Una vita al servizio degli altri: l’infermiera Laura Primativo va in pensione

30 dicembre 2024 | 14:10
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Una vita al servizio degli altri: l’infermiera Laura Primativo va in pensione

Laura Primativo ha lavorato per ben 47 anni all’ospedale di Desio: ha visto cambiare il mondo della sanità e ha vissuto in prima linea i momenti più difficili come il post diossina e il Covid. “Auguro a tutte le nuove infermiere di continuare ad amare negli anni la professione come l’ho amata io”.

Dopo ben 47 anni e mezzo, domani, 31 dicembre, timbrerà l’ultimo cartellino. Laura Primativo, 64 anni, infermiera dell’ospedale di Desio, dal primo gennaio sarà in pensione. Gli anni più belli della mia vita, i miei ricordi più intensi sono soprattutto all’ospedale di Desio” racconta l’infermiera, in servizio per molti anni al laboratorio analisi. I suoi ricordi sono legati alla storia dell’ospedale brianzolo, ai fatti di cronaca come il disastro di Seveso  e il Covid, e all’evoluzione del sistema sanitario.

L’ingresso in ospedale a 16 anni

Hofatto il mio ingresso in ospedale il primo settembre settembre 1977 come allieva infermiera. Avevo solo 16 anni e mezzo quando sono entrata per la prima volta in ospedale a Desio, per intraprendere il mio cammino. Fare l’infermiera è stata la mia grande passione” ricorda.  Diplomata nel 1980, dopo 4 anni di turni nel reparto di medicina ha conseguito la qualifica di coordinatrice infermieristica. “Con questa qualifica sono stata designata insegnante didattica presso la locale scuola di infermieri professionali per circa 12 anni. Ho accompagnato al diploma circa 100 infermiere e infermieri,  molti dei quali ancora in servizio presso l’ospedale di Desio.  Ricordo la direttrice della scuola, suor Maria Paola Gnali, una grande figura di riferimento”.

Laura Primativo infermiera desio

Il laboratorio analisi

Nel 1996, dopo la gravidanza e  la chiusura della locale scuola per infermieri, è stata assegnata al centro prelievi e sala donatori,  annessi al laboratorio analisi di Desio. “Sono fiera di aver lavorato anche all’interno del laboratorio analisi di Desio e di aver conosciuto persone come il professor  Paolo Mocarelli, luminare per il disastro di Seveso nel 1976,  e il dottor Stefano Signorini,  grande pilastro di questo ospedale, che andrà in pensione anche lui”. “Il nostro centro prelievi – prosegue l’infermiera – è sempre stato ed  è ancora oggi di alto livello. Non ha mai mancato di dare le opportune risposte a tutti i numerosi utenti che vi si recano ogni giorno. Le nostre infermiere sono speciali, disponibili, accoglienti e delle vere professioniste: sono felice di aver lavorato con ognuna di loro, le ringrazio di cuore”

I turni di notte

L’infermiera desiana ha davvero seguito l’evoluzione della sanità, con l’arrivo delle nuove tecnologie e le diverse fasi organizzative dei reparti.  “Quando sono arrivata, nel 1977, cerano ancora le suore che gestivano l’organizzazione ed erano molto rispettate. Ricordo di aver praticato particolari terapie analgesiche. Oppure, per lenire il dolore alla colonna vertebrale, in ortopedia si mettevano delle cinghie intorno al collo e intorno alle caviglie dei pazienti, da mantenere per ore per tenere in allungamento la colonna vertebrale”.  Anche in passato, come oggi, il lavoro era molto intenso. Ho fatto i turni, anche da sola in notturno, in medicina maschile con 52 pazienti da vegliare durante la notte. C’erano camere da 4 letti e i bagni erano nel corridoio in condivisione per tutti i pazienti ricoverati. Non c’erano le tendine fra un letto e l’altro, come invece accade oggi”.

Tutto scritto a mano

I supporti tecnologici erano ovviamente diversi. “Erano gli anni in cui il sistema informatico era ancora agli esordi e così di notte prendevo etichette di tanti colori e scrivevo a mano il nome, il cognome e la data di nascita di tutti i pazienti che dovevano essere sottoposti ad esami ematici il giorno dopo. Contemporaneamente, distribuivo sul bancone tutti i foglietti con le risposte degli esami ematici già eseguiti e ordinandoli per nome li inserivo nelle specifiche cartelle cliniche, così il medico il giorno dopo li poteva valutare. Controllavo meticolosamente, ogni notte, che le terapie farmacologiche prescritte al mattino fossero state riportate correttamente sulle varie lavagne e sui prospetti cartacei”

La collaborazione e il rispetto

“C’era un grande rispetto fra i malati e gli operatori sanitari, infatti le aggressioni di cui tanto si parla oggi erano rarissime. C’era una grande disponibilità e condivisione fra colleghi. La divisa ospedaliera era sempre linda, stirata, ordinata: esisteva un servizio di guardaroba interno molto efficiente, ben diverso dai servizi appaltati odierni. Noi donne avevamo persino il cappellino oppure il velo da usarsi soprattutto durante il servizio di pranzo e cena. Non si facevano 36 ore settimanali di lavoro come oggi, ma se ne facevano anche 42 di cui 24 nel giro di 2 giorni e poi si stava a casa un giorno e mezzo”. Laura Primativo era anche tutor della scuola infermiere. “Ricordo che si entrava in ogni reparto con uno stuolo di gioventù desiderosa di imparare le tecniche più umili: l’igiene dei piedi, del cavo orale, dei capelli. Tutte attività oggi demandate al personale assistenziale di supporto,  mentre le infermiere hanno troppo a che fare con la parte informatica”.

Laura Primativo infermiera desio

Il servizio durante la pandemia

L’infermiera avrebbe potuto andare in pensione nel 2020, ma è rimasta in servizio per dare il proprio contributo negli anni difficili della pandemia. Ho raggiunto i corretti requisiti per andare in pensione già nel 2020 nel periodo del Covid, ma non me la sono sentita di abbandonare il campo-e così ho dato disdetta alla rassegna delle dimissioni, perché continuo ancora oggi ad amare la mia professione come fosse il primo giorno. Mia madre mi racconta che avevo solo 9 anni quando dicevo di voler fare l’infermiera. Ora  ripiegherò il mio adorato camice da coordinatrice. Auguro a tutte le nuove infermiere di continuare ad amare negli anni la professione infermieristica come l’ho amata io”.