“Rapsodia manzoniana”, in tv c’è il desiano Stefano Motta

L’insegnante e scrittore, studioso di Manzoni, è intervenuto insieme ad altri esperti nel docufilm andato in onda sabato scorso su Rai 3 per raccontare i Promessi Sposi ai giovani.
Una nuova e bella soddisfazione per il desiano Stefano Motta, studioso di Alessandro Manzoni, insegnante e scrittore. Sabato sera è andata in onda su Rai 3, in seconda serata, “Rapsodia Manzoniana” docufilm a cui ha partecipato, con un intervento dalla prestigiosa biblioteca Braidense di Milano.
Il docufilm è prodotto da Rampello & Partners – studio creativo guidato daDaniele Rampello, sotto la direzione artistica du Davide Rampello – ed è nato da un’idea di monsignor Davide Milani e Davide Rampello, con la regia di Andrea Longhin. In scena, un cast di giovani attori che ha reinterpretato “I Promessi Sposi” per rendere fruibile il romanzo non solo agli appassionati e studiosi ma anche e soprattutto alle nuove generazioni. Ai giovani, che spesso a scuola affrontano la vita e le opere di Manzoni in modo didascalico e accademico, vengono presentati i valori che lo scrittore ha coltivato per tutta la sua vita e ha trasmesso nelle sue opere. Valori ancora attuali.

Il desiano chiamato ad approfondire la figura del Manzoni
Nel docufilm si alternano momenti di finzione, in cui una compagnia teatrale ha difficoltà nella messa in scena dei Promessi Sposi e quindi inizia un viaggio alla scoperta dei luoghi del Manzoni, a momenti di approfondimento. Ed è in uno di questi momenti che entra in scena il desiano Stefano Motta, insieme ad altri illustri personaggi come il maestro Beppe Vessicchio, il critico cinematografico, autore e saggista Gianni Canova e la scrittrice e attrice Eleonora Mazzoni. L’obiettivo del docufilm è quello di fare scoprire i luoghi in cui Manzoni è cresciuto e arricchire il racconto con aneddoti poco conosciuti, comeil suo legame artistico con Giuseppe Verdi o il ruolo che le donne hanno avuto nella sua vita e nelle sue opere. Spazio anche all’evoluzione delle rappresentazioni cinematografiche e televisive riservate alla sua opera più importante e al complesso rapporto tra realtà e finzione in essa contenute. Proprio sul rapporto tra realtà e finzione interviene lo studioso desiano. “RaccontareManzoni in prima visione su Rai 3 dalla sala teresiana della Biblioteca Nazionale Braidense, là dove sono custoditi i suoi manoscritti, è stato un dono davvero grande”, commenta Motta.

“Il coronamento di tanti anni di lavoro”
“Essere coinvolto in questo progetto- continua Motta – in cui sono intervenuto quasi all’ultimo, insieme agli altri esperti su esplicita richiesta dei produttori Rai, è stato un grande regalo. Per diversi motivi: è il coronamento di tanti anni di lavoro, il riconoscimento che quanto ho scritto e pubblicato finora costituisce un contributo autorevole e di riferimento. In secondo luogo, il fascino di registrare nella sala teresiana della Braidense completamente allestita per le riprese, in un silenzio sacrale, è indescrivibile. In terzo luogo – fa male dirlo – essere guidato da una troupe interamente under 35, dagli sceneggiatori ai produttori al regista al trucco e parrucco, e tutti entusiasti di Manzoni, fa sentire vecchi (e via!) ma entusiasti: noi manzonisti di fama e d’età abbiamo bisogno dello sguardo disincantato e dissacratorio dei giovani. ‘Scucito’, forse – come dice l’etimo di ‘rapsodia’ – ma per questo molto creativo e disvelante”.