A Briosco, due stagni diventano un paradiso per la fauna selvatica

A Briosco, due stagni diventano oasi di vita: rane protette dall’estinzione e fototrappole che immortalano volpi, tassi e allocchi.
Briosco. Per qualcuno è tempo di risveglio. In particolare, per rane, salamandre e gamberi ospiti dei due stagni di Briosco, pronti a uscire dal loro lungo letargo. Per questo i volontari del Comitato Beveresi sono già messi al lavoro, realizzando piccoli interventi manutentivi: nello stagno della Molera, in zona Fornaci, con la creazione di sedute in legno utilizzando tronchi locali, e quello in zona cimitero, con la sistemazione della cartellonistica e la pulizia del sentiero.

“Così – dicono – siamo pronti a ricevere degnamente visitatori e animali selvatici. I bambini delle scuole potranno scoprire, in tutta sicurezza, le storie di rane, salamandre e gamberi, che tra poco usciranno dal lungo letargo”.
“L’acqua è fonte di vita”: l’importanza della salvaguardia dei due stagni. Intervista ad Anna Nicolodi, dottore agronomo e presidente del Comitato Bevere
Cosa possono fare due piccoli stagni? Tanto, tantissimo. Ne è convinta la presidente del Comitato Bevere e dottore agronomo Anna Nicolodi, che noi di MBNews abbiamo intervistato.
“I due stagni sono stati realizzati in tempi diversi: nel 2018 quello della Molera e nel 2022 quello del cimitero – ci spiega –. L’obiettivo era salvaguardare la rana di Lataste, una specie endemica in via di estinzione a causa della mancanza di siti idonei per la sua riproduzione”.
Le aree in cui sono stati realizzati i due stagni sono di proprietà pubblica: quello di Fornaci appartiene al Parco Regionale della Valle del Lambro mentre quello del cimitero è del Comune di Briosco.
Dietro la loro realizzazione c’è stato un team di professionisti. “Una volta individuato il sito idoneo, abbiamo effettuato tutti i sopralluoghi necessari. Io, in qualità di dottore agronomo – continua – ho collaborato con il dottor Francesco Nicolodi, geologo, e con il professor Raul Manenti, naturalista“. Alla professionalità si sono poi aggiunti due importanti finanziamenti, che hanno permesso la conclusione del progetto: 48mila euro da Regione Lombardia e Parco Valle Lambro per lo stagno della Molera e 15mila euro, sempre da Regione Lombardia, per quello del cimitero.
“Il primo finanziamento, decisamente più corposo – aggiunge Anna Nicolodi – è stato utilizzato anche per realizzare opere di ingegneria naturalistica: sono state sistemate le sponde della Bevera a Fornaci utilizzando materiale naturale”.
Nuova vita per la fauna selvatica di Briosco grazie ai due stagni
Non solo le rane hanno finalmente un luogo dove stare e riprodursi, ma molti altri animali selvatici hanno trovato nei due stagni di Briosco un habitat ideale. “Ci siamo resi conto che molti animali li utilizzano regolarmente nei loro tracciati e percorsi: le visite non sono occasionali”. Questo monitoraggio è stato possibile grazie a due fototrappole acquistate con il finanziamento di 15mila euro. “Una è stata posizionata presso lo stagno della Molera e l’altra presso quello del cimitero – continua Nicolodi –. È incredibile quello che abbiamo potuto osservare da quando le abbiamo installate, a luglio dello scorso anno. Immagini uniche”.
Volpi, tassi, allocchi, civette, leprotti, scoiattoli, picchi rossi e verdi, cinciallegre, ghiandaie e gazze: l’elenco degli animali selvatici presenti nei boschi di Briosco è lungo.

“Si tratta di animali che, per loro natura, hanno abitudini diverse da quelle umane e sono quindi difficilmente avvistabili durante una passeggiata – conclude la presidente del Comitato Bevere –. Sapere che i due stagni hanno richiamato una fauna selvatica così variegata ci fa ben sperare. Ecco perché il nostro obiettivo principale non è solo monitorare i corsi d’acqua, ma anche tutelare tutto l’habitat circostante”.
Un lavoro e un impegno volontario non facile
“I nostri stagni sono soggetti a variazioni dovute alla riduzione o al cambiamento della piovosità – sottolinea –. Hanno affrontato il lungo periodo di siccità del 2022 e le recenti alluvioni”.