sia importante restituire un nome ai resti umani, affinché si ridia dignità e identità a chi è stato dimenticato dalla storia. La vicenda ha offerto agli studenti una prospettiva diversa sulla Prima Guerra Mondiale, trasformando lo studio scolastico in una riflessione profonda sulla memoria e sull’umanità.

Un evento di grande impatto emotivo

Oltre al corpo docente e agli studenti, erano presenti anche rappresentanti degli alpini della sezione A.N.A. di Monza, guidati dal presidente Roberto Viganò, nonché i nipoti di Rodolfo Beretta: Maria Rosa Terruzzi, Renzo Beretta e il bisnipote Pier Davide Beretta. L’evento ha offerto un momento di commozione e consapevolezza, evidenziando il valore della memoria storica nella formazione delle nuove generazioni.

Rodolfo Beretta

L’importanza della memoria: un monito per il presente

La storia di Rodolfo Beretta, riportata alla luce grazie alla dedizione di studiosi come Nicolis, non solo arricchisce la conoscenza del passato, ma invita a riflettere sul significato della guerra e sull’importanza di mantenere viva la memoria dei caduti. Un messaggio che ha toccato profondamente i presenti e che continuerà a ispirare gli studenti dell’IIS Gandhi.