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Calcio Monza, quanti intrecci tra biancorossi e granata

28 febbraio 2025 | 17:48
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Calcio Monza, quanti intrecci tra biancorossi e granata
14 agosto 2022, Monza - Torino: uno scatto dell'esordio in Serie A del Calcio Monza

Domenica all’U-Power Stadium è atteso il Torino. Tanti gli intrecci della storia tra biancorossi e granata, che arrivano a questo match con stati d’animo e condizioni di forma completamente differenti.

C’è un filo biancorosso che unisce da sempre Calcio Monza e Torino, sodalizio che i brianzoli in Serie A non hanno mai sconfitto: al colpaccio granata all’U-Power Stadium nel giorno dello storico esordio in Serie A del Monza ha fatto seguito un poker di 1-1 in partite quasi sempre caratterizzate da buona dose di polemiche e nervosismi. In considerazione delle attuali condizioni della squadra biancorossa, fiaccata nello spirito e negli interpreti, può essere di sollievo ricalcare i passi di qualche ricordo del passato.

Il “Sergente di Ferro”

Spesso il Torino che competeva per il titolo nazionale ha attinto a un vivaio che ai tempi non si poteva che etichettare come prestigioso: lo Scudetto ’75-’76, un alloro che mancava dalla tragedia di Superga, porta la firma di Gigi Radice da Cesano Maderno.

L’allenatore che portò il pressing all’olandese quando vigeva in Italia l’autarchia del pallone e che mantenne il Torino al vertice per un lustro si formò in Brianza, ottenendo la promozione in Serie B nel 1967 grazie allo spareggio di Bergamo (1-0 al Como firmato Maggioni).

Era il Monza di Luciano Castellini e Claudio Sala (quest’ultimo attirò le attenzioni del Napoli, che sborsò poco meno di 500 milioni per i suoi ricami in fase di rifinitura), di Giancarlo Beltrami e Alfredo Magni, che sgambettavano a centrocampo e in difesa, anzichè dirigere le operazioni da ds e allenatore.  L’eccezionale parabola di Gigi Radice si completò poi  Ferrara addirittura trent’anni dopo (3-2 al Carpi, dopo avere eliminato il Brescello nelle semifinali), quando l’uomo dagli occhi di ghiaccio consegnò al Monza una seconda cadetteria dopo essere subentrato a Rumignani e avere conquistato i playoff con una volata finale memorabile.

Quanti ex

Alle sue dipendenze abbellirono col tricolore i vessilli granata Claudio Sala da Macherio, Patrizio Sala da Bellusco (tanto dotato di estro l’uno quanto di dinamismo l’altro) e il “Giaguaro” Castellini, che mise i suoi guantoni al servizio di un anno in cui il Monza perse una volta sola al Sada, incassando 7 gol: l’impresa fu replicata all’ombra del Vomero, dove ci volle Platini per stoppare un’imbattiblità che avvicinava l’anno.

Appartengono al tragitto Monza-Torino Romano Cazzaniga da Roncello, guardiano dei pali (in sostituzione di Castellini al Monza e uomo-spogliatoio al Torino) e vice di Radice con delega alla preparazione dei portieri, Giuliano Terraneo da Briosco, che sfiorò i 200 gettoni tra i pali piemontesi dopo un fecondo triennio in Brianza, e Antonino Asta da Alcamo, che a furia di caparbie sgroppate sulla fascia destra raggiunse la Nazionale: fu giusto Radice a segnalare al Torino questo soldatino che ha saputo entrare nel cuore dei tifosi e che ne ha a lungo allenato le Giovanili, regalando invece al Monza il 3 a 1 al Carpi e la cavalcata sul crinale del fallimento e di una promozione lasciata nel finale a Portogruaro.

Passato recente

Capitoli minori ci raccontano infine le intermittenze di Massimo Brambilla, che ha indossato 150 volte la maglia del Monza lungo sei stagioni, e i lampi di Andrea Gasbarroni – invero prodotto del vivavio bianconero – che deliziò il Brianteo in una stagione da 18 marcature una più bella dell’altra. In panchina, guarda caso, c’era proprio Antonino Asta.

E al Calcio Monza che si appresta a salutare un grande sogno chiamato Serie A, non resta che aggrapparsi al romanticismo di storie così, nella speranza che di una ricostruzione che poggi su pilastri del genere.