Lavori logoranti e salute a rischio: il 43% dei lavoratori è insoddisfatto

22 gennaio 2025 | 11:29
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Lavori logoranti e salute a rischio: il 43% dei lavoratori è insoddisfatto

Una recente indagine condotta dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT), in collaborazione con Fondazione Bignaschi e ATS Brianza, ha gettato luce sulle condizioni psico-fisiche dei lavoratori impiegati in mansioni logoranti nel territorio brianzolo

Una recente indagine condotta dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT), in collaborazione con Fondazione Bignaschi e ATS Brianza, ha gettato luce sulle condizioni psico-fisiche dei lavoratori impiegati in mansioni logoranti nel territorio brianzolo e milanese. I risultati dipingono un quadro preoccupante, evidenziando come stress, insoddisfazione e stili di vita non salutari siano problemi diffusi.

Un quadro dettagliato delle condizioni lavorative

Lo studio, curato dai professori David Benassi (Università di Milano Bicocca) e David Consolazio (Università degli Studi di Milano), ha coinvolto lavoratori e responsabili delle risorse umane attraverso focus group e questionari. Cinque dimensioni sono state analizzate:

  • Sicurezza: percezione della stabilità lavorativa.
  • Controllo: autonomia decisionale sul lavoro.
  • Domanda: carico fisico e mentale richiesto.
  • Ricompensa: benefici economici e sociali.
  • Sforzo: livello di impegno necessario.

Il 43% dei lavoratori si dichiara insoddisfatto del proprio lavoro, con solo il 2% pienamente soddisfatto. La percezione di stabilità lavorativa, grazie a contratti a tempo indeterminato, è uno dei pochi aspetti positivi emersi.

L’impatto sulla salute dei lavoratori

La ricerca evidenzia che il 67% dei lavoratori lamenta l’assenza di programmi aziendali per la salute, mentre solo il 23% ne beneficia. Tra coloro che partecipano ai programmi di Workplace Health Promotion (WHP), il 40% li considera solo parzialmente efficaci. Il restante 42% non partecipa per mancanza di tempo.

Gli indicatori di stress sono allarmanti.

La soddisfazione per la salute percepita è mediamente di 3,1 su 5. Il 36% non riesce a seguire una dieta salutare sul lavoro, spesso a causa della mancanza di servizio mensa, mentre il 30% non riscontra difficoltà alimentari.

Il 60% svolge uno sforzo fisico moderato sul lavoro, ma fuori dal contesto lavorativo il 44% non pratica attività fisica regolare. Solo il 7% fa sport in modo intenso.

Circa un terzo del campione fuma durante le pause, il 7% fa uso di sostanze stupefacenti. Il consumo di alcol è inferiore, con un punteggio medio di 1,6.

Il 30% non ha mai rinunciato a fare una visita medica a causa del lavoro, mentre il 17% ha rinviato per motivi di attesa e un altro 18% per difficoltà economiche.

Un focus sul campione analizzato

Il campione di lavoratori coinvolti comprende:

  • 79% donne, 21% uomini;
  • Età media tra i 50 e i 55 anni;
  • 32.6% manovali, seguiti da lavoratori nelle vendite (21.1%), ristorazione (19.9%), pulizie (14.4%) e sanità (11%).

Un aspetto significativo riguarda il lavoro straordinario: il 79% degli intervistati svolge regolarmente turni aggiuntivi, con il 17% impegnato in turni notturni.

Le implicazioni per le aziende e la società

La ricerca sottolinea l’importanza di promuovere il benessere nei luoghi di lavoro. Le aziende che adottano programmi di salute riportano benefici in termini di produttività e riduzione dell’assenteismo. Tuttavia, il coinvolgimento è ancora insufficiente, soprattutto nelle piccole imprese, dove i datori di lavoro tendono a sottovalutare l’impatto dello stress sulla salute.

David Benassi, uno degli autori dello studio, ha spiegato: “Lo stress lavorativo influisce negativamente sulla salute, favorendo comportamenti dannosi come il fumo e una cattiva alimentazione. Inoltre, persino tra i lavoratori logorati emerge un gradiente sociale: chi gode di condizioni lavorative migliori ha anche una salute migliore.”

Le proposte emerse dall’evento di presentazione

I risultati dell’indagine sono stati presentati a Villa Longoni, Desio, alla presenza di enti del terzo settore e associazioni di categoria.

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Le proposte includono:

  • Coinvolgere i delegati sindacali per sensibilizzare i lavoratori.
  • Promuovere la figura del medico del lavoro per informare sulle buone pratiche.
  • Adattare i programmi di salute alle diverse tipologie di lavoratori (sedentari o operativi).

Una ricerca, questa, che offre una fotografia chiara e approfondita della situazione lavorativa nel territorio brianzolo e milanese, mettendo in evidenza criticità e opportunità di miglioramento. Promuovere il benessere nei luoghi di lavoro non è solo una questione di salute pubblica, ma anche una strategia per incrementare la competitività delle aziende.