Il camice bianco che ha unito generazioni va in pensione: Concorezzo ringrazia la dottoressa Rossella Stucchi

Rossella Stucchi ha esercitato dal 1985 e prima di lei, dal 1957, c’è stato suo padre Giovanni a prendersi cura di centinaia di concorezzesi.
Concorezzo. Ci sono professionisti che lasciano il segno in una intera comunità, nella vita delle persone che la animano e lo fanno portando avanti un mestiere che richiede dedizione, sacrifici, umanità ed empatia. Potremmo definire così la carriera della dottoressa Rossella Stucchi, storico medico di Concorezzo, moglie dell’ex sindaco Borgonovo e madre di Gloria e di Gabriele, attuale assessore all’Istruzione, che dallo scorso 31 dicembre ha raggiunto la meritata pensione dopo oltre 40 anni di servizio.
Giovanni e Rossella Stucchi: quando la professione è di famiglia
Una missione, la sua, che intreccia la vita della famiglia Stucchi con quella di Concorezzo. Perché prima di lei, dal 1957, c’era suo padre Giovanni a prendersi cura di tanti concorezzesi per quello che è stato un passaggio di testimone e di passione. Un capitolo che si chiude dopo generazioni e generazioni, ma a cui Concorezzo dedicherà sempre un ricordo sincero di gratitudine.
“Mi sento una privilegiata per aver avuto mio padre come maestro – racconta la dottoressa. – Nel nostro mestiere non basta l’università, conta soprattutto la formazione e imparare a visitare con una guida esperta è la cosa più importante. Oggi le cose sono cambiate e i colleghi nuovi sbrigano tante cose al pc e forse a volte trascurano un po’ la visita. Ma la visita è quel momento in cui noi possiamo costruire una relazione solida e vera con i nostri pazienti. L’essere riuscita a costruite tanti rapporti di fiducia e rispetto con i miei pazienti è il mio motivo di orgoglio. E questa sarà la cosa che mi mancherà di più.”

Il covid e il posticipo della pensione
Una missione, dicevamo, messa sempre al primo posto, a volte anche prima di sé stessa e della famiglia. E il posticipo della pensione dovuto allo scoppio della pandemia lo dimostra. “Ad inizio 2020 avevo tutti i requisiti per andare in pensione ma il mio termine è coinciso con lo scoppio della pandemia. Ho deciso che non potevo andarmene in quel momento così difficile – continua Stucchi. – La paura era tanta per tutti ma l’ho messa da parte perché ho sentito proprio il significato del mio lavoro nel cuore.”
E così, dopo già cinque anni da quei momenti drammatici, è arrivato il momento di appendere il camice bianco. Ma un medico resta medico per sempre e così la dottoressa Stucchi dedicherà, in accordo con ATS, parte della sua nuova vita alla formazione di giovani medici.
“Ai giovani medici dico di portare avanti una professione che richiedere professionalità e competenza. Oltre a questo, di impegnarsi nel riconquistare la relazione con i pazienti, andare oltre allo schermo del computer e, senza fare a meno della tecnologia che oggi è indispensabile, recuperare quei rapporti fatti di empatia e di cuore. Questo, secondo me, è il succo della scelta di fare il medico.”
Ora è tempo di dedicarsi alla famiglia che, come capita a chi fa certi mestieri con dedizione e amore, a volte passa in secondo piano. “Adesso nel tempo libero che avrò mi dedicherò a quelle passioni che ho messo in un angolo e a fare la nonna”.