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Monza e Brianza, emergenza infermieri: il sistema è in grave affanno

3 febbraio 2025 | 09:24
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Monza e Brianza, emergenza infermieri: il sistema è in grave affanno

Gli infermieri attivi nelle varie realtà della provincia sono circa 5.000, di cui 2.000 impiegati presso l’ASST Brianza e 1.200 all’Ospedale San Gerardo.inferner

La carenza cronica di personale infermieristico e ostetrico sta mettendo in seria difficoltà gli ospedali e le strutture sanitarie accreditate del territorio brianzolo. Gli infermieri attivi nelle varie realtà della provincia sono circa 5.000, di cui 2.000 impiegati presso l’ASST Brianza e 1.200 all’Ospedale San Gerardo. Tuttavia, secondo le stime fornite alla Redazione di MBNews dal sindacato Nursind, ne mancano almeno 1.000 (tra infermieri e ostetriche) per poter garantire gli standard di programmazione previsti dalla Regione Lombardia e ridurre le liste d’attesa, ormai sempre più lunghe.

infermieri

Una professione sempre meno attrattiva

Tra i principali fattori che scoraggiano i giovani dall’intraprendere questa professione spiccano lo stipendio insufficiente rispetto al costo della vita in aree come Monza, Brianza e Milano e le difficili condizioni di lavoro. Per un infermiere neoassunto, ad esempio, affittare un monolocale può risultare proibitivo. A questo si aggiunge una mancanza di equilibrio tra vita personale e professionale, specie per chi lavora negli ospedali, dove sono frequenti i turni notturni e i rientri forzati a causa dell’assenza di colleghi.

Di conseguenza, un numero crescente di giovani infermieri sceglie di migrare verso altre realtà lavorative:

  • La Svizzera o altri Paesi europei, dove stipendi e condizioni di lavoro sono migliori.
  • La libera professione, che permette di organizzare il proprio tempo in modo più flessibile e offre guadagni nettamente superiori. Ad esempio, un infermiere libero professionista può guadagnare anche 50 euro all’ora, soprattutto se impiegato in ambiti specifici come la dialisi o la sala operatoria.
  • Strutture private e ambulatoriali, dove lo stress lavorativo e i carichi di lavoro sono significativamente inferiori rispetto alle corsie ospedaliere.

Un sistema senza ricambio generazionale

L’età media degli infermieri che operano nella provincia è elevata, circa 52 anni, con un’alta concentrazione di professionisti nella fascia d’età compresa tra i 50 e i 60 anni. Sebbene negli ultimi anni si sia registrato un lieve aumento di infermieri under 28, che hanno abbassato leggermente la media, il turnover rimane insufficiente.

La situazione, già critica prima della pandemia, è peggiorata drasticamente dopo il Covid-19. Tra il 2021 e il 2022, molti infermieri hanno scelto di andare in pensione anticipatamente grazie a finestre come Quota 100 e Opzione Donna, lasciando vuoti che solo in parte sono stati colmati con nuove assunzioni.

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L’effetto Covid sulle scelte professionali

L’esperienza della pandemia ha avuto un impatto profondo sulla percezione e sulle aspettative della professione. Molti infermieri, stremati dai ritmi di lavoro insostenibili di quegli anni, hanno deciso di abbandonare le corsie ospedaliere per optare per alternative meno stressanti, come:

  • Strutture residenziali e ambulatoriali private.
  • Lavori senza turni, preferendo ambulatori aperti dal lunedì al venerdì con orari fissi.

Un dato significativo è il calo di interesse verso posizioni in pronto soccorso o nei reparti ospedalieri, storicamente ambiti dai giovani professionisti.

La mancanza di personale di supporto

Alla carenza di infermieri si aggiunge quella di Operatori Socio Sanitari (OSS), figure fondamentali per il supporto nelle attività di base e nella gestione quotidiana dei pazienti. Questa lacuna aggrava ulteriormente la pressione sugli infermieri, costretti a farsi carico di mansioni che potrebbero essere delegate, sottraendo tempo alla cura e all’assistenza diretta dei pazienti.

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Le conseguenze sul sistema sanitario

L’impatto della carenza di personale si riflette direttamente sulla qualità del servizio offerto ai cittadini. Con meno infermieri a disposizione, gli ospedali faticano a rispettare i tempi previsti per visite, esami e interventi, contribuendo all’allungamento delle liste d’attesa.

Inoltre, la scarsità di personale aumenta il rischio di burnout tra i professionisti rimasti, costretti a turni sempre più lunghi e a rinunciare a ferie o riposi. Questo circolo vizioso rischia di rendere il lavoro ancora meno attrattivo per le nuove generazioni, alimentando ulteriormente la crisi.

La necessità di interventi strutturali

Per affrontare questa emergenza, servono misure concrete e a lungo termine. Il sindacato propone: incrementare i percorsi di formazione e reclutamento di giovani infermieri e OSS; adeguare gli stipendi al costo della vita, rendendo la professione più attrattiva anche nelle aree più care come Monza e Milano; migliorare le condizioni di lavoro, incentivando il benessere dei dipendenti e favorendo un equilibrio tra vita privata e professionale.

La carenza di infermieri è un problema che non riguarda solo Monza e Brianza, ma riflette una crisi nazionale del sistema sanitario. Tuttavia, senza un intervento immediato, le ricadute rischiano di farsi sentire ancora più duramente su un territorio che, da sempre, si distingue per l’eccellenza delle sue strutture sanitarie.