Il caso Candy Haier e il tavolo delle istituzioni sul futuro del metalmeccanico in Brianza

Il 29 gennaio Haier annuncerà il futuro dello stabilimento ex Candy di Brugherio. Intanto sindacati e istituzioni si mobilitano.
L’annuncio della chiusura della produzione di lavatrici di Haier (ex Candy) a Brugherio scotta ancora. Nel frattempo arrivano gli esiti dell’incontro che ieri, 21 gennaio, si è tenuto tra sindacati e istituzioni su un tema più ampio: il futuro del settore metalmeccanico in Brianza. Riferiscono i sindacati, a proposito del confronto con Regione Lombardia e Provincia di Monza e Brianza, che i primi passi compiuti sono due. Innanzitutto l’istituzione di un tavolo provinciale per lo sviluppo economico. “Il rappresentante di Regione Lombardia – spiega un comunicato di Fiom Cgil – ha proposto la creazione di un tavolo di confronto a livello provinciale, mirato allo sviluppo economico delle imprese del territorio brianzolo. Questo tavolo può rappresentare un’opportunità per affrontare le sfide attuali e pianificare strategie a tutela di aziende e lavoratori”.
In secondo luogo, la Provincia di Monza e Brianza ha annunciato l’intenzione di organizzare un evento pubblico dedicato al sistema industriale del territorio. Questo appuntamento mira ad approfondire le problematiche e le prospettive dell’industria brianzola, coinvolgendo tutti gli attori interessati per individuare soluzioni condivise.
“Accogliamo con interesse le proposte emerse durante l’incontro, ma restiamo vigili su come queste verranno concretamente attuate – ha commentato Pietro Occhiuto, Segretario Generale della FIOM CGIL Brianza – La creazione di un tavolo per lo sviluppo economico e l’iniziativa pubblica sono segnali di attenzione, ma è fondamentale che si traducano in azioni reali a beneficio di lavoratori e imprese. La FIOM continuerà a monitorare la situazione con grande attenzione”.

Il caso Candy
L’attenzione al momento è puntata appunto su Candy dove, spiega il delegato sindacale Raimondo Riggio, è in corso una procedura di fuoriuscita volontaria incentivata che si chiuderà a giugno, dopo l’annuncio dei 100 esuberi (34 in produzione e 64 negli uffici). Con la manovra, in produzione a Brugherio resterebbero 120-130 persone. “Nutro qualche dubbio sul fatto che si riesca a coprire la cifra dichiarata dalla società – dice Riggio, 34 anni tra Candy, marchi collegati e ora Haier – ma ci auguriamo che sia l’ultima e che si possa ripartire con il progetto di riconversione annunciato, senza ulteriori informazioni, da Haier”. Lo sguardo è al 29 gennaio, data dell’incontro nel quale si scopriranno le intenzioni della società che dismette la produzione di lavatrici a giugno 2025. “Non è circolata finora alcuna indiscrezione”, dice il delegato. Al momento non è noto nemmeno se il genere merceologico sarà lo stesso e se si intenda produrre per conto di altri soggetti sul mercato. Sul fronte occupazionale, un dato, storicamente caratteristico di Candy, va segnalato. E Riggio conferma: “ci sono ancora diverse coppie di lavoratori nell’organico aziendale, seppur meno di un tempo”. Il che significa che nello stesso nucleo familiare sono due i redditi che destano preoccupazione.
La politica sul caso Candy Haier
In questo panorama, il mondo della politica sforna dichiarazioni, in difesa del tessuto produttivo e dei livelli occupazionali in Brianza. Il Movimento 5 Stelle, attraverso il portavoce monzese Marco Fumagalli, tra l’altro di Brugherio, ha commentato: “La chiusura dello stabilimento Candy di Brugherio rappresenta l’ennesima ferita al tessuto produttivo brianzolo e lombardo. È un’altra conseguenza del capitalismo selvaggio imposto dalla globalizzazione e dall’ipocrisia di un’Europa che guarda solo al mercato e ignora il valore del lavoro”.
Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega in Regione Lombardia: “ho chiesto con urgenza la convocazione di un’audizione in IV Commissione ‘Attività produttive’ con i rappresentanti del gruppo Haier e i sindacati, affinché si possa avviare un confronto costruttivo per fare chiarezza sul futuro dei lavoratori e dell’impianto produttivo. La chiusura di uno stabilimento come la Candy rappresenterebbe una enorme criticità per tante famiglie e un intero territorio”.