Ex carcere di Monza: una targa della memoria per preservarne la storia

“La storia dell’edificio e delle persone che vi sono state recluse – ha commentatoconsigliera comunale di maggioranza Sarah Brizzolara– siano un’occasione di conoscenza del passato e di riflessione permanente sulle condizioni carcerarie e sulle carceri stesse”
Monza. Davanti a sé ha sicuramente un futuro importante, ma alle spalle ha anche un passato di tutto rilievo. Per questo la consigliera comunale di maggioranza Sarah Brizzolara, del Pd, ha presentato una mozione per apporre una “targa della memoria”. Stiamo parlando del vecchio carcere giudiziario di via Mentana, mandato in pensione definitivamente nel 1993 per gravi problemi di sovraffollamento.
LA STORIA DELL’EX CARCERE DI VIA MENTANA
La casa circondariale monzese è al centro di un progetto di riqualificazione che dovrebbe portare alla realizzazione di nuovi appartamenti. Tuttavia, può vantare una storia di primo piano. Nella sua storia, gli spunti di approfondimento sono numerosi. Durante gli anni del fascismo fu trasformato in una sorta di lager e durante gli anni Settanta la strategia della tensione passò proprio attraverso quelle celle: il giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio, durante un drammatico interrogatorio, arrivò a un passo dalla verità sulla strage di piazza Fontana. La sua costruzione risale agli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento. Fu realizzato per dismettere completamente le antiche carceri che una volta si trovavano nei pressi dell’Arengario.
IL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE
È una delle aree dismesse più piccole della città e le condizioni attuali sono decisamente fatiscenti. Il suo destino, infatti, è di essere abbattuto e sulle sue ceneri dovrebbe sorgere un nuovo complesso residenziale di circa 70 appartamenti. La giunta ha appena dato il via libera al progetto e i lavori dovrebbero partire entro la prossima estate. I primi appartamenti dovrebbero essere consegnati nel 2026. Quindi, il vecchio carcere dovrebbe essere cancellato dalla toponomastica cittadina.

Attenzione però. Non bisogna andare troppo a fondo. Il suo passato è tutt’altro che banale e, come abbiamo detto, durante gli anni del fascismo fu trasformato in una sorta di lager, nelle cui celle furono incarcerati numerosi antifascisti e partigiani, come i “Martiri di via Silvio Pellico”, reclusi per lungo tempo via Mentana per attività contro il regime e poi fucilati proprio in via Pellico il 16 marzo del 1945 a seguito dell’uccisione di un comandante nazista.
MEMORIA DA PRESERVARE
Ma anche nei tempi più recenti il carcere di via Mentana è stato protagonista. In quelle celle, oggi ridotte a dei veri e propri tuguri, è stato rinchiuso Giovanni Ventura. Lui e Franco Freda erano i due ordinovisti messi sotto inchiesta per la strage di piazza Fontana dal giudice D’Ambrosio e se c’è stato un momento di quell’indagine in cui il magistrato arrivò vicino a svelare chi mise la bomba nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, fu proprio durante un faccia a faccia fra lui e Ventura, avvenuto nella sala interrogatori al pianterreno della casa circondariale.
E questi non sono che due esempi del rilievo storico del carcere di via Mentana, protagonista tra l’altro di una vera e propria rivolta alla metà degli anni Settanta. Si tratta, in sostanza, di non perdere la memoria. Di fare in modo che “la storia dell’edificio e delle persone che vi sono state recluse – ha commentato la consigliera del PD – siano un’occasione di conoscenza del passato e di riflessione permanente sulle condizioni carcerarie e sulle carceri stesse”.