Intervista a Riccardo Rosa. Mercoledì la presentazione de “Nottataccia a piazzale Lotto”

Il caso del biondino di piazzale Lotto segna l’inizio della strategia della tensione. Mercoledì 26 alle 20:45 la presentazione del libro di Riccardo Rosa alla biblioteca San Gerardo in via Lecco a Monza.
Ci sono dei momenti della storia che segnano poi un’intera epoca. A volte sono fatti rilevantissimi a volte meno, ma sta di fatto che dopo quei momenti le cose non sono più uguali a quelle di prima. E Riccardo Rosa, giornalista di MBNews, del Corriere della Sera e autore del libro “Nottataccia a piazzale Lotto”, lo sa bene. Il caso del biondino di piazzale Lotto segna l’inizio della strategia della tensione. Il libro parte da una rapina finita male, quella del benzinaio di piazzale Lotto a Milano. Febbraio 1967, Milano, stazione di servizio Esso di piazzale Lotto. È notte fonda. Al termine di una rapina finita male, il benzinaio cade per terra ucciso da un colpo di pistola. L’omicida arraffa un bottino di appena 8.660 lire e si allontana tranquillamente, ma un automobilista di passaggio ha il tempo di vederlo, per poi descriverlo alla polizia. L’assalto suscita molto scalpore e i giornali battezzano il malvivente “il biondino di piazzale Lotto”. Inizia così un lungo iter processuale che vede protagonisti carabinieri, poliziotti, avvocati, PM, giudici, imputati e testimoni, in un susseguirsi di interrogatori, confessioni, ordinanze e colpi di scena, alla ricerca della verità. Per l’assassinio era stato inizialmente arrestato e processato un innocente, ma alla fine si scoprirà che nella vicenda erano coinvolti giovani che diverranno negli anni successivi militanti di spicco della destra eversiva e che l’episodio si colloca all’alba della strategia della tensione, definita dal giudice Guido Salvini come “una serie di attentati terroristici, inizialmente dimostrativi, comunque non rivendicati, effettuati in luoghi pubblici, mirati a creare paura e a fare in modo che la maggioranza della popolazione chiedesse una sterzata autoritaria”. Con un’intervista al giudice Guido Salvini.
Noi, di MBNews abbiamo intervistato l’autore del Libro, Riccardo Rosa, per scoprire qualche dettagli in più che si cela dietro questa ultima fatica letteraria.
Qual è stato il momento o l’indizio che ti ha fatto intuire che dietro al caso di Pasquale Virgilio potesse celarsi un legame con la strategia della tensione?
Nella storia di Pasquale Virgilio mi ci sono imbattuto quasi per caso. Stavo facendo delle ricerche per conto mio su vecchi articoli di giornale e il caso mi ha incuriosito molto. Alla fine degli Sessanta il processo per il delitto di piazzale Lotto creò molto scalpore. Fu il dibattimento dell’anno e Pasquale Virgilio, accusato di avere ucciso un uomo per poco meno di dieci mila lire, arrivò a un centimetro dall’ergastolo. Da lì sono andato avanti e, attraverso giornali, ho scoperto la verità. Ho pensato che si trattava di uno schema utilizzato anche per la strage di piazza Fontana: dare la colpa a un innocente per evitare di collegare il crimine a un ambiente di estrema destra. Solo che il delitto di piazzale Lotto è del 1967, mentre la strage di piazza Fontana, considerata come inizio della strategia della tensione, è del 1969. Ecco perché parlo di alba della strategia. Sono un “passatista“ e quanto accaduto negli anni Settanta, quando si moriva anche di politica, mi ha sempre affascinato molto.
Quali sono state le principali difficoltà che hai incontrato nel reperire le testimonianze e i documenti necessari per ricostruire una vicenda così intricata e controversa?
Ho consultato i fascicoli relativi al processo presenti all’Archivio di Stato. L’ ostacolo più grosso è legato al fatto che la maggior parte degli atti giudiziari era scritto a mano. Essendo un libro basato fondamentalmente su deposizioni e interrogatori ho dovuto fare una vere e propria opera di “traduzione“, mi sono dovuto calare nei panni di uno scrivano della fine degli anni Sessanta . A parte questo non ho dovuto affrontare grosse difficoltà. La vicenda del delitto di piazzale Lotto si scrive da sola. Non ho dovuto modificare alcunché. La ricostruzione del caso è possibile farla semplicemente andando a leggere gli articoli dei quotidiani del tempo.


Cosa pensi che questa vicenda e il tuo libro possano insegnare oggi, sia dal punto di vista della giustizia che dell’informazione?
Amo molto raccontare storie e, secondo me, questa vicenda meritava di essere raccontata. Non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno. Non ne sono in grado. Semplicemente, vorrei far capire che certi ambienti di estrema destra, che negli anni Settanta andavano in giro a piazzare bombe a destra e a manca facendo decine e decine di morti, erano strumentalizzati dai servizi segreti deviati. In un certo senso anche loro erano delle vittime. Quando ero ragazzo e sentivo parlare di servizi segreti deviati e di colpo di Stato non ci credevo molto. Invece, sono esistiti veramente. Soprattutto, è impressionante vedere la loro capacità di penetrazione.
Tu quando hai iniziato a scriverlo e in quanto tempo hai concluso le ricerche e i libro?
Ho dovuto aspettare circa quattro mesi per avere l’autorizzazione alla consultazione degli atti giudiziari. Dopodiché la stesura del libro è durata grosso modo un annetto, contando anche l’intervista al giudice Salvini. Che si è dimostrato molto gentile, anche nell’ indicarmi persone che potevano conoscere Pasquale Virgilio e nel propormi a un editore di sua conoscenza. A conti fatti credo che tutto sommato non ci sia voluto molto, o quantomeno il tempo necessario.
Perché hai sentito il Giudice e Guido Salvini?
Volevo inserire un parere autorevole e non solo. Ha spiegato il senso del libro e ha raccontato cos’è stata la strategia della tensione. Ha sostenuto anche la mia opinione, cosa molto importante. Temevo di aver preso fischi per fiaschi. L’ho contattato via mail e si è dimostrato subito molto disponibile. Anche l’intervista me l’ha fissata in tempi molto veloci. Lo considero uno dei massimi conoscitori degli anni Settanta e delle trame oscure di quel periodo. Tanto per essere chiari è l’uomo che alla fine degli anni Ottanta ha riaperto le indagini sulla strage di piazza Fontana e nella sua carriera si è occupato di terrorismo di sinistra e di destra e, ultimamente, anche di terrorismo internazionale.
L’appuntamento
Per incontrare l’autore e per conoscere altri dettagli di questa vicenda che ha segnato la storia del nostro Paese, vi aspettiamo mercoledì 26 febbraio alle 20:45 alla Biblioteca San Gerardo in via Lecco 12 a Monza.
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